Marco Mario De Notaris: attore, regista sceneggiatore

Marco Mario De Notaris sarà in scena fino al 7 gennaio al Nuovo Teatro Sancarluccio con il suo “Nguè venire al mondo” (Petraio Produzioni), uno stand up comedy dal punto di vista di un neonato che deve affrontare le difficoltà della vita.

De Notaris è un attore, regista e sceneggiatore di poche parole, ma sul palco è un fiume in piena, un eccezionale e abile destreggiatore di recitazione e pubblico e in Nguè fa riflettere e divertire.

Marco Mario De Notaris si racconta a Tivoo

Con Nguè venire al mondo c’è un messaggio particolare che vuoi dare?

Io faccio stand up comedy nel tempo libero ed è un linguaggio del monologo, che non è fermo, non ha una forma precisa. Questo è il mio terzo da solo, e sono spettacoli che metto in una busta che potrebbero essere spettacoli ricchissimi, se dovessero avere una produzione. Voglio fare questo tipo di spettacolo, stand up comedy, con momenti di apertura e momenti di letture di poesia. Il messaggio è che sono diventato padre ed è uno scompiglio e nessuno te lo dice, e mi sembrava bello condividere questa mia nuova esperienza di padre.

Tutto nasce dall’esigenza di condividere questa tua esperienza…

Lavoro sempre su pensieri che mi riguardano, senza però essere autobiografico, anche se in Nguè c’è la nascita di mio figlio, negli altri spettacoli si affrontavano momenti di difficoltà come la peste del Trecento oppure uno più politico sulle assemblee di condominio.

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Stai pensando già a qualche altro spettacolo?

No mi piacerebbe fare degli spettacoli di autori importanti, questo penso piacerebbe a tutti, ma non so a cosa pensare per il prossimo spettacolo. Vorrei perfezionare Nguè, ma non aggiungere o togliere qualcosa, ma di rendere meno casuale la casualità. Mi piacerebbe creare un’atmosfera colloquiale dentro questi spettacoli.

Come avviene la ricerca dei brani e delle poesie che inserisci nei tuoi spettacoli?

In questo spettacolo ho messo la cornice, nell’introduzione e finale dello spettacolo, del De Rerum Natura di Tito Lucrezio Caro, perché parla dell’unione degli atomi, la vita, la morte, dove andiamo e non andiamo e, in questa cornice ho inserito tutto il concepimento dalla nascita fino al disfacimento in maniera divertente, spero non troppo superficiale. E, dentro, ci sono poesie di Peter Handke, l’Elogio dell’infanzia, di Eugenio Montale, poi c’è Karl Valentin, Lettera alla figlia Bertil, che è sempre divertente da leggere, e, Pablo Neruda, Il Figlio. È una ricerca sul senso della memoria dell’infanzia, come se fosse dal punto di vista di un bambino che non riesce a comunicare niente e anche il genitore che non comunica con il bambino, c’è uno scontro già drammatico all’inizio.

Marco Mario De Notaris intervista per Tivoo

Un figlio ti cambia la vita anche dal punto di vista artistico?

Non cambia la vita ma dovrei essere più organizzato. Mi sono confrontato con un tema più profondo con i miei poveri mezzi, anziché pensare a un’altra cosa, ho scritto questo perché mi è più vicino. Sono cose così complesse che non so nemmeno se sono riuscito a trasmetterle.

Ti ho visto qualche anno fa nel monologo de L’Anarchico in Dignità Autonome di Prostituzione, che proprio in questi giorni è a Napoli…

Sì, ho lavorato molto con Luciano Melchionna, un grande regista e lui mi ha dato tanto e gli voglio molto bene. Da qualche anno che non faccio Dignità perché succede che si è impegnati in altre cose e devi scegliere altri progetti per diversificarsi.

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Hai lavorato ultimamente anche con i The JackaL, sia nei loro video sia nel loro primo film. Ti diverti a fare queste cose?

Mi diverto sempre. È sempre lavoro ed è sempre appassionante. Io sono un professionista, la dimensione della scelta arriverà, ma quello è un privilegio per pochi.

È iniziato appena l’anno, progetti per questo nuovo anno?

Arrivare all’anno prossimo.

Intervista di Nicola Garofano per Tivoo.

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