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Lecce, studentato di Via Lombardia, stanza 115. Tutto nasce qui, con la semplicità di un gioco.
Gli ingredienti sono pochi ma ben amalgamati: ciuffo rosso arruffato e voce malinconica, Ilaria; occhiali e corde, Davide e, per finire, flauto, glockenspiel e occhi chiari, Maurizio. A fare da collante, l’intimità di passi, voci, sussurri, risate, i rumori tipici della registrazione in presa diretta.
Il risultato è un EP dalle tracce di-verde vestite e dal sapore autunnale, quasi fossero sei piccole foglioline che pian piano si lasciano striare e colorare dall’aria di novembre. Ed effettivamente il paragone incarna bene la fragilità e la delicatezza del disco, un ascolto leggero (inevitabilmente, pezzi come Portami via rimangono a ronzare in testa per giorni da subito), ma al tempo stesso nostalgico e toccante (basti ascoltare Quando, chitarra sommessa, flauto e voce tremanti).
Insomma, le capacità non mancano, vanno affinate come in ogni progetto nascente, ma ci sono; per di più, momento e luogo sono ben propizi, vista la recente esplosione italiana di twee-pop gioioso/“giocattoloso” (per fare un nome, L’orso).
Noi, dal canto nostro, rilassiamo la mente e ci ritroviamo, come in copertina, a passeggiare su campi dorati baciati dal sole, alle soglie di un bosco.
Annachiara Casimo per Mag-Music
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