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Marotta&Cafiero, 14 t.
Teatro-canzone. O più teatro che canzone? Di certo un tocco che se nelle proprie composizioni si rivela funzionante può dare molto alla propria personalità ed al lavoro risultante. In quanto band fuori dagli schemi i campani Pennelli di Vermeer ne sono coscientissimi, e NoiaNoir, loro ultima fatica in studio, è un’autentica rivoluzione, un concept album incentrato su vita, realtà, sociale, paure e certezze tele-visive, dove nessuno dei brani presenti è messo tanto per fare: un’operetta sorretta dalle voci di Stefania Aprea e Pasquale Sorrentino, dove si respira il piano rock 60’s/70’s della beffarda La paura, maggiormente tirato per la retrospettiva internettiana di Ray Chat, l’invito a nozze tra punk, reggae e lirica della tragedia corale e sanguinolenta di Mrs. Rose, il sapore country nello Scoop situato nei paraggi, il funky latineggiante di Torquemada, l’irruente blues del processo di Show Case, di pari passo con lo swing ed il soul che accompagnano il viaggio in un Orrido tour, le rappresentazioni a mò di ballata dalle tinte spiritual per i funerali di Boredom, decadenti e vibranti per la cattura di Mostrografia, la momentanea pace e spensieratezza caraibica di Criminal Boy e via via più giù, fino al triste, umido, eppure etereo e campagnolo epilogo di Animi anonimi. Mai la noia si rivela più coinvolgente di così, e giustappunto perdersi un’esperienza simile sarebbe un delitto. Lavoro imperdibile.
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