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Uscito lo scorso 11 ottobre per l’etichetta Eclectic Circus, ”Il sangue” è l’album con cui Vincenzo Fasano fa il suo esordio nel circuito della musica italiana indipendente. Cantautore di origini siciliane, ma cresciuto tra la nebbia mantovana e i portici bolognesi, Fasano rischia di arrivare fuori tempo rispetto a gusti e correnti cantautoriali degli ultimi tempi.
“Il sangue” è sicuramente un disco che ben presenta le doti del musicista, dieci tracce che si divincolano tra chitarre tanghere e calde sonorità folk nostrane; armonie che fanno da sfondo alla voce rauca, urlatrice e diretta di Fasano.
La sua immediatezza vocale e intensità con la chitarra, suoi punti di forza, rischiano di non giocare a favore del cantautore tanto da farlo cadere nel grosso calderone fatto di cantanti, chi felice chi un po’ meno, che urlano sentimenti e incazzature.
L’album vanta la partecipazione di musicisti di tutto rispetto come Riccardo Sinigallia che in Non ritiro quel che ho detto si occupa dei suoni del moog; in Se fossi In me, invece, ritroviamo il piano dell’eccentrico Dino Fumaretto. Altra nota ospitata, quella di Gionata Mirai del Teatro degli orrori nella title-track. Le diverse presenze artistiche non aiutano però le dieci tracce a trovare una loro personalità e a differenziarsi tra loro.
In più occasioni la sua voce rischia di ricordare i due Vasco nazionali, come un primissimo Rossi che oramai non c’è più e un Brondi con i suoi alti e bassi vocali.
Nonostante la considerevole qualità di Vincenzo Fasano, il disco non riesce a convincere del tutto; forse proprio perché le nostre orecchie son state troppo bombardate e abituate a certe urla.
Ma nella vita si sa, purtroppo, ci vuole culo!
Paola Rondini per Mag-Music
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