Dino Fumaretto è lo pseudonimo di Elia Billoni, o forse viceversa.
Come avrete già capito dall’introduzione il personaggio in questione è uno di quei cantautori ambigui e sgangherati, ma anche “pazzi” e incredibilmente geniali. Di quelli che una volta che decidono di mettersi alla prova lasciano il segno, eccome.
Attestando di essere l’unico e vero interprete di Fumaretto, Billoni “prende” quindici pezzi brevi ma incisivi e ne fa un album a stretto contatto con musicalità, teatralità, cabaret e chi più ne ha più ne metta, ricordando grandi nomi come Jannacci e Gaber. Sì, perché in Fumaretto c’è la comicità adattata a normali e (non) banali momenti di vita, la pazzia e la rabbia di chi comunque vuol denunciare, ma anche il cantautorato messo a nudo da musiche veloci e spontanee, ma in ogni caso affascinanti e oserei dire pure sognanti e fautrici di sentimenti d’ogni tipo, che nascono appunto in noi ascoltatori (proprio come riesce a fare un certo maestro conosciuto come Giovanni Allevi).
Insomma, tra pianoforte, tastiere ed eventuali spruzzi di armonica e kazoo, Billoni (o Fumaretto, non so più come chiamarlo) mette in scena quindici divertenti mini-commedie, una più bella dell’altra, dal sapore ironico ma con la costante di una triste e rammaricata poesia, portando alla mente gli scritti di Kafka, che lui stesso nomina in Vita in ufficio.
Lascio a voi l’ascolto e la personale interpretazione dei vari brani, senza quindi anticiparvi nulla riguardo a essi. Concludo soltanto col dire che Billoni/Fumaretto è l’ironico drammaturgo italiano per eccellenza, e probabilmente il personaggio-innovatore dell’anno.
Davide Ingrosso per Mag-Music
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