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“Piombo, polvere e carbone”, ultima e recentissima fatica discografica de Il pan del diavolo, è uno di quei dischi che paiono attendere con particolare impazienza di deflagrare finalmente sulle assi di un palco. Detto fatto: il tour 2012 del duo siciliano, iniziato in stretta concomitanza con l’uscita del nuovo album, procede già speditamente e domenica 22 aprile ha fatto tappa all’Oasi San Martino di Acquaviva delle Fonti (Bari).
Rispetto all’esordio “Sono all’osso”, “Piombo, polvere e carbone” risalta immediatamente per una maggior complessità negli arrangiamenti. Pertanto, a dar manforte a Pietro Alessandro Alosi, (voce e chitarra) e Gianluca Bartolo, (chitarra dodici corde e cori), come in altri episodi di questo tour, figuravano i due membri dei Sacri Cuori Antonio Gramentieri e Diego Sapignoli, rispettivamente alla chitarra elettrica e alla batteria: un apporto decisivo perché la miscela di piombo, polvere e carbone preparata dal Pan del diavolo potesse esplodere anche dal vivo in tutta la potenza che lasciava presagire; e tali presagi si sono poi rivelati tutt’altro che vani.
In una scaletta (e del resto, non poteva essere altrimenti) decisamente incentrata sul loro secondo disco, Alosi e Bartolo (non a caso, come da cover del loro album, di rosso e di nero vestiti) hanno, infatti, dato vita a una performance al fulmicotone in cui brani vecchi e nuovi si sono alternati senza praticamente alcuna soluzione di continuità. Non tutto il concerto è stato tuttavia eseguito in questa formazione “allargata”: in stretta e programmatica osservanza del titolo dell’album d’esordio, il suono del Pan del diavolo è stato ridotto “all’osso” proprio nei pezzi provenienti da questo disco. Solo (si fa per dire) voce, chitarre e grancassa, dunque, per due trascinanti versioni di Centauro e Pertanto, ma non è tutto: il minuto e mezzo di Bomba nel cuore è un gran bel momento anche se sempre troppo breve, ma che vale la pena vivere forse soprattutto perché altamente effimero; tra i pezzi nuovi, oltre al poderoso delirio di Scimmia urlatore (introdotta da urla scimmiesche che riportano alla memoria un antesignano del Pan del diavolo, il Clem Sacco di Oh mama, voglio l’uovo alla coque) particolarmente incisive la title-track, Libero, (non è un giornale, ma una furiosa scorribanda in odor di Calexico) e le divagazioni psichedeliche di La differenza tra essere svegli e dormire. Come da proverbio, Il pan del diavolo si conferma come sempre avvelenato: un raro caso in cui un veleno è al tempo stesso antidoto. A cosa? La risposta è nella storia del rock and roll, e Il pan del diavolo possiede tutti i crismi per scrivere nuove pagine della sua sezione italiana.
Foto di Cecilia Ibañez
Luigi Iacobellis per Mag-Music
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