Uno scenario asettico e freddo su cui poggiano linee vocali paranoiche, chiare influenze post-punk e new-wave dove sono i synth a disegnare atmosfere alienate e alienanti.
“Noia EstEstica” però non è solo un capriccio retrò figlio degli anni ‘80, ma è una raccolta di brani che raccontano la difficoltà di vivere nella società moderna. Il lavoro è un concept sulle difficoltà della vita sociale: l’essere, l’apparire, la ricerca della perfezione che qui è vissuta con una grande angoscia e porta quasi sull’orlo della follia.
Il lavoro apre con Delenda Noia, pezzo malato e stordito da psicofarmaci, ambientazione che non ci lascerà mai per tutto il disco, passando per La canzone dell’addio e Obliquo. Una menzione a parte è per Odio le bambole forse il miglior episodio del disco che apre in un ritornello davvero coinvolgente. Infatti, la band non dimentica mai di coniugare perfettamente testi e musiche e non mancano certo momenti che ti ritrovi a canticchiare spesso. L’unico riempitivo sembra essere Desdemona, pezzo che pare essere poco più che un “divertissement” sulla scaramanzia, prima di chiudere con Al buio, “un ultimo pensiero prima di addormentarsi… per poi non riuscire più a dormire… “.
Avremmo potuto semplicemente paragonare questo duo a certi momenti di Battiato, agli Joy Division o ai più recenti Editors e White Lies. Ma non c’è assolutamente voglia di “scimmiottare” nessuno, semplicemente i Delenda Noia appartengono a un genere e a uno stile ben preciso, ma hanno grande personalità e talento.
Daniele Bertozzi per Mag-Music
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