“Il resoconto di un pezzo di vita: felicità, disperazione, rabbia, amore”. Così dice il comunicato stampa di “Rooster on the Rubbish”, lavoro d’esordio dei Redroomdreamers. Sembra essere un pezzo di vita importante quello che si vuole richiamare: prima l’avventura nei Growing Ocean, poi la triste scomparsa del loro compagno di viaggio Inigo Grasso. Sollevati dai forti sentimenti scaturiti dagli avvenimenti sopra descritti, Dario e Alessio, rispettivamente voce/chitarra e batteria, decidono di mettere in moto una nuova macchina che sembra avere tutte le carte in regola per lasciare il segno.
Dopo l’arrivo di Simone e Stefano, uno al basso e l’altro alla seconda chitarra, il viaggio non può che avere inizio fino al 15 ottobre, data d’uscita dell’album ed effettivo inizio di una nuova avventura. 12 belle canzoni, spesso nel senso più puro del termine, a sostegno di un indie-rock che mette i piedi negli ormai lontani ’90. I riferimenti sono molteplici: dagli American Music Club ad alcuni Pearl Jam, da Beck a Smog. L’accoppiata iniziale, Off Star e New Year, dà subito una forte spinta tra distorsioni e commozione. Sorprende, successivamente, The Dog: una spruzzata d’indie-pop primaverile, qualcosa a metà tra Pavement e Belle & Sebastian. Melodie accese, ma nello stesso tempo da ascoltare con gli occhi chiusi, vanno a braccetto con ritmi decisi ma mai troppo tesi; ascoltate Souvenir e Psychoterapy e mi darete ragione. Ben fatte anche le due ballate Bye Bye ed anche la conclusiva Friend (a son for Inigo).
Un album dai toni urgenti, spesso molto espressivo e persuasivo, anche se c’è da ammettere che le atmosfere di tanto in tanto diventano troppo meditanti rischiando di far annoiare l’ascoltatore. Tralasciando questo piccolo neo, “Rooster on the Rubbish” è un esordio con i fiocchi per una band che con un tocco di convinzione in più potrà diventare tra le maggiormente accreditate in Italia.
Davide Ingrosso per Mag-Music
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