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All’apparenza oggetti supersonici, eppure, in verità, composti da una materia identica alla nostra. Una descrizione simile non può che intonarsi ai Missili, complesso costituito da cinque ragazzi situati da quel di Lanciano, accomunati dalla voglia di fare pop e quindi intenzionati a mettersi in gioco con un EP omonimo come questo. Il risultato va ben oltre il classico schema del genere in questione, e soprattutto la banalità non è di casa. Se ascoltando Fossili emergono dei Raveonettes con degli handclaps al posto dello shoegaze, il racconto della storia che si evince da Quando la testa non c’è non fa che lasciarsi andare ad un tappeto avvolgente che potrebbe appartenere persino ad un Mellotron, lungo una scia che è cara anche al senso di collettività di stampo africano che caratterizza Una grande tribù, l’insolito e leggero retrogusto di sole e mare che si sente nei tastieroni di Ci vorrebbe un coltello e il velato suono caraibico e surfeggiante che permea Una tempesta così. Viene da pensare che Matteo Giancristofaro e soci avranno sicuramente un ottimo futuro, viste le premesse che emergono da queste canzoni. E, indubbiamente, la fiducia è molto alta.
Gustavo Tagliaferri
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