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Lo stato sociale non è in crisi, semplicemente non è più al suo posto perché si è dato allo showbusiness. Lo vedete andare in giro per la penisola con un pulmino bianco figlio del fordismo con il nome di un imperatore romano. Come un turista della democrazia. Lo ascoltate mentre grida storie e pensieri. Lo osservate agitarsi e raccontare come sia finito in questa situazione e vi rendete conto che dentro ci siete anche voi. E allora vi ammirate nello specchio del welfare pop e scoprite che avete i brufoli e che vi vestite male. Non preoccupatevi, vestirsi male non passa mai di moda. “Turisti della democrazia” è il primo LP de Lo Stato Sociale, in uscita su Garrincha Dischi il 14 febbraio. È un disco che parla – e parla molto – di pettinature e bar dove bere, di amici e di nemici, d’amore e non amore, di storie false e di storie vere. La stitichezza come grande nemico, i camionisti come necessari alleati e la bellezza come fine ultimo, ma sempre nell’occhio di chi guarda. “Turisti della democrazia” è l’attesa prova sulla lunga distanza della formazione bolognese che – dopo un rapido reimpasto della lineup – vede i cinque regaz riuscire nell’unione tra il tiro dance (grazie alla collaborazione in fase di produzione con Francesco Brini già Pinktronix e Swayzak) e la canzone pop d’autore. La poesia del cazzeggio e la prorompenza teatrale che li hanno contraddistinti nei quasi 150 live in due anni trovano la loro dimensione, più strutturata e libera al contempo, su disco: in una commistione tra pezzi già conosciuti e urlati nella contagiosa euforia dei loro concerti e completi inediti, tra le accelerazioni in pieno stile Soulwax di Ladro di cuori col bruco e le dilatazioni cuoricini-step di Seggiovia sull’oceano, Maiale e Mi sono rotto il cazzo, manifesto di una generazione con un luminoso futuro alle spalle. C’è forza, gioia e anche rabbia in Turisti della democrazia, un viaggio fatto di passione dentro il quotidiano delle vite di tutti, con una sana voglia di divertirsi ma anche di prendere in dote quello spirito punk che non ha mai avuto paura di dire in faccia le cose che non vanno.
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