Assassin’s Creed Valhalla – Recensione (Xbox Series X)

La furia della battaglia incisa nei nostri cuori: ecco la nostra recensione di Assassin’s Creed Valhalla.

  • Nome completo – Assassin’s Creed Valhalla
  • PiattaformePlayStation 5, Xbox Series X/S, PlayStation 4, Xbox One, Google Stadia, Microsoft Windows
  • Developer  Ubisoft Montreal
  • Publisher – Ubisoft
  • Distribuzione Fisica, digitale
  • Data di uscita – 10 Novembre 2020
  • Genere – Action/Adventure
  • Versione testata – Xbox One S, Xbox Series X

Dopo una pausa di riflessione durata anche fin troppo, la tanto amata saga di Assassin’s Creed torna con un nuovo episodio, questa volta incentrato sulla cultura vichinga, sul potere della distruzione ma anche sul valore della guerra e dei profondi legami che tengono in vita donne e uomini impegnati costantemente nelle attività di conquista, di rivalsa, di ribellione. Questa volta i protagonisti indiscussi sono i ragazzi di Ubisoft Montreal, fautori dei migliori episodi della saga (come dimenticare l’immenso Assassin’s Creed 2?), e che hanno indubbiamente ridato lustro ad una situazione piuttosto precaria dovuta ai parziali insuccessi dei due precedenti capitoli. Jesper Kyd, già autore del main theme di Assassin’s Creed 2, è stato invece assegnato al delicato compito di realizzare una soundtrack dalle caratteristiche e melodie mozzafiato – ed infine BossLogic, che ha presentato dopo una lunghissima live l’ambientazione e tutta la carica nascosta dietro gli occhi di un Eivor pronto a sfoderare le sue armi.  Ingredienti perfetti, questi, per giungere alla conclusione che questo nuovo capitolo è riuscito a meravigliare, emozionare, stupire – indubbiamente un viaggio che si lascia assaporare a piccoli bocconi, a piccoli passi. 

 

Il fragile equilibrio della conquista

Assassin’s Creed Odyssey non possedeva affatto un impianto narrativo solido, un errore che è costato caro alla qualità del titolo. Lo si poteva evincere dall’incredibile varietà (e ripetitività) delle quest secondarie che hanno irreparabilmente frammentato la trama principale, raccontata a rilento e con scelte piuttosto discutibili. L’incredibile intreccio di vicende, la mastodontica presenza di personaggi dell’antica Grecia e la mappa satura di obiettivi secondari hanno dunque sancito da un lato la gioia dei fan degli (rpg) action classici, dall’altra l’ira dei fan storici della saga. Origins ha dato il via ad un cambiamento importante all’interno del franchise, con l’introduzione di un sistema open world liberamente esplorabile e ricco di attività secondarie: in questo senso è stato un trampolino di lancio, un pallido inizio di quello che poi sarebbe stato il suo successore.

In che modo queste rivoluzioni hanno forgiato il nuovo titolo? Indubbiamente Assassin’s Creed Valhalla  presenta la stessa struttura dei suoi due predecessori, un chiaro segnale di Ubisoft nel sottolineare che la rotta intrapresa già da Origins fa parte del nuovo scheletro e della nuova pelle della saga. Tuttavia, dopo le primi quindici ore di gioco ci si rende conto di trovarsi dinnanzi un titolo strutturalmente diverso.

Il gioco comincia con l’introduzione del protagonista di tutte le vicende, “Morso di Lupo” Eivor, che viene presentato durante uno scorcio della sua infanzia in una versione molto androgina che renderà poi la scelta del genere del protagonista finalmente una condizione di pura preferenza personale, una mera personalizzazione. Dopo il tragico tentativo di Odyssey, che vedeva Alexios impallidire contro la figura di Kassandra, molto più ispirata e convincente, in Valhalla non avremo mai questa impressione. Caratteristica comprovata dalla possibilità di far scegliere allo stesso gioco di modulare il genere di Eivor sulla base della scena giocata; una funzione da apprezzare particolarmente poiché rispecchia fedelmente il punto di vista degli sviluppatori.

Dopo l’episodio che potremmo definire pilota, verremo catapultati nelle vicende che vedranno protagonista non solo Eivor ma anche i suoi alleati, primo fra tutti Sigurd, figlio del leader del Clan del Corvo. La tragedia che si consuma nelle prime ore di gioco è legata a doppio filo al passato dello stesso Eivor, pronto questa volta a sferrare l’ultimo attacco ed ottenere la vendetta contro gli aguzzini della sua famiglia. Ma questa sarà soltanto la punta dell’iceberg poiché da questo momento in poi conosceremo nel dettaglio altre entità come i membri della Confraternita degli Assassini e dunque il ritorno della tanto amata Lama Celata (qui in una divertente versione alternativa) e numerosi ritorni e collegamenti con altri titoli della saga che lasceranno di sasso il giocatore. 

Dopo aver consumato la propria vendetta, Eivor e Sigurd partono verso l’Inghilterra sulla scia delle mirabolanti avventure di Ragnar Lothbrok fino a fondare un insediamento, Ravensthorpe: il punto di partenza per il rinnovato Clan del Corvo. Quest’ultimo crescerà attraverso le nostre risorse, riprendendo meccaniche presenti nei precedenti Assassin’s Creed ma questa volta potenziate e migliorate. Con la moglie di Sigurd, Randvi, ci troveremo dunque a dover gestire un intero accampamento e un intero esercito pronto a scavalcare i confini dell’Inghilterra del IX secolo d.C. per approdare in terre ancora più lontane. 

Come da tradizione norrena, la storia di Assassin’s Creed Valhalla procede per saghe, tutte finemente caratterizzate. La finalità di ogni saga è quella di stringere nuove alleanze con i popoli locali, fortificando così il proprio esercito ed allargando i confini del proprio dominio anche, come vedremo, oltre la stessa Europa… La netta rottura con il suo predecessore sta proprio in questo, nella forza e nella convinzione con la quale si presenta al giocatore. Non siamo più dinnanzi una sequenza di quest secondarie vuote e prive d’anima, ma al contrario ci troveremo al cospetto di importantissimi decisioni da prendere, diversi equilibri da controllare, il tutto custodito come in uno scrigno che rappesenta ogni singolo regno. Non si avrà mai la sensazione di ripetitività e monotonia, al contrario, ogni quest “secondaria” apporterà un contributo prezioso alla produzione originale. 

Dopo le prime trenta ore di gioco complessive, tuttavia, la trama di Valhalla subisce un rallentamento palpabile. Le quest principali risulteranno ridondanti, e forse è proprio qui che viene percepito di più l’improvviso l’abbandono di Ashraf Ismail (director del gioco) proprio a metà dell’opera. Scelte poco felici ci faranno comprendere che, in fondo, il gioco poteva durare anche meno delle sue 40/50 ore (previste per la campagna), in modo tale da rendere più dense alcune vicende e da tagliarne altre meno ispirate.

La presenza degli assassini in età contemporanea è, anche in questo capitolo, una timida comparsa e neanche troppo credibile. Dopo almeno quindici ore vedremo finalmente l’intervento di Layla, ma sarà soltanto una delle pochissime interazioni obbligatorie durante il gioco. Nonostante Valhalla cambi drasticamente gli equilibri del presente, ciò passa irreparabilmente in sordina dalla comparsa fin troppo sporadica e casuale della scienziata. Sarà comunque possibile imbattersi in sequenze puzzle-platform del tutto facoltative durante l’esplorazione della mappa durante le quali prenderemo il suo controllo, un modo come un altro di rafforzare il legame con il giocatore, pur senza evidenti risultati.  

Indubbiamente l’intera produzione gode di un bilanciamento per lo più assente da Origins in poi, un nuovo modo di raccontare la storia fatto di mistificazione e di leggende, di parentesi violente e crude, di sorrisi fittizi e di alleanze venefiche. Il cambiamento c’è, è palpabile, al netto di qualche errore grossolano dovuto anche alla difficile situazione sanitaria che ha rallentato il rito di lavoro e cambiato spesso le carte in tavola.

La forza di un vichingo, la furtività di un assassino

Forgiato sul già noto sistema utilizzato per Assassin’s Creed Odyssey, vediamo qui la presenza di meccaniche più mature e di un atteggiamento chiaramente migliorato rispetto i due predecessori. 

L’inizio dell’avventura è reso piuttosto burrascoso da una frettolosa spiegazione (anche piuttosto approssimativa) delle nuove caratteristiche del titolo. Novità indiscussa su tutte è la modalità assalto, realizzata in collaborazione con il proprio equipaggio. A tratti ricorderà al giocatore, per la sua spettacolarità, un feeling di gioco molto simile a quello provato durante una sessione a For Honor. 

Le abilità che rendevano il protagonista una divinità, ravvisabili in Odyssey, sono sparite. Quest’ultime sono sì presenti, ma in modalità decisamente più consone e basate sull’esclusiva forza ed esperienza di Eivor. Anche la differenza tra Icarus e Synin è palpabile: il compagno animale infatti sorvolerà gli accampamenti restituendoci il classico feedback sui nemici presenti, ma quest’ultimi non verranno agganciati in modo tale da lasciare intatto il livello di sfida. Anche i tesori da razziare spesso si nasconderanno dietro piccoli puzzle ambientali o percorsi da realizzare in parkour e questi non verranno segnalati su mappa, quindi le possibilità di non depredare un’intera zona saranno più numerose a meno che non si dedichi particolare attenzione. Una scelta coraggiosa che ci sentiamo però di condividere pienamente, molto più realistica e godibile.

Lo stealth torna finalmente a convincere. A differenza del suo predecessore, in Valhalla sarà effettivamente possibile shottare i propri nemici, a meno che questi non risultino di un livello molto più alto di Eivor (segnato da un piccolo teschio sulla barra dell’energia). In Odyssey spesso e volentieri si lasciava l’avversario con un misero hp, di certo una batosta difficile da digerire per coloro che amavano lo stealth più di ogni altra cosa nella produzione di Assassin’s Creed. Grazie alla lama celata, finalmente potremmo rivedere sequenze avvincenti e scenografiche di uccisioni furtive. 

In generale il combattimento ha assunto una nuova profondità. Con l’introduzione della barra della stamina in pieno stile soulslike, il giocatore verrà indotto a pensare a strategie più personalizzate per affrontare un determinato avversario, senza buttarsi alla cieca e colpire in modo casuale. Quest’ultima potrà essere ripristinata soltanto tramite il riposo o tramite azioni mirate, come attacchi leggeri. Anche rollare e schivare consumerà la stamina, inducendo dunque il giocatore ad attualizzare la dinamica del parry per proteggersi dagli attacchi ordinari dei nemici. 

In Valhalla sarà possibile utilizzare una doppia arma, che sia essa un’ascia o uno scudo, in modo tale da diversificare di parecchio lo stile di combattimento. In base all’arma che si andrà ad impugnare, il moveset cambierà drasticamente. L’aspetto estetico delle armi è comunque ricco e variegato, complice la possibilità di poterle potenziare attraverso l’intervento di un fabbro, ma le tipologie sono poche e ben realizzate. Sarà possibile percepire la differenza tra l’utilizzo di una spada lunga, una daga, un’ascia a una mano, un’ascia a due mani; e al contempo adattarne l’utilizzo in base all’avversario. Una prova di grande maturità in un gameplay divenuto fin troppo monotono e semplicistico. Immancabile ovviamente l’appuntamento con le armi da lancio, in particolar modo con l’arco, molto più divertente da usare e con opzioni di mira più solide. 

Eivor non rischierà mai di diventare troppo più forte dei suoi avversari, con un progresso ben studiato e livellato per godere appieno della spettacolarità di ogni singolo scontro.  Anche sul versante del controllo della propria energia vitale, quest’ultima non si ripristinerà mai da sola. Dovremmo infatti ricorrere a scorte alimentari che in alcune zone sarà difficile reperire (come per esempio nei paesaggi più innevati), tutto volto a restituire un realismo senza eguali ed un sapore davvero convincente per il palato dei più pretenziosi. 

La rinnovata difficoltà del titolo si manifesta, tuttavia, nella possibilità di ricorrere a dei potenziamenti, nella fattispecie ad una sorta di albero di abilità passive che miglioreranno la forza del personaggio, la sua energia vita, la stamina e così via. Si otterranno due punti talento da spendere in quest’ultimo una volta completato una missione o un assalto, e la novità più sorprendente è quella che l’albero si svelerà allo sguardo del giocatore man mano, rendendo la progressione a livello anche una sorta di pensiero strategico volto ad anticipare le mosse del gioco. Astuto, coinvolgente, innovativo: un plauso che merita di essere menzionato anche nei titoli futuri. 

Le vere e proprie abilità, invece, sono assimilabili solamente dopo aver recuperarti certi artefatti, ottenibili solamente attraverso l’esplorazione ed invisibili sulla mappa a meno che non si ricorra al nostro compagno animale. Quest’ultime, come già menzionato, sono di minore numero e d’impatto sicuramente meno devastante rispetto la divinizzazione di Assassin’s Creed Odyssey: un salto nel vuoto, ma anche un salto di qualità. 

La casa di un guerriero

L’ambientazione di Assassin’s Creed Valhalla è l’aspetto fondamentale per il quale il titolo eleva il suo status a quello di capolavoro (o mancato capolavoro, se si considerano i difetti legati alla forzata longevità del titolo). I paesaggi di Valhalla sono così variegati da risultare perfettamente diversi e unici, ma senza mai distogliere l’attenzione del giocatore da una sensazione di unitarietà di un’opera che riesce a coadiuvare diversi stili, diversi popoli, diversi scenari in un grande raccordo che rende di per sé Valhalla degno del prezzo del biglietto. Gli occhi del giocatore non saranno mai stanchi, non sembrerà mai di essere stati nello stesso posto, poiché i minuziosi dettagli di ogni ambiente rimandano una sensazione di novità assoluta. Dalla Norvegia all’Inghilterra si passerà dunque dalla durezza dei ghiacciai al calore autunnale delle foglie, il tutto racchiuso in panorami mozzafiato che sarà possibile osservare dai punti più alti della mappa, in occasione magari di una sincronizzazione.

Anche la flora e la fauna dei diversi luoghi subiranno cambiamenti sulla base del punto geografico raggiunto, caratteristica essenziale se si vorranno affrontare missioni di caccia. Le nuvole creano un dinamismo su schermo che attraverso le qualità tecniche di Xbox Series X manderanno il giocatore in estasi: combattere avvolti dalla fioca luce filtrata attraverso le nuvole restituirà un senso di realismo che ci farà sentire accanto Eivor. 

Le qualità tecniche del titolo

Sebbene vittima di un’esibizione non troppo performante sulle console old-gen, è chiaro che anche la realizzazione tecnica del titolo innalza Valhalla ad un must have. Su Xbox One S comincia a manifestare diversi problemi, soprattutto di rendering e di profondità ambientale. Gli fps nelle  scene più concitate sembrano scendere anche a 14, creando azioni rallentate dagli scatti e minacciando dunque la fruibilità del titolo. Su Xbox One X questi difetti vengono però limati, portando il titolo ad una giocabilità impressionante e spingendo dunque la console ai limiti, ma restituendo tuttavia un’esperienza di gioco ben più che positiva. I problemi cominciano a sorgere una volta messe le mani sulla versione ps4, ricca di bug e di difetti tecnici che in più di un’occasione minacceranno il naturale prosieguo dell’avventura. 

Su Xbox Series X

Dal punto di vista tecnico, Assassin’s Creed Valhalla offre il meglio soprattutto sulla console ammiraglia di Microsoft. Su Series X infatti abbiamo un titolo che viaggia quasi sempre sulla soglia dei 60 fotogrammi al secondo, con una risoluzione in 4K che regala alcuni dei migliori scorci di sempre nella storia del franchise. A questo si unisce un dettaglio maggiore dei modelli, una draw distance più estesa che regala un colpo d’occhio notevole, eliminando i fastidiosi pop-up degli elementi a schermo presenti su old gen.

In sostanza, su Xbox One il gioco patisce tutti i limiti hardware della console, mentre su Series X abbiamo una versione sontuosa che valorizza tantissimo la visione degli artisti di Ubisoft. Manca invece all’appello il Ray Tracing, ma nonostante la vecchiaia dell’engine, l’illuminazione e i riflessi (l’acqua è impressionante), riescono abilmente ad aggirare l’assenza dei “riflessi next gen”.

Esplorare la mappa a cavallo restituisce una sensazione di libertà senza eguali, il tutto enfatizzato da un piacere quasi ossessivo nella scoperta reso attraverso la nebbia sulla mappa che andrà a cingere i luoghi di interesse. I modelli poligonali risultano essere più complessi, e le espressioni facciali hanno finalmente ricevuto la gloria meritata. Perfino gli NPC sono perfettamente diversificati tra loro, anche i meno importanti. Un lavoro di pregevolissima fattura e sicuramente uno sforzo mastodontico realizzato dagli sviluppatori. 

La localizzazione in italiano è ottima, con un doppiaggio molto convincente, sebbene si raccomanda sempre la fruizione del titolo nella lingua originale poiché è solo in quest’ultima che si potrà scorgere anche l’incredibile sforzo di creare varietà dialettali e diverse inflessioni tonali. 

La colonna sonora è realizzata a puntino, con un’orchestra sempre sul pezzo che va ad avvolgere gli ambienti di per sé leggendari, creando un senso d’appagamento senza precedenti. Non saranno rare le occasioni in cui vi ritroverete ad osservare l’ambiente, magari appostati su di un albero, e semplicemente godere delle note di sottofondo che mai andranno a stonare, in nessun evento. Indimenticabili le OST realizzate durante le boss fight, epiche e dal sapore norreno. 

Commento finale

Assassin’s Creed Valhalla rappresenta un punto di svolta all’interno del franchise. Ormai martoriato dai difetti dei suoi due predecessori, il titolo riesce a migliorarsi sotto ogni punto di vista: dal combattimento allo stealth, dai potenziamenti alle abilità, dalle missioni principali alle attività secondarie è chiaro che lo sforzo da parte del team di sviluppo è stato ben ripagato da performance altissime. Sebbene presenti ancora delle criticità, come un’inutile accanimento verso una longevità deleteria, possiamo affermare senza alcun dubbio che questo titolo riporterà in un modo assolutamente inedito il giocatore a ricordare i titoli della saga di un tempo. Consigliato. 

VOTO: 8.5

Pro

  • La narrazione a saghe è un punto di forza e rappresenta anche una svota per l’intera saga
  • Il protagonista ha una profondità emotiva e caratteriale ravvisabile solo nei capitoli storici della saga
  • L’ambientazione è mozzafiato, diversificata e resa unica da una cura maniacale da parte del team di sviluppo
  • Il progresso del personaggio è equilibrato e divertente
  • L’approccio tattico ai combattimenti è variegato e unico, mai monotono e mai ripetitivo 

Contro

  • Longevità portata all’esasperazione con il risultato di avere ore di narrazione più vuote di altre, soprattutto verso la fine del titolo
  • La presenza di Layla e della saga presente degli Assassini è stata messa sullo sfondo, accantonata
  • Mancano delle romance credibili e di spessore

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