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La musica degli Epo, già da quel “Il mattino ha l’oro in bocca” rilasciato qualche anno dopo la partecipazione del leader Ciro Tuzzi ad “Aquadia” di Lino Cannavacciuolo, è stata sempre intrisa di storie da raccontare, madida di sensazioni che si susseguono tra momenti quasi cantautorali ed altri più rock, per certi versi contrapponibile a quello che è il suono dei concittadini 24 Grana. Cinque anni dopo quel “Silenzio assenso” che li ha riportati sulle scene, è questo “Ogni cosa a suo posto” a ricollocare la band napoletana al suo posto d’origine. E la voce di Tuzzi lascia che ritornino alla mente ulteriori istantanee, di quelle che possono essere descritte da un flauto con reminescenze prog (Nastro isolante), da un insieme di archi che scorrono adagio (9 secondi di oblio) oppure dalla chitarra di Michele De Finis, prossima ad interferenze telecomunicative miste a battiti di mani (Stand Up), che a loro volta convivono con ballate primaverili (Venere, Tutto quello che ho di me) e situazioni un po’ più tirate (Un fuoco, Perdermi). Aggiungiamo il richiamo della propria terra che è Notte doce e si ha di fronte un’ulteriore conferma di un complesso facente parte di quella Campania che mai muore.
Gustavo Tagliaferri per Mag-Music
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