Con notevole ritardo rispetto la data ufficiale d’uscita giunge qua, a destinazione, “Devil’s Breath”: l’ultimo lavoro della formazione salentina capitanata dai fratelli Rizzello. Dal lontano ‘93 a oggi di acqua sotto i ponti ne è passata e oggi, la band Leccese grazie all’accordo con la (ormai, purtroppo, defunta) etichetta italo – olandese Bigmud si affaccia prepotentemente al di fuori dei confini casalinghi. “Devil’s Breath” amplifica quanto già descritto nel precedente EP; infatti, raccoglie al suo interno le versioni rimasterizzate dei tre brani rinfrescandone l’impatto e attualizzandone i colori per rapportarli alle ultime produzioni.
Gli Essenza qui si spingono un po’ oltre, sembrano volersi reinventare e affrontano il grande pubblico armati di tendenze lievemente più speed. C’è molto più Megadeath rispetto al passato pur mantenendo quell’aura “old british” che tanto li aveva contraddistinti nei lavori precedenti. Di fatto, l’ormai ben rodata Deep into Your Eyes funge da cornice alle preziose Rock ‘n’ Roll Blood e (Universe) in a Box dove, specie in quest’ultima il songwriting scalciante, raggiunge livelli impressionanti. Potremmo parlare quindi di evoluzione ma non è certo questo il punto. “Devil’s Breath” sconfina in un Heavy meno datato, più “tecno-cratico” capace di rielaborare quelli che potremmo definire i luoghi comuni sfoderati da Queensrÿche e Maiden per trasformarli in una sorta di valore aggiunto. Flighting the Wind ricalca più di ogni altra questo profilo; un buon esempio di come una certa N.W.O.B.H.M. non ha scadenza e, anzi, può anche essere sottoposta a operazioni chirurgiche che ne ridisegnano i connotati, Edge of Collapsed World si espone come poderosa cavalcata illuminata da una sessione ritmica imponente. Un album solido, vivace e a tratti molto diretto, aggressivo quel tantino che serve ma con un occhio di riguardo alla “vernice della carrozzeria”. “Devil’s Breath” si presenta bene, dall’accattivante copertina in stile vecchio vinile apribile fino al suono; complessivamente molto ben curato e pulito. L’Italia, e in questo caso il sud, si fa portavoce d’idee che per quanto non innovative si fanno apprezzare per la naturalezza con cui sono esposte.
“Devil’s Breath” non è il colpo di coda di chi insegue un obiettivo da quasi vent’anni, “Devil’s Breath” è una conferma, una riprova di quanto questi ormai non più troppo giovani rockers cercano di urlare al popolo da svariate lune. È semplicemente una pagina di storia della banda Rizzello che, attraverso una lettura più approfondita, ne svela il carattere coriaceo e roccioso degno di chi ha sempre convissuto con il rock, quello vero, quello sudato.
Cecco Agostinelli per Mag-Music
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