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“Aradia, o il vangelo delle streghe”. Opera, scritta da Charles Godfrey Leland nel 1889, dedicata ai riti e ai rituali di un cupo folklore, legato alla stregoneria, della Toscana. “Aradia” (edito dalla Black Widow Records) rappresenta il debutto solista di Sophya Baccini (già cantante dei Presence, gruppo progressive napoletano).
Il misticismo, misto al folklore, è congiunto al pensiero, al ricordo. La Baccini suona e compone una suite divisa in quattordici momenti/canzoni (la tracklist comprende anche tre canzoni “autonome”), contaminata da diversi umori: dalla canzone d’autore italiana (che la fa assomigliare, per vocalità e atmosfere create, a Teresa De Sio o Jenny Sorrenti) al jazz, fino alle incursioni in territori progressive (la traccia iniziale, La pietra, ne è un lampante esempio) dove tende un occhio di riguardo a gruppi come gli Emerson, Lake & Palmer (e anche l’alternativa nostrana, ovvero Le Orme) o i Saint Just (specialmente quelli del primo, omonimo, lavoro).
I brani scorrono soavemente, senza cadere nella ripetitività, nello scontato. Tutti mostrano il talento della Baccini nel destreggiarsi con le tastiere (dal pianoforte ai sintetizzatori); ma soprattutto mettono in risalto la sua bellissima voce. “Aradia” è, appunto, il disco vocale di Sophya Baccini, un lavoro che ci farà soffermare sulla sua caleidoscopica vocalità – ricorre molto l’uso della sovra incisione vocale – espressa sia in lingua madre, che in inglese e francese.
Sophya ora è pronta per nuovi, importanti, traguardi.
Marco Gargiulo
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