Intrigante album d’esordio del giovane ventenne in giacca color amaranto Giacomo Marighelli alias Margaret Lee, ultima scoperta della promettente scena musicale ferrarese. “E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce” (trattasi di una colta citazione evangelica inserita da Leopardi nella “Ginestra”) si compone di otto tracce più una ghost track, autoprodotte che vantano, tra l’altro, la collaborazione di Luca Martelli (Giorgio Canali & Rossofuoco, Atroci), Samboela (Starla, Margot) e Jumbo (Reinforced Concrete). Le canzoni sono individualizzate da sonorità distorte e taglienti ridotte all’osso (chitarra pù voce, con sporadici interventi di batteria). “Un noise incompreso, schizzato, infrasettimanale” così definito dallo stesso Marighelli, che lascia ampio spazio a liriche ermetiche, farneticanti e, talvolta, teatralmente recitate (“O roba mia, vienitene con meee“). Deliri sperimentali urlati vigorosamente ed enfatizzati da un accentuato timbro “corrosivo” ed eloquente. E’ innegabile la benefica influenza musicale, soprattutto, del punk made in italy dei “fedeli alla linea” Cccp che si amalgama perfettamente con il conterraneo modello di cantautorato di Vasco Brondi (Le Luci della Centrale Elettrica), sebbene Margaret Lee si adoperi in soluzioni liriche (e non solo) di diverso calibro. E’ il primo ghiotto assaggio di una maturità musicale che promette, ma soprattutto richiede una continua progressione per non cadere nella trappola “dell’uguale a… “. Una maturità musicale da cui emergono, chiaramente, confini abbozzati e percezioni convincenti, sulle quali vale la pena insistere e che s’inserisce in un panorama musicale che ha sempre bisogno di rischiose quanto allucinate estrosità.
Miria Colasante per Mag-Music
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