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E chissà se il titolo di questo nuovo “Waiting for Something to Happen” si riferisca alla propria situazione, o si ponga come specchio di una condizione generale. Fatto sta che con questo secondo album i londinesi Veronica Falls riconfermano quanto già fatto nell’esordio.
È emersa con l’omonimo nel 2011 e resta a galla con questa nuova uscita 2013, uno spirito teenager e fortemente naif, che mira alla tendenza indie d’amalgamare sentimenti e riff facili che ricordano i 19 anni di tutti, tutto ciò al fine d’arrivare al canticchiato facile. “Waiting for Something to Happen” da subito appare per ciò che é si mostra coerente per titoli ed emozioni: chitarre pulite, parte ritmica al seguito senza variazioni o umori più audaci, cori e voci ben legati.
Sicuramente il titolo è profetico, e una volta ascoltata la prima metà del disco si aspetta che accada qualcosa, in quanto è già a questo punto che sentiamo il bisogno di aprire le finestre e di prendere una boccata d’aria nuova.
Nuova, non pulita, perché tutto il disco “pulito” lo è fin troppo vista l’eccessiva leggerezza melodica, alla lunga alla spensieratezza si sostituisce la claustrofobia. La stessa claustrofobia è un po’ il risultato di una nuova epoca, fatto di indie band in stile fine anni ’90; qualcosa che, speriamo tutti, cessi d’esistere. Rendere un album omogeneo è una cosa importante, qua però l’omogeneità crea una continuità asfissiante, che alla lunga stanca.
Alla fine del disco, ci troviamo a riflettere su quanto appena ascoltato. Tutto suona come se fosse stato inciso un solo pezzo, tagliato strategicamente fino a crearne 13 tracce che intrattengono distrattamente, ma nulla più.
Eliana Tessuto
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