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Nicola Manzan è un criminale, una persona spietata. Ha un curriculum lungo quanto la fedina penale, sporchissima, di uno dei peggiori boss della mafia. Dona la sua arma (polistrumentista ma il violino è quella principale) a tante “bande”, dell’underground e non, come Ronin, Il Teatro Degli Orrori, Alessandro Grazian, Baustelle, Non voglio che Clara e altri. Siamo abituati ad ascoltarlo, nei periodi di “forzata convivenza” (vuoi per concerti o collaborazioni su disco) come un personaggio tranquillo, piacevole. Quando è solo, si trasforma, assume il nome di Bologna Violenta, odia/disprezza il genere umano, un’ostilità che in musica, con chitarra, violino e drum-machine, è filtrata con la violenza: Slayer, Atari Teenage Riot, Negazione, Indigesti.
“Il nuovissimo mondo” (sottotitolo: “Dramma in XXIII atti sulla sorte del mondo e sul declino del genere umano), dopo le collaborazioni sopra citate e alcune pubblicazioni (autoprodotte) minori, è l’esordio ufficiale di Nicola Manzan/Bologna Violenta.
Un dramma nel vero senso della parola. La prima traccia del disco ci immerge in un’atmosfera serena, felice… ci sbagliavamo! E’ solamente la quiete prima della tempesta. Venticinque minuti, venticinque minuti tra massacri, fobie, orrori, sangue e pornografia. Non ci troviamo di fronte a qualche splatter/horror (anche di serie B, tanto la qualità è ottima) di Lucio Fulci, Ruggero Deodata o Joe D’Amato, ci troviamo faccia a faccia con noi stessi, faccia a faccia con uno specchio in cui facciamo fatica a riconoscerci.
Una discesa agli inferi con Bologna Violenta che ci guarda dall’alto, ci indica con un dito e ride, gioisce di quanto facciamo schifo. Ultimo mondo cannibale? No, semplicemente “Il nuovissimo mondo”.
Il 2010 si apre nei migliori dei modi.
Marco Gargiulo
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