C’è da considerare che i Carmina Burana costituiscono un corpus di testi poetici medievali dell’XI e del XII secolo contenuti nel Codex Buranus e tramandati in latino. Il codice è custodito a Monaco di Baviera e solo per 47, su 228 componimenti, si può ricostruire l’andamento melodico. Sono 112 fogli di pergamena decorati con otto miniature.
Il termine Carmina Burana venne introdotto dallo studioso Johann Andrea Schmeller nel 1847 in occasione della prima pubblicazione del manoscritto. Ed è nel 1937 che, il grande compositore tedesco Carl Orff, decide di musicare alcuni brani realizzando un’opera omonima che entra nell’immaginario collettivo internazionale, soprattutto nello splendido prologo O Fortuna, invocazione alla Dea Fortuna, alla sorte che da favorevole può trasformarsi in avversa “O Sorte, come luna, con atteggiamento incostante, sempre cresci o decresci […]”. Versi che troviamo sia in apertura che in chiusura della composizione.
Il coreografo e ideatore Mauro Astolfi si rapporta, con gli splendidi danzatori della sua compagnia Spellbound Contemporary Ballet (che nasce nel 1994 in collaborazione anche con il general manager Valentina Marini), a tutto questa incredibile eredità artistica e umana uscendone irrimediabilmente vincitore. Carmina Burana al Teatro Bellini fino al 2 aprile ha in sè una scenografia semplice ma, allo stesso tempo, maestosa in cui i tre elementi: un tavolo, una panca e un armadio vengono utilizzati a più non posso e in qualunque modo possibile. Musica, luci, corpi in un unicum leggero fatto di torsioni, spinte, sospensioni contro ogni legge di gravità. Corpi giovani ed estremamente malleabili. Carmina Burana è in repertorio in giro per il mondo dal 2006 e si percepisce.
Da vedere, quasi perfetto.
Recensione a cura di Kyo (Gaetano De Vincenzo)
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