C’è stato un tempo in cui, nella Sicilia lacerata da una furiosa guerra di mafia, si fecero largo gruppi di picciotti senza regole e senza padroni, che si misero in testa di arricchirsi con le rapine e con le estorsioni. Presto vennero coinvolti nelle faide tra vecchi e nuovi boss di Cosa nostra e si trasformarono in killer spietati. Li chiamavano stiddari. Tra la fine degli anni Ottanta e gli inizi dei No-vanta seminarono il terrore nelle province di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Ragusa e Trapani. Boss “posati”, allontanati dalle “famiglie”, li usarono come manovalanza per sistemare i propri conti interni.
Ma chi erano davvero i picciotti della Stidda? E perché uccidevano così crudelmente? Di loro si sapeva poco e niente, fino a quando non ammazzarono il giudice Rosario Livatino. Quel delitto segnò l’inizio della fine. Tre processi hanno sentenziato chi sono i colpevoli. Eppure dietro quell’omicidio eclatante si dipanano misteri ancora irrisolti.
Questa è la vera storia degli stiddari.
giornalista, è nato a Porto Empedocle. Vive a Roma e si occupa di cronaca e di storie di mafia. Per quindici anni lo ha fatto dalla Sicilia, a Teleacras e come corrispondente dei quotidiani L’Ora e Giornale di Sicilia. Da quasi vent’anni lavora al Tg5 ed è oggi vice caporedattore cronache.
Nel 2014 con il memoir Malerba (Mondadori), scritto insieme all’ergastolano Giuseppe Grassonelli e pubblicato con successo in numerosi Paesi, ha vinto il premio letterario “Leonardo Sciascia”. Al libro è ispirato il docufilm Ero Malerba, regia di Toni Trupia, premiato al Festival internazionale “Visioni dal mondo” e menzione speciale ai “Nastri d’argento”. Con Mondadori sono stati pubblicati anche i romanzi Vento di tramontana (2010) e Per una madre (2016).
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