“L’arena del peccato” rappresenta l’esordio del trio milanese La Sindrome (Luca Salmaso – Voce, chitarra e synth, Simone Pellizzari – basso e cori, Fabio Vicidomini – batteria).
Un esordio da catalogare sotto la voce impalpabile o, per essere meno cattivi, fuorviante.
Emergere in un mondo come il panorama musicale italiano è impresa titanica per qualsiasi esordiente. Presentarsi come progetto rock indipendente e poi scegliere strade facili, come scimmiottare due dei gruppi pop che più vanno per la maggiore negli ultimi anni, significa mancanza d’idee e di personalità.
L’autoproduzione e gli arrangiamenti sono impeccabili nella forma ma difettano nella sostanza. Ci sono cose interessanti come le prime due tracce (Risvegliami e Indietro no, quest’ultima con un bellissimo finale in crescendo) ma in generale tutto sa di già sentito.
I problemi maggiori riguardano la voce di Salmaso che oscilla troppo tra Giuliano Sangiorgi dei Negramaro e Francesco Sarcina delle Vibrazioni.
Ascoltare per credere La mia vita senza me e La mia terra. Canzoni che per interpretazione e arrangiamento sembrano prese dal repertorio delle due band sopra citate.
I testi parlano di sentimenti: amore verso la persona cara o verso la propria terra e in alcuni casi propongono soluzioni interessanti, ma scelte banali atte ad accattivarsi una certa fetta di pubblico la fanno da padrone.
Da bocciare anche l’alternarsi di inglese e italiano (Escape, totalmente in inglese e la traccia finale Save me – il mio viaggio senza meta) dove una pronuncia non proprio impeccabile stronca qualsiasi velleità di contaminazione.
L’unica ancora di salvezza di tutto il disco è la traccia numero sei, Il giorno in più. Una canzone che trasuda personalità nella sua accattivante struttura circolare, con una strofa ammiccante che sfocia in un ritornello di presa immediata.
La base da cui ripartire per tentare di centrare il bersaglio. Cosa non riuscita con questo disco.
Giovanni Caiazzo per Mag-Music
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