In quattro è complicato, in tre è scomodo, due è il numero perfetto. A cosa state pensando, pervertiti? Due è la cifra perfetta per una band. Due è la somma compiuta. Due sono i Comanechi. Rispondono alla ragione sociale Akiko Matura (voce e batteria) e Simon Petrovich (chitarra) e dopo una serie di coloratissimi e vivaci sette pollici, “Crime of Love” è il primo parto della loro carriera. Le malelingue stanno già pensando che questo gruppo, e questo disco, suonino come una, diciamo cosi, versione alternativa dei White Stripes (su ogni mezzo della stampa musicale e non il numero due porta sempre a loro). Basta pensare che ogni duo sia un’imitazione di questi ultimi, DIAMINE! I C. col duo delle “strisce bianche” hanno poco da dividere, certo non saranno al loro livello compositivo ma sanno sprigionare un’energia invidiabile.
Il grunge è morto, è durato poco. Le riot girl sono una razza in via d’estinzione e i nostri rischiano di cadere nel filone “operazione nostalgia”. Però loro se ne fregano e vanno dritti per la loro strada. “Crime of Love” non risente della strumentazione “povera”, anzi se ci fossero stati più strumenti sarebbe stato una noia mortale. E’ figlio di quegli indimenticabili anni, delle Babes In Toyland (On n On e Mesmerising Fingers sembrano uscite dal quel capolavoro che porta il nome di “Fontanelle”) delle L7 (Death To You), del film “Singles – L’amore è un gioco” e dei festini fino a tarda notte che si fanno una volta lasciata indietro l’adolescenza (Rabbit Hole, in questo caso, sarebbe una perfetta colonna sonora).
Attendiamo i Comanechi al varco della seconda prova. Per il momento, il voto in pagella è sette più.
Marco “C’est Disco” Gargiulo per Mag-Music
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