Il dibattito intellettuale contemporaneo continua spesso ad atteggiarsi secondo schematismi ormai logori: progressisti / conservatori, globalisti / sovranisti, elitari / populisti…
Questo agile pamphlet evidenzia alcune delle incongruenze prodotte dal pensare secondo le rigide griglie di posizioni ideologiche codificate, che si rivelano particolarmente inadeguate davanti a fenomeni connessi all’arte e alla libertà di espressione.
Aggirando la tentazione simmetrica e ugualmente disastrosa del “politicamente scorretto” a tutti i costi, l’autrice pone il problema di come oltrepassare l’automatismo dei giudizi faziosi, stimolando quell’attitudine critica che dovrebbe distinguere una platea pensante da un gregge eterodiretto.
Le soluzioni e gli antidoti al “botox” del politically correct vanno ricercati innanzitutto nella preziosa “scatola degli attrezzi” messi a disposizione dalla filosofia, quali ad esempio il “sapere aude” di Kant, o il “pensare contro se stessi” alla Foucault, o ancora la pratica sistematica del “sospetto” esercitata daNietzsche, Marx e Freud.
Yamina Oudai Celso, filosofa, scrittrice e giornalista italiana, ha conseguito il dottorato di ricerca in filosofia all’Università Ca’ Foscari di Venezia e lavora attualmente a Parigi. Ha svolto attività di ricerca e insegnamento in varie università europee e collaborato con le pagine culturali di diversi quotidiani italiani. Tra le sue principali pubblicazioni ricordiamo Freud e la filosofia antica. Genealogia di un fondatore, Bollati Boringhieri, Torino 2006.
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