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L’entrata in scena. Il successo. Il declino. La ripresa. E poi nuovamente il silenzio. Sono passaggi cari a molti nomi che hanno avuto la loro fetta di notorietà in quel degli anni ’90, ed in questo caso Rosario Di Bella, che da “pittore di me stesso” si è trasformato in un “figlio perfetto”, per poi entrare in contatto con “Cara dolce Kyoko” contemporaneamente alla pubblicazione di “Esperanto”. E poi “I miei amici”, con tanto di pausa rotta da “Il negozio della solitudine”, e la collaborazione prima con “Voyager” e poi con il mondo delle colonne sonore, tanto nel mondo teatrale quanto in quello delle serie televisive. Un curriculum non certo disprezzabile per un uomo che avrà modo di dirci qualcosa di più proprio in questo istante…
– Caro Rosario, c’è da dire che, per certi versi, tu sei un cantautore atipico, dotato di talento e allo stesso tempo non considerato molto in quest’odierna Italia. E non sei l’unico a vivere in questa situazione…
– Ho sempre avuto sin da piccolo l’attitudine per la musica e in generale per l’arte. È un dato di fatto. Dopo quasi cinquant’anni posso dire di non essere stato mai lontano dal pianoforte più di un giorno. Ma non è mai stato per necessità è come se io fossi nato col mio strumento. Per me fare musica è una cosa naturale sin da quando ero un bambino. Mi sento fortunato di poter vivere e anche discretamente del mio lavoro di musicista. Il resto è tutto meno importante. La popolarità e il successo non sono mai stati miei obbiettivi.
– Nel tuo essere atipico prima di pubblicare un disco in studio fai passare un po’ di anni, un po’ come Frankie Hi-NRG MC, giusto per fare un esempio. Come mai questa scelta? Forse perché scrivere una canzone come si deve necessita più tempo di quanto si pensi?
– Dipende da chi scrive. Conosco artisti importanti che scrivono bei dischi anche in un anno. Per me il disco rappresenta una tappa della mia vita. E credo che i cambiamenti importanti che accadono nella vita di ognuno hanno bisogno di tempo. Così ogni quattro, cinque anni sento l’esigenza di fermarmi e di fare il punto della situazione e mi metto a scrivere un disco.
– “Pittore di me stesso” è stato l’album con cui ti sei fatto conoscere, annata 1989. “Il negozio della solitudine” è il lavoro più recente da te sfornato. Meno di vent’anni di distanza da quel disco e poco più di vent’anni fino ad oggi. Ti senti ancora un po’ “pittore di te stesso”, nonostante tutto?
– Assolutamente si. Probabilmente la fine di questi vent’anni rappresentano un giro di boa. Ritorno al passato, riparto dall’inizio dopo aver viaggiato per terre diverse in compagnia di persone a volte straordinarie.
Mi sento come allora: all’inizio di un nuovo viaggio.
– Nel 1995 esce “Esperanto”. Ti fa ancora sorridere pensare che i due singoli Difficile amarsi e Sto pensando a te, brani non troppo impegnati, ma decisamente funzionanti, siano diventate parte integrante delle musiche dell’anime “Cara dolce Kyoko”?
– Mi ricordo lo stato d’animo pulito e semplice che ha ispirato tutto “Esperanto”. Evidentemente chi ascolta il disco riceve questa sensazione.
– I nomi dei personaggi con cui hai collaborato nel corso della tua carriera vanno da Andrea Mirò a Patty Pravo, fino ad arrivare persino alla colonna sonora del programma “Voyager”. Ripensando a queste collaborazioni, quale ti lascia ancora soddisfatto?
– Negli ultimi dieci anni ho fatto talmente tante cose che non riesco a ricordarle tutte. Ho composto circa mille brani. Da dieci anni mi occupo di scrivere la colonna sonora di Voyager musicando decine e decine di documentari. Ho scritto e scrivo musica per National Geografic, per Geo & Geo per la Fao, per il cinema, per il teatro. Ho scritto canzoni per diversi cantanti.
Da ogni progetto imparo qualcosa della musica, di me e degli altri.
– Qual è il tuo punto di vista sulla musica nostrana odierna? C’è qualche personaggio o gruppo che segui con piacere? O magari più di uno…
– Seguo poco le classifiche ma ascolto molta musica e tanta radio quando viaggio in macchina. Non sento molte cose particolarmente interessanti ma credo che il fatto non sia dovuto a una mancanza di talenti o di ispirazione quanto alla miserabile condizione umana che stiamo vivendo. Mi auguro che da questo buio nasca un’esigenza di cambiare direzione. Abbiamo tutti bisogno di un nuovo modo di sentire la vita.
– Oggi pensi che stia bollendo qualcosa in pentola dalle tue parti? Nuove canzoni, nuovi progetti o magari una ristampa dei tuoi vecchi lavori?
– A dicembre sarà ristampato e ridistribuito “Il negozio della solitudine” e per il 2013 ci sarà più di una novità: sto lavorando al mio primo dvd live, a un nuovo disco d’inediti e a un progetto speciale.
Gustavo Tagliaferri
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