È uscito in questi giorni al cinema, Essere Gigione. L’incredibile storia di Luigi Ciavarola, il docu- film di Valerio Vestoso, un regalo agli appassionati e a chi vuole scoprire questa macchina di successo popolare che viene da Boscoreale, un paese alle falde del Vesuvio. Il primo lungometraggio di Vestoso è un dietro le quinte che esplora, con filmati di concerti e scene più intime, la scrittura e le registrazioni dei dischi del cantante.
Un affascinante spaccato della creazione del film che ricontestualizza i quasi sessant’anni di carriera di Gigione, trasportando lo spettatore in un caleidoscopico paesaggio popolare sonoro e visivo, fatto di canzoni trash e allusive, volgari e piene d’amore. Sacro e profano si mescolano per punteggiare momenti di squisito divertimento, ecco cosa significa andare a un concerto di Gigione, solo puro divertimento di performance semplici e molto appetibili.
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Il docu-film non ha un file rouge, si allontana da molte spiegazioni, sulla motivazione e l’ispirazione di fare musica, Vestoso s’imbatte in un miscuglio disorganizzato di espedienti visivi, esotismo vuoto e soundbite trash e volgari. Canzoni frammentate in sequenza di montaggio impressionistiche e, attraverso spezzoni di filmati di feste di piazza o di ricevimenti ai ristoranti, Gigione diverte e il pubblico gli restituisce tutta l’energia, filmati di accenti piacevoli che travolgono anche il più scettico o pseudo intellettuale che sia. Un anno di riprese tra vita privata e pubblica su Luigi Ciavarola, nei primi anni il suo nome d’arte era Gigi One, poi diventato Gigione. Il lungometraggio mostra anche momenti privati, dalla cena a casa propria o con gli amici, i suoi fedeli musicisti, come il maestro Visciano che lo segue da molto tempo. Interviste ai fan, soprattutto a una sorta di storiografo di Gigione, un suo fan di Gubbio, presidente del fan club dell’artista o al ragazzino cantante che lo imita e si esibisce alle cerimonie, un vero Gigione tribute.
A fine film vengono presentati anche i due figli di Gigione, Jò Donatello e la bellissima Menayt, che aprono i suoi live e lo seguono ovunque. Un docu-film che ha avuto diverse polemiche iniziali, perché ha ottenuto il riconoscimento di interesse culturale e un finanziamento dal Mibact.
Recensione di Nicola Garofano.
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