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Atari, come la nota casa produttrice di videogames. Ma Atari anche come una prova che partire alla scoperta, per non dire alla riscoperta di altre forme di vita è sempre molto confortante, mentre si attraversano pianeti inizialmente quasi sconosciuti solcando un territorio caratterizzato da curiosi rigonfiamenti, lontano dall’essere liscio e scivoloso. Perché tutto ciò? Forse perché questo nome è identificabile come il covo di due musicisti napoletani, le cui idee portano alla luce un’altra faccia dell’elettronica conterranea del 2011.
Se la forma di vita conosciuta come The Sleeping Cell aveva come destinazione (anche) i club, cercando di dar loro un restyling, molto più dolcemente dei Silicon Dust (questi ultimi molto devoti a Chemical Brothers e Prodigy), il progetto Atari, a quattro anni di distanza dall’esordio “Sexy games for happy families”, si mostra davvero sotto effetto di stelle bollenti, e il titolo non è un programma. Specialmente se queste hanno al loro interno arrangiamenti spezzettati, prima scarni e poi imbevuti di vocalizzi (Casually), melodie che sarebbero garbate molto ai Daft Punk di “Discovery” (Jack you are a scientist) o anche a, richiami introduttivi floydiani (Black Ink) e addirittura echi di Coldplay (Becomes a whale). Un dolce la cui guarnizione sa di pop e new wave. Non è da tutti i giorni pensare che un disco totalmente made in Italy possa essere stato prodotto interamente all’estero, eppure questo ritorno dà una simile impressione. Anche con un singolo come If my brain was a program.
Le stelle bollenti faranno stare male, ma esclusivamente di piacere.
Gustavo Tagliaferri per Mag-Music
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