Sarà Vinicio Capossela a chiudere lo Sky Arte Festival a Napoli con lo spettacolo “In-Sanità Oratorio al politeismo Napoletano” che si terrà stasera presso la Basilica di Santa Maria della Sanità in cui coinvolgerà alcuni artisti napoletani e gli stessi ragazzi del quartiere Sanità di Napoli. Vinicio ha spiegato un po’ quello che sarà un concerto che Sky Arte riprenderà per intero e trasmetterà in futuro.
«Ho colto l’occasione di quest’invito – racconta Vinicio Capossela – per avvicinarmi e addentrarmi di più in questa meravigliosa città che è Napoli. Io ho origini dell’interno della Campania, l’Irpinia, e, si guarda sempre con sana diffidenza alla città, invece, quest’occasione è stata, per me, quella di confrontarmi da vicino. Abbiamo iniziato a preparare questo progetto da qualche tempo, che si svolgerà in un luogo molto particolare, nel cuore della Sanità, in questa magnifica Basilica di Santa Maria alla Sanità sotto l’egida di Vincenzo ‘o Monacone, il più monaco di tutti. Io sono Vincenzo mancato, ho trovato finalmente il mio santo cui votarmi.
Questa chiesa si erge su un contesto di catacombe e dà proprio l’idea magnifica di Napoli, in cui tutto convive allo stesso tempo, la morte, la vita e, sotto la catacomba che emana l’oltretomba. Le catacombe sono di San Gaudioso, un santo venuto dall’Africa, e dà l’idea complessiva di uno dei più grandi insegnamenti della cultura popolare di questa città, il politeismo. In questi tempi di progressivo radicalismo, di radicalizzazione di ogni cosa, credo che, l’insegnamento più importante, per questa fase storica, è il contemplare il molteplice e riconoscere di essere tante cose diverse, anche in opposizione tra loro contemporaneamente. »
«Abbiamo inventato – continua Vinicio Capossela – questo “Oratorio al Politeismo Napoletano”. Basti pensare a quanti tipi di Madonne diverse ci sono a Napoli, ugualmente venerate, sarà forse questo politeismo, più che altro culturale, che contempla anche la presenza del Santo nella vita, ma soprattutto contempla il molteplice. Abbiamo allestito un concerto con una formazione di strumenti che, ritengo vicino all’architettura stessa, non solo di quella chiesa, ma di molti dei palazzi e delle costruzioni che rendono questa città così straordinaria, dove ci si sono ammassate le persone, stratificate, in cui è passato tutto, la fame, l’assedio, la storia, la musica e, in questo multistrato pervaso da un senso di sublime, che si mischia con il basso.
Abbiamo allestito una formazione di strumenti antichi, un quartetto barocco di viole da gamba e altri strumenti barocchi come la tiorba. Il barocco non è soltanto imbellettatura, è un senso di grazia e, nella sua musica c’è questo senso del molteplice, e, allora, abbiamo chiamato un artista rinascimentale, toscano, Federico Maria Sardelli, a riarrangiare, per questa formazione, alcune canzoni, per esempio “La Madonna delle Conchiglie”.
Non entro nel repertorio, mi fermo ai corresponsabili, oltre a Sardelli, ci sono Stefano Nanni, Raffaele Tiseo, tutti musicisti che hanno confidenza con questo tipo di storia. Abbiamo anche degli artisti della città, Daniele Sepe, per esempio, e, una formazione bandistica fantastica di ottoni di alcuni quartieri di Napoli, che si chiama “Scalzabanda”.
Sono ragazzi molto giovani e, con la complicità del loro maestro, hanno riarrangiato un brano che si chiama “L’uomo Vivo (inno Al Gioia)”, e, lo eseguiranno nella Chiesa e speriamo di fare un’uscita collettiva dalla chiesa e fare un omaggio a Totò, come una specie di processione. Ho invitato Sergio Vitolo, uno straordinario fabbro, che ha impersonato Pulcinella nel bellissimo film, Bella e perduta di Pietro Marcello, perché la figura di Pulcinella, come traghettatore da questo mondo sotterraneo, è una bellissima figura.
C’è un interessante saggio di Giorgio Agamben, che è uscito adesso, dove c’è questa frase meravigliosa, che credo riassuma bene il senso del politeismo napoletano: Ubi fracassorium, ibi fuggitorium – “Dove c’è una catastrofe, là c’è sempre una via di uscita”. »
Vinicio Capossela, poi, ha parlato del suo rapporto con il rione Sanità, che in questi giorni l’ha accolto con grande entusiasmo e gioia che da sempre i napoletani sprigionano. L’artista eclettico ha anche coinvolto i giovani della cooperativa “La Paranza”, cioè archeologi, restauratori e storici dell’arte, che si occupano dello studio, della supervisione e del restauro degli affreschi e dei mosaici presenti nelle Catacombe e si battono per la riscoperta del patrimonio artistico e culturale del quartiere Sanità.
«Intanto – risponde Capossela a una giornalista in conferenza stampa – abbiamo chiamato il nostro intervento “In-Sanità”, con il voluto doppio senso. Da quando ho messo piede, devo dire che è rincuorante lo spirito dei ragazzi della Paranza. Napoli è un posto dove ho trovato un sacco di gente che, al contrario di altri posti, dove tutti si definiscono artisti, ti presenta gente e dicono: “Guarda, questo fa cose bellissime”. È molto bello essere in un posto dove la gente parla bene del lavoro degli altri, quasi con orgoglio proprio. Ed è una cosa molto diffusa.
I ragazzi della Paranza, per esempio, e sentire da loro questo senso di orgoglio di vivere una rigenerazione in corso d’opera, perché non è una cosa finita o conclamata. Questo Festival mi sembra che dia voce e valore a un procedimento in corso. Il parroco della chiesa mi faceva notare che tutto è femminile nella Sanità, mentre a Forcella è tutto un po’ maschile, ci sono spigoli, mentre alla Sanità ci sono solo curve, grotte, incavi e vige soprattutto il matriarcato, anche perché i maschi sono tutti in galera.
Io ho sempre amato il concetto di quartiere. ‘O Rione, ancora più bello. Si viene permeati, da subito, dalla sensazione di essere in un luogo a parte, dove c’è anche una ritualità che ho contemplato quando ho visto, una sera, circa settanta motorini, tutti insieme, che hanno iniziato a girare fortissimo, un raduno quasi tribale. Un’ostentazione condivisa delle cose, altro che Spoon River, bisognerebbe fare una Sanità River per parlare anche solo degli abitanti di un condominio.
Questo molteplice, in ogni palazzo, è una cosa che, secondo me, nella Sanità trova, forse, la sua espressione più intatta. È un privilegio essere In-Sanity!»
0 comments