La rassegna stampa delle notizie di oggi da tutto il mondo.
I liberali del premier Mark Rutte hanno vinto le elezioni nei Paesi Bassi. Con il 90 per cento dei voti scrutinati, il Partito popolare per la libertà e la democrazia (Vvd) è in testa con 33 seggi su 150.
Sconfitto il partito nazionalista Pvv, guidato dal leader populista, euroscettico e islamofobo Geert Wilders, fermo a 20 seggi, con un risultato inferiore a quello previsto dai sondaggi. Seguono due partiti a 19 seggi, l’Appello Cristiano Democratico (Cda) e i Democratici. L’affluenza è stata alta, circa dell’80 per cento. Commentando i risultati, Mark Rutte ha dichiarato che il paese ha respinto “il populismo sbagliato”.
Un giudice blocca il nuovo divieto d’ingresso di Donald Trump. Un giudice federale alle Hawaii ha sospeso l’ordine esecutivo approvato dalla Casa Bianca che limita l’ingresso negli Stati Uniti per i cittadini di sei paesi a maggioranza musulmana e sospende il programma di accoglienza dei profughi e ricorda da vicino il cosiddetto muslim ban approvato a febbraio. Il provvedimento sarebbe entrato in vigore a mezzanotte.
Trump ha dichiarato che la sentenza è uno “sbilanciamento giudiziario senza precedenti”. Secondo gli avvocati che avevano sollevato il caso, il nuovo divieto viola la costituzione perché le persone in base alla loro nazionalità.
Il senato respinge la mozione di sfiducia contro il ministro dello sport Luca Lotti. I no alla mozione presentata dal Movimento 5 stelle sono stati 161, i sì 52 e due gli astenuti. La mozione era stata presentata per il presunto coinvolgimento del ministro nella vicenda Consip.
Due attentati suicidi a Damasco. Un kamikaze si è fatto esplodere all’entrata del palazzo di giustizia della capitale siriana, uccidendo almeno 31 persone e ferendone un centinaio, soprattutto civili. Un secondo attentatore si è fatto esplodere all’interno di un ristorante, causando decine di feriti ha causato almeno 25 morti. I due attentati arrivano nel giorno in cui ricorrono i sei anni dalle prime proteste contro il regime di Bashar al Assad.
Quattro persone, tra cui due spie russe, sono accusate del ciberattacco lanciato nel 2014 contro Yahoo. Le autorità statunitensi hanno incriminato due agenti dei servizi segreti russi, Dmitrij Dokučaev e Igor Suščin, e i due hacker Aleksej Belan e Karim Baratov per aver violato più di 500 milioni di account, intestati soprattutto a giornalisti, politici e dirigenti di aziende internazionali.
Un rapporto pubblicato da un’agenzia delle Nazioni Unite accusa Israele di aver imposto un regime di apartheid nei confronti dei palestinesi. Secondo un documento della Commissione economica e sociale per l’Asia occidentale, le autorità israeliane hanno messo in piedi un sistema che separa e discrimina i palestinesi, in quanto popolo, per quanto riguarda l’accesso all’istruzione, alla sanità, al lavoro e alla casa. È la prima volta che un’agenzia dell’Onu esprime questo tipo di accuse, che sono state fermamente respinte da Israele.
Terzo giorno di combattimenti a Tripoli. Si intensificano gli scontri nella capitale libica che vedono le forze fedeli al governo di unità nazionale opposte alle milizie vicine a Khalifa Ghweil, ex leader di un governo non riconosciuto dalla comunità internazionale. I combattimenti, condotti con armamenti pesanti, si sono concentrati intorno a un complesso di lusso usato come quartier generale dall’entourage di Ghweil, di cui le forze del governo di unità nazionale hanno preso il controllo.
Si allenta la morsa del gelo che ha colpito il nordest degli Stati Uniti, ma restano molte difficoltà. La bufera ha causato la morte di sei persone, dopo aver portato le temperature anche a dieci gradi sotto zero, con venti a cinquanta chilometri all’ora. L’allerta meteo ha portato alla chiusura di scuole e uffici e alla cancellazione di migliaia voli, che stanno lentamente tornando alla normalità.
Netflix restaurerà e diffonderà un film incompiuto di Orson Welles. Il regista statunitense lavorò alla realizzazione di The other side of the wind tra il 1970 e il 1976 ma lasciò l’opera incompiuta per enormi difficoltà produttive. Girato con lo stile di un mockumentary il film è il ritratto di un grande regista alla fine della sua carriera che fornisce un quadro impietoso della Hollywood di quegli anni e più in generale del mondo del cinema.
Il protagonista era John Houston, accanto al quale compaiono altri registi come Peter Bogdanovich, Dennis Hopper e Susan Strasberg. La postproduzione del film, finanziata da Netflix, sarà curata da Frank Marshall che aveva lavorato anche al progetto originale di Welles.
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