Suonare nella propria città d’origine può sembrare la cosa più facile per una band che è riuscita a tagliarsi una fetta di pubblico nel panorama musicale italiano, ma a volte non è precisamente così. Si gioca in casa. I problemi nascono quando la formazione ormai consolidata della band perde un componente piuttosto fondamentale.
Stiamo parlando dei triestini Trabant, che in occasione del festival di fine estate Sotto lo stesso cielo si sono proposti live in tre, anzichè in quattro. È la prima cosa che si nota quando i tre ragazzi salgono sul palgo, privi della componente femminile che eravamo soliti trovare alle tastiere e ai synth.
Ed è così che il concerto inizia e, effettivamente, si sente che manca qualcosa. Per chi si era abituato e innamorato delle note colorate dei synth, in questo concerto si sente un attimo spiazzato. E’ quello che ho pensato durante i primi due pezzi, The Emptyness e Waste of Time. Poi, come per magia, si è andati oltre. I brani tratti dai loro due album vengono riproposti leggermente rivisti per supplire le tastiere, e c’è da dire che il risultato è notevole. Diverso da quello proposto su disco, certamente, ma ugualmente godibile.
Il basso guadagna (finalmente) spazio e importanza, inseguendo e accompagnando i riff danzerecci di chitarra. La batteria non manca un colpo e scandisce il tempo dei balli e del pogo del pubblico, numerosissimo e coinvolto, che invade la piazza davanti al palco e che si diverte un sacco. I tre Trabant sono in forma e si divertono a loro volta.
La variegata scaletta, che alterna pezzi del primo “Music 4 Losers” e dell’omonimo album “Trabant“, sorprende i presenti anche per quale cover infra-pezzo, tra le quali ricordo solamente Horny di Mousse T. Dopo almeno un paio di uscite e entrate al suon di “we want more, fuori fuori fuori”, il concerto giunge all’apice con il singolo tormentone Ah Oh Aficionados, cantato dai tre (mentre ballavano in mezzo alla gente) senza supporto musicale, se non i cori del pubblico e il battito di mani a tempo. Concerto pure abbastanza lungo, quasi un’ora e mezza. Una figata insomma.
E alla fine la mancanza dei synth non la senti neanche più di tanto, e questa è la prova di una grande capacità di riarrangiare i pezzi in modo che non sembrino incompleti.
Che altro aggiungere?
Three is the magic number.
Scaletta:
The Emptyness
Waste of Time
False Start
Less is Less
Sick and Tired
Social Weapon
Mademoiselle PMD
As a Weekend
187 pc
Gone Too Far
Sofa
Hostile Commando D.I.Y.
So Proud
Hahaha
Scorpio vs Gemini
Tonight Party
Ah Oh Aficionados
Bis:
Waste of Time
Sofa
Foto di Roberto Lisjak
Michela “Mak” De Stefani per Mag-Music
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