Destini Sciacquati: 6° capitolo “La metamorfosi di Lacrimogena”

Destini Sciacuqati. Il terrore slinguazzava le budella sconce di Lacrimogena che in quegli istanti di terrore certificato CEE era come immobilizzata come un hamburger nel frigo di Mascarpona

Destini

6 capitolo

Indietreggiava lentamente cercando un appiglio: un qualcosa, un oggetto, una penna, un foglio, una stampante, un mestolo, una schiumarola efficaci per affrontare quella dirompente figura che maestrina si ergeva dinanzi a lei.

La povera Lacrimogena cominciava comicamente a temere per la sua vita, si sentiva in trappola e morsicata tra tanti dubbi.

La figura dinanzi a lei sollevò il braccio armato di uno scolapasta d’acciaio marmorizzato ed era pronta a colpire con pietà.

Ad un trattino Lacrimogena con uno scatto da zebra mortificata corse via per raggiungere la sua cameretta addobbata da miliardi di bagattelle, si chiuse subito la porta alle scapole bloccandola con chiavistello a quadruplo mandato d’arresto e finalmente per lei fu tutto chiaro come il buio qual’era il suo destino.

Come aveva fatto a rimuovere tutto cosi in fretta? Piazza della Misericordia Amen  chi si è visto si è visto a chi l’ha visto aveva bisogno di lei!

Schiuse il suo armadio di frattaglie, cercò furibondamente in fondo ai quattordici cassetti del ciecoroba ed estrasse come le ultime estrazioni del lotto una busta di plastica non vedente da cui ne tirò dentro un paio di mutandoni colorati a stelle, comete e pianeti, un corpetto nella stessa tinta con sfondo rosa confetti Crispo.

“Il mio costume WONDER BRA…ora potrò essere di nuovo me stessa! La palalottomatica della giustizia! Sconfiggerò il male che ci accerchia! Vai WONDER BRA! VAI…DIFENDI IL GENERE DISUMANO!”

Lacrimogena nelle mutande WONDER BRA uscì dalla camera armata di laccio emostatico con il quale cominciò a picchiare la misteriosa figura al volto, alle spalle, quest’ultima cercava di divincolarsi come un vigile urbano finchè le lanciò contro lo scolapasta lasciando in fretta e furia a cavallo del west la casa di Lacrimogena che mai come in quel momento si sentiva fiera di se, era tornata nella sua vera puzzolenza, era di nuovo di sana e robusta costituzione, ora tutti potevano fare gli scontrini con lei!

Sofia Bernoccola parcheggiò il suo tandem nei pressi dell’Ospedale Fatemalesorelle la cui direttrice, Suor Germana era intenta a spazzare i pavimenti della sala di pazienza tra una ricetta e l’altra.

Sofia aveva portato un regalo per Anca che era ancora in mobilitazione per il recupero della gamba gambizzata.

Quando Anca la vide arrivare mentre faceva fisioterapia giocando a palla avvelenata con il fisiatra per poco non le prendeva un colpo paraplegico.

“E tu che ci fai qui? Sei venuta a rompermi anche l’altra gamba?”

Sofia le fece uno dei suoi peggiori sorrisi amichevoli.

“Senti perché non seppelliamo la mannaia di guerra almeno noi due?”

Sentendo questo Anca diede dell’imbecille al fisiatra e esplose con una sciropposa risata che riecheggiò per tutto il reparto facendo ridere anche gli altri spazientati ricoverati.

“Io non seppellisco un bel niente…sei stata tu a sabotare la sfilata di Giugiara che se non fosse stato per lei a raccogliermi con il cucchiaino dalla strada e sotto la sua coscia protettiva ora non sarei dove sono arrivata…quindi perché non ti raccogli come la spazzatura differenziata e non te ne ritorni nel tuo buco?”

Sofia cercò di schiaffeggiarla ma prontamente Anca bloccò a tutt’aria la mano e la colpì a sua volta.

“Solo Giugiara può schiaffeggiarci più e più volte cagna!” Anca era veramente marrone di rabbia.

“Me la pagherai a buon mercato per questo schiaffo! Sei solo una piccola ingrata! Dovresti sapere che in questo ambiente se ora non sei nessuno domani non sarai comunque nessuno…non so che cazzo ho detto ma il senso era quello! Tieni era solo un piccolo pensiero…la mia nuova creazione di abatjoutteria…un portadolori per tutte le occasioni funeste!” Sofia lasciò il pacchetto sulla giostra al centro della stanza e lasciò l’ospedale.

La detective Falloppia Melavedo cercava intanto di raggiungere le fogne a cielo aperto di Piazza della Misericordia Amen e basta!

Mentre cercava di sollevare la gratifica che la separava dalle fogne fu bloccata da Rima Baciata che con il suo cono gelato aveva intenzione di avere da lei una dichiarazione sull’accaduto bizzarro che era appena accaduto da quindici ore prima.

“Qui Rima Baciata per il Tg Sollazzo…ci dica…la gente non ha il diritto di sapere, cosa ci  può far credere?”

“Senta giornalista da cinque soldi sono un tantino intrufolata non vede?”

“Si vedo e provvedo certo…ma lei faccia il suo lavoro che io faccio il mio…allora cosa è successo esattamente con la signora Crisantema Geranio…è vero che sotto le sue palpebre è scomparsa?”

“Si diciamo di si. Ora però devo andare si faccia i falli suoi per favore!” Falloppia si condusse giù per la scala metallica e si richiuse la gratifica alle spalle.

Filiberta dopo la notte di ghiaccio con Ubaldo cercò di ricomporre i pezzi del puzzle lasciati sul linoleum insieme ai vestiti.

Fu sbattuta dai suoni alla porta di legno di castagno.

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Indossò la vestaglia in passamanicheria e si ritrovò dinanzi la porta una persona che per un attimo le fece perdere i pochi sensi che aveva.

Non ci poteva credere neanche leggendolo sulla Gazzetta dei Peccati, era proprio lei? Mascarpona defunta e vegeta?

“Tu devi essere Filiberta la pescivendola dei mari del sud vero?”

Filiberta quasi non riusciva a spropositare neanche una parola, era veramente disapprovata da quella improvvisa visione.

“Si…si…sono…sono io…Mascarpona…tu non sei morta allora?”

La donna accanto a lei sorrise amabilmente  con la dolcezza di un pugno allo stomaco pieno di acidità.

“Mi dispiace ma non sono Mascarpona…io sono Mayonesa Lavoglia…la gemella troglodita di Mascarpona…lei mi aveva tanto sparlato di te che sono tornata ora dal Burundi con la mongolfiera!”

“Mio dio…e chi l’avrebbe mai caperata una cosa del genere. Ma vieni…addentrati nei miei meandri!” Filiberta fece scomodare Mayonesa che entrò in casa subito sentendosi a suo agio grazie alla puzza di pesce molto presente.

“Ma perché Masca non mi aveva mai parlato di te?”

“Perché io e lei non ci parlavamo più dai tempi della muraglia cinese e allora sai com’è ora sono talmente incredula come Barbie Raperonzola che ancora non riesco a credere che sia morta…e in quel modo poi!”

“Si infatti col suo stesso matterello!”

“No non dico quello…morire non deve mai essere piacevole.

“Ma senti secondo te ci vuole il grattino per la mongolfiera fuori…sai com’è?”

“No se l’hai parcheggiata nella zona zebrata no. Ma allora dimmi, qual cattivo gusto ti porta in questo girone di serie A?”

“L’avvocato di famiglia mi ha avvertito che Masca ha lasciato un testamento di tutti i suoi doveri e pare che ci sia qualcosa anche per me e poi vorrei organizzare un funerale in grande stile Giugiara!”

“Nessuno ne sapeva niente. Bè allora cosa posso dire…sei la benvenuta…fai pure come se fossi a casa mia!”

Mayonesa si guardò intorno sorridendo visibilmente insoddisfatta di essere giunta là.

Giugiara era invisibilmente emozionata per l’imminente incontro con Brooke Logan che indirettamente da Beautiful aveva accettato il suo invito di lavoro dietro bustarella di latte scremato di cinquanta lire su assegno postale non trasfuso a suo nome.

“Mi raccomando Immonda…scancella tutti i miei appuntamenti zozzi…non ci sono per nessuno…se chiama il Padre Eterno digli che sono strabordante di impegni…lo puoi fare questo tra un unghia incarnita e un’altra?”

Immonda Taccuina era la nuova segretaria nientefare di Giugiara che da subito si era dimostrata efficiente come un corteo di funerale.

Non appena Giugiara si allontanò come una nube tossica, Immonda sollevò il battitore telefonico.

“Sofia sono io. Allora è sicuro…Brooke Logan sta venendo qui per il cross over con Destini Sciacquati! Ora sta a te fare la quarta mossa! Rispondi numerosa!” Immonda riallacciò il telefono e tornò alle faccende ovvero stendere il bucato di Giugiara.

Crisantema continuava a giocare a nascondino con Falloppia che ginocchiata metro dopo metro attraversò le interminabili gallerie delle fogne a cielo aperto.

“Non posso fuggire per tutta l’eternità…quella donnaccia pensa che sia stata io ad uccidere Mascarpona invece io sono innocente come un neonato e la sua pupù! Mi sono solo difesa perché non lo capisce e continua a darmi la caccia?”

Uno dei topi iniziò a squittire e lei capì il segnale di istruzioni per l’uso e si allontanò a sirene strombazzate, la sua fuga continuava.

 Continua…anche con la crisi…

Web soap ideata e scritta da Giuseppe Ino

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