Intervista a Enrico Molteni, bassista dei Tre Allegri Ragazzi Morti.
– Il cambiamento nel vostro sound in “Primitivi del futuro” è evidente: Il rock ‘n’ roll che vi portate dagli esordi cede il passo ai ritmi in levare. Pordenone è un ricordo lontano, ora sognate la Giamaica. Quand’è che avete deciso di spostarvi su sonorità “aliene”?
– È stato un processo semplice, lineare. Non è stata una scelta a tavolino, è venuta spontanea. Credo sia una questione di ascolti e di sofferenza legata all’annacquamento dell’identità rock nazionale. Dopo un po’ tutta quella distorsione non fa più paura.
– Perché una svolta reggae e non, penso ad alcuni generi, elettronica, folk o altro ancora? Pensate che il reggae possa trasmettere, a chi vi ascolta, ancora più calore?
– Dal mio punto di vista reggae e punk sono così legati che prima o poi ci saremmo arrivati, perché in realtà siamo sempre un gruppo punk!
– Vi siete affidati a Paolo Baldini dei B. R. Stylers per quanto riguarda la produzione. Perché la scelta è caduta su di lui? Quanto è stato importante lavorare con lui?
– Paolo è la persona che più di chiunque altro avrebbe capito noi, il disco e il progetto nella sua totalità. La sua capacità tecnica, la sua sensibilità nel suggerire gli arrangiamenti e la sua energia generale ci hanno aiutato molto a realizzare “Primitivi del futuro”.
– Quali sono le fonti d’ispirazione, umane e/o artistiche, che hanno vi hanno influenzato ultimamente?
– “Lessico famigliare” di Natalia Ginzburg, che non avevo mai letto. Per il resto, aspetto la primavera.
– Che termine ritenete sia più azzeccato per descrivere ora la vostra musica?
– C’è un colore, il blu, che racconta bene questo disco. Poi io ci vedo sempre la poesia e lo sguardo critico sul mondo nei dischi di Tre allegri ragazzi morti. Questa volta la ricetta è dubbeggiante ed è buonissima.
– In una cuffia avete “Mostri e normali” e nell’altra “Primitivi del futuro”, cosa pensate?
– “Ma chi cazzo ha mixato questo disco?“
– Primitivi del futuro, la canzone, è cruda, pessimista. Il messaggio che vuol trasmettere è riassumibile in una sola parola: Alienazione. Aggiungo pure che sembra uscita dal repertorio del giovane Vasco “Le luci della centrale elettrica” Brondi. Ci parlate un po’ di questo brano?
– È molto Vasco Brondi. Qualcuno ha detto che è molto Jovanotti. Altri dicono che è molto Almamegretta. Io non ci capisco più molto, a me sembra Tre allegri che raccontano Zerzan.
– Le canzoni ora sono ricche di sfumature, c’è più sangue nella loro struttura. I vecchi brani, nei concerti, verranno “aggiornati”? Sul palco sarete in quattro come la precedente tournée?
– I vecchi brani non verranno aggiornati, verranno mescolati con i nuovi. Saremo in quattro, il trio classico più Stefano ai “colori”. Stiamo provando molto e suppongo saremo più bravi del solito!
– Ultima domanda riguardante la vostra etichetta, La Tempesta. Prossime uscite?
– Amor Fou, Uochi Toki e poi si vedrà!
Marco “C’est Disco” Gargiulo per Mag-Music
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