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From Scratch, 8 t.
Prima rilevare le proprie radici, situate da una parte nel metal e dall’altra nell’elettronica, poi mettere le carte in tavola e ragionare sul da farsi. Mombu e Neo di qua, Germanotta Youth di là, questi i profili di Antonio Zitarelli e Fabio “Reeks” Recchia. Fratelli, per quanto non consanguinei, fratelli le cui trame sonore sono tali da catalogarli come dei chirurghi: Surgical Beat Bros, appunto. L’aria respirabile all’interno di questo disco d’esordio è proprio quella di un taglia e cuci delle proprie influenze, dove si susseguono elettrocardiogrammi composti da blast beats e pressioni sanguigne cervellotiche ed ingarbugliate (Cardiac) e allucinazioni death-noise che guardano dalla parte del Sol Levante (Donkey Bong Rule), si crea un forte contatto con techno, drum’n’bass ed ambient (Phenomania, la minimale e poi massiccia Robo Wet Love, l’atipico e stridulo breakbeat di No!) e fanno il palo ossessioni ai confini del dadaismo rumoroso (Requiem for a Cream) mosse da un’incalzante e matematica marzialità prossima ad un vago sapore glitch (Techno Ruzzle) ed una certa devozione all’hardcore (Last Bag). Nel nome di una determinazione, da parte dei due musicisti, che già era risaputa singolarmente, ma con un’idea del genere trova ulteriore conferma. La maestria dei Surgical Beat Bros è tale da rivelare questa prima opera come un’altra felicissima mosca bianca all’interno dell’ambiente nostrano.
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