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Data campana per il ferrarese Vasco Brondi aka Le luci della centrale elettrica. Inizialmente prevista all’Ex Poseidon di Poggiomarino, è stata spostata alla Casa della musica di Napoli. L’accogliente location (rimessa a nuovo da quel che vedo) raccoglie molte persone, di cui un buon ottanta per cento sono ragazzi sui vent’anni, eccitati ed emozionati. Sullo sfondo del palco capeggiano i palazzi della copertina di “Per ora noi la chiameremo felicità” realizzati dal fumettista Andrea Bruno.
Sono le undici passate quando la band sale sul palco: Lorenzo Corti (Cristina Donà, Cesare Basile) alla chitarra elettrica, Rodrigo D’Erasmo (Afterhours, Roberto Angelini) al violino, Cristian Calcagnile (Cristina Donà) alla batteria e, naturalmente, Vasco Brondi alla voce e chitarra acustica. Mi piacerebbe aprire un paragrafo solo sul ruolo della batteria in questo concerto, ma mi sembra esagerato; mi limiterò quindi a dire che, con l’apporto di questo strumento, le canzoni de Le luci della centrale elettrica, dal vivo, acquisiscono un fascino in più. L’inizio è affidato a “Cara catastrofe”, seguita con Piromani e il suo “E andiamo a vedere le luci della centrale della centrale elettrica”, cantato a squarciagola da tutti i presenti; Quando tornerai dall’estero abbandona la piattezza della versione in studio e diventa uno dei vertici della serata; non è da meno Anidride carbonica, forse il momento più “duro” del concerto. Trafitto, cover dei CCCP Fedeli alla linea, deflagra in modo così caotico che il riconoscimento del pezzo stesso risulta arduo. Da rivedere.
“Io vengo da un altro mondo, da un altro quartiere, da un’altra solitudine. Oggi come oggi, mi creo delle scorciatoie. Io non sono più dei vostri.” Tra una canzone e l’altra, tra un applauso e l’altro, riecheggia nel Palapartenope La solitudine di Léo Ferré, da dove il Nostro ha estratto il titolo del suo ultimo lavoro.
Chiude il concerto La gigantesca scritta COOP. Se ad inizio concerto urlavamo “E andiamo a vedere le luci della centrale elettrica”, ora ci ritroviamo a cantare “E i CCCP non ci sono più, i CCCP non ci sono più”. Ci sarebbe da scrivere un capitolo sugli ormoni a mille delle ragazze presenti, ma non credo che questa sia la sede adatta.
Chapeau.
Foto di Gemma Capezzone
Marco “C’est Disco” Gargiulo per Mag-Music
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