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Il titolo fa pensare al Principe De Gregori, ma di De Gregori non c’è nulla. Al secolo Pietro Di Lietro, Dilis rappresenta un caso isolato all’interno del made in Italy emergente. Così apparentemente disperato, potrebbe essere un ipotetico giovane straniero le cui origini sono da rintracciare in un’altra terra, quella stessa terra dove d’improvviso si ritrova. Un’impressione dovuta al fatto che in “Nulla da capire“, suo primo album, le influenze sono evidenti, molteplici e fatte proprie. Questo straniero si immedesima in Jeff Buckley (Diventiamo cattivi) come in Damien Rice (Nulla), o persino Nick Drake (Dimmi se ti basta), ma anche nei Cranberries (Pensieri d’autunno, dove rivive anche una tonalità vocale molto cara ad un certo Moltheni), Radiohead (Tutto si altera) e Coldplay (Ti mostrerò), fino ad inaspettate parentesi che vedono bassi grezzi e chitarre quasi sul punto di esplodere giocare sullo stesso piano (la strumentale Kaos Kafè, una delle chicche del disco).
Sono momenti insoliti, ma che, a loro modo, fanno comunque parte di un storia dove non c’è, appunto, “nulla da capire”, ma solo da ascoltare, lasciandosi guidare da musica e parole. Per essere la prima, è più che buona!
Gustavo Tagliaferri
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