Apro la porta e mi trovo in una stanza piena di luci e colori allegri. È tutto delicato, solare e tiepido, sembra il primo giorno di primavera dopo un lungo e gelido inverno. Incontrare Heidi mette proprio di buon umore, non c’è che dire.
Easy easy tale, intro del disco, sembra la colonna sonora del disgelo e dello sbocciare dei primi fiori tra la neve. Si capisce subito che la splendida e morbida voce di Celeste Carboni ci guiderà leggera tra paesaggi allegri e momenti aggraziati. Ma non c’è solo questo: non mancano alcune impennate strumentali classicamente post-rock come in Black Keys, Geometric Plane e The History of a funky Nanny Goat.
Ma quello che serpeggia sempre sotto tanta purezza è il rompere gli schemi per poi riprenderli subito. Quasi come se tutto il lavoro fosse una bella favola o un gioco. E giocare su questi passaggi, su questi emozionanti sali-scendi agli Aedi riesce proprio bene. Non abbiate fretta di spegnere il lettore dopo l’ultima traccia, forse tutta questa delicatezza nasconde qualcosa di più inquietante…
Post-folk? Forse…
Daniele Bertozzi per Mag-Music
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