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Dopo sette anni, un minimo di aspettativa c’era. E dopo la maggior parte delle lunghe attese, spesso si rimane delusi da qualcosa non troppo graditi.
Gli Anathema hanno avuto un’evoluzione interessante: dagli esordi caratterizzati dal doom fino all’intrapresa di strade differenti e sperimentali. Questo almeno fino al loro penultimo lavoro, a mio parere uno dei migliori, “A Natural Disaster”.
“We’re Here Because We’re Here”, invece, abbandona completamente un elemento, fondamentale si può dire, di questa band ovvero le parti strumentali che spesso ci permettevano di fare viaggi eterei nella mente. Ora tutto questo è sostituito da arpeggi effimeri, melodie vocali poco ricercate, dai toni allegri e molto meno cupi rispetto ai predecessori, almeno nella prima metà del disco. Nella seconda metà domina contrariamente una componente più oscura come nei lavori passati, anche se la maggior parte dei brani sono sterili. Pochi si salvano, come il brano Universal che ricorda qualcosa dell’album “Eternity”.
Anche se per una consistente parte ha deluso le attese, si può definire quest’album una sorta di opera paradisiaca contornata da luce, come gli ultimi scalini di un’ascesa dall’inferno.
Oliver Tobyn
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