– Un piccolo salto indietro, come prendono forma i Low-Fi?
– I Low-Fi sono sempre esistiti nella nostra cameretta e ancora oggi è li che nascono le nostre canzoni.
-“Low-Fi” (qui la recensione di “Low-Fi“) è il vostro EP d’esordio sulla lunga distanza dopo tanti anni a suonare su e giù per l’Italia e anche all’estero. Perché tutto questo tempo? Avete preferito testare per bene, nel contesto live, i brani prima della loro pubblicazione?
– Abbiamo avuto una storia strana, con tanti cambi alla batteria e al synth, per lunghi periodi siamo stati fermi per questo motivo. All’inizio eravamo anche confusi rispetto a quello che volevamo fare. La svolta c’è stata all’incirca un anno e mezzo fa, quando abbiamo individuato la nostra sintesi musicale preferita, non a caso il 90% delle cose che suoniamo non sono più vecchie di un anno, come i brani dell’ep che ora abbiamo pubblicato. In ogni caso avendo a che fare con un’etichetta ogni passo deve essere programmato e i tempi si allungano di molto.
– Siete reduci da un tour europeo, volete dirci com’è andata? Come sono stati i feedback del pubblico?
Sapevamo sarebbe stata dura girare l’europa sul ghiaccio e sulla neve, ma era una cosa da provare. Abbiamo suonato in club molto belli e tecnicamente attrezzati, la gente poi ha reagito davvero in modo entusiasta, c’è attenzione e rispetto per chi viene da fuori e c’è voglia di ascoltare e conoscere nuovi artisti. In italia nei club fondamentalemente capita gente che è li per bere una birra e la maggioranza dei club non sono progettati per i live.
– Meglio suonare all’estero o in Italia?
– Non vogliamo sputare nel piatto nel quale mangiamo , ma suonare all’estero ha davvero tutt’ un altro fascino.
– Compagno, estratta dal tributo a Peppino Impastato “Amore non ne avremo”, rimane la vostra unica canzone in lingua madre. Perché usare l’inglese e non l’italiano? Ritenete che quest’ultimo possa “limitare” la vostra musica? L’uso dell’inglese può essere un buon passaporto?
– In realtà la scelta italiano/inglese è stata molto travagliata. Abbiamo provato con l’italiano, ma non eravamo per niente soddisfatti . Certo, cantare in una lingua non tua comporta nel nostro caso prendere lezioni d’inglese costantemente e confrontarsi con chi parla questa lingua da sempre, è uno studio continuo . Procedere con decisione in questa direzione ha aumentato i consensi e ci ha permesso di avere attenzione fuori dall’talia il che è determinante per l’organizzazione di tour esteri , cosa a cui teniamo particolarmente.
– Il vostro repertorio dal vivo, oltre ai cinque pezzi dell’EP, da cosa è composto? Vi lasciate andare a qualche cover o a versioni embrionali di brani che prenderanno forma in qualche prossimo lavoro, album o EP che sia?
– Durante il set suoniamo quasi sempre No man’s land di Syd Barrett (che abbiamo anche inciso per una compilation tributo su Syd Barrett pubblicata sempre dalla Octopus Records) e qualche volta anche qualche cover indie anni 90. Oltre alle canzoni dell’ep abbiamo altre 7-8 canzoni non incise di cui stiamo sperimentando la tenuta nei live prima di tornare in studio di registrazione per l’album.
– Napoli, città dalla mille sfumature musicali. Secondo voi, Napoli ha ancora qualcosa da dire in quest’ambito? C’è qualche nuova leva interessante?
– Ci sono un sacco di proposte musicali interessanti a Napoli, di sicuro una città cosi ricca di contraddizioni offre una forte ispirazione ad un artista.
– I vostri prossimi progetti quali sono? Avete in cantiere un album?
– Ora intendiamo girare un pò per concerti focalizzando l’attenzione sui nuovi brani da registrare. Speriamo di realizzare un album per l’estate. Rispetto all’ep pensiamo sarà un pò più elettronico, anche dal vivo stiamo incrementando l’uso di sequenze e campionatore.
– Vi ringrazio per il tempo che mi avete concesso, in bocca al lupo Low-Fi!
– Crepi! E per quelli che vogliono sapere un pò di più su di noi li invitiamo a visitare www.lowfi.it BYEZZ!
Marco “C’est Disco” Gargiulo per Mag-Music
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