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MArteLabel, 12 t.
Una volta uscito, Autoritratti con oggetti lasciava sì emergere i propri punti di forza, ma mancava quel quid capace di rendere ancor più di spicco il proprio repertorio. Evidentemente il tempo trascorso da allora Gianluca De Rubertis lo ha ben speso, visto che alla base di L’universo elegante, suo secondo album da solista, vi è il raggiungimento di tale quid: la voce maschile de Il Genio, nel corso della sua maturazione, passa da ballate come Chiedi alla polvere, Cantico di una creatura e Sotto la tua gonna, un’ipotetica sintonia tra Gainsbourg e Reed (!), a dei neologismi che, non solo in quel di Fiorigami, rimandano all’album precedente ma con una maggiore compattezza. È un universo per giunta non esente da situazioni maggiormente incalzanti, come la marcia lievemente westerniana di Labbracadabra e la solare Cos’è la vita, il soliloquio pianistico di Chiaro di luna siderale ed in particolare una manciata di perle come La vita è sogno, permeata di grazia, Brucia come brucia, spiritata ed animata da voci bianche, il romantico duetto con Amanda Lear di Mai più, dalle malinconiche tinte wave, e a sua volta l’indole 80’s riscontrabile nei sintetizzatori dell’Adamo rimaneggiato in Magnifica notte e Quello che resta. Una panoramica che rende L’universo elegante un gran bel lavoro e De Rubertis un artista conscio delle proprie capacità.
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