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Giorni oscuri, notti bianche. L’inversione degli eventi naturali è in qualche modo coincidente con il cambiamento che le ha sfiorato la pelle e da quel momento in poi non l’ha più abbandonata. La lenta evoluzione della sua personalità, agli esordi quella di una fanciulla dall’attitudine punk posseduta dal desiderio di dominazione sul prossimo a suon di musica, e oggi sempre più vicina a quella di una creatura che rapidamente scivola sul concetto di suono rompendo ogni barriera e aprendosi a nuovi orizzonti. Chi è lei? Il suo nome è Tiffany, Tying Tiffany. Così estera, eppure in realtà così italiana. Legata prima, slegata progressivamente. Ma senza comunque abbandonare l’identità di origine. Una sirena, effettivamente. E le odi agli MP3 e le autobiografie (Pazza) erano solo una (fantastica) parte di quello che aveva in serbo.
Se già ricantare il Santo Niente in chiave dark è stato un altro passo fondamentale della crescita, adesso l’occhio vaga tra due dimensioni, entrambe chiara espressione di quella stessa dicotomia di cui lei stessa parla. Mistero e paura incontrano forza e vitalità. Persino considerando quello che è il pubblico generale di “FIFA”, e la fortuna di essersi fatta sentire anche da loro con un brano molto carico come Drownin’.
“Life can be so dangerous, everybody takes a tumble. Everybody is dangerous, I am drownin’… “.
Azione principale: dissolversi. Scappare con il sole dentro da qualcosa che non si riesce a far entrare dentro perché troppo estraneo alla propria persona, e contemporaneamente risuonare la new wave raggiunta e aggrappata negli anni come proprio manifesto stilistico e vitale. In buona compagnia, vista la scarica elettrica di She Never Dies, o i ritmi marzial-industriali di New Colony, che fanno da sfondo al triste presagio della fine di un’epoca. Un capitolo a parte meriterebbe il terzetto Universe–Unleashed–5 AM: passionale la prima, imbevuta d’ingredienti tipicamente acid style la seconda e spaccata in due la terza, con i suoi tamburi introduttivi che mutano in una trasposizione sonora di un sogno a occhi chiusi, contrariamente a quando questi era a occhi aperti, con Sinistral. Prima dell’interruzione dovuta al duetto presente in Lepers of the Sun, dove si giunge a lidi maggiormente rock. Ecco, questo è il contrasto. Ma non per questo meno riuscito.
Coronano il tutto la pioggia di synth di Dark Day e la coda introspettiva di White Night, conferme delle proprie dichiarazioni d’intenti portate a ottimo fine. Una dissoluzione non-dissoluzione, perché le tracce che ne vengono fuori non sono che elementi di un graduale principio di maturazione come il suo.
“I lose myself in time again… “.
Tying Tiffany non sarà più la Ragazza Suicida di un tempo, ma ascoltando un album come “Dark Days, White Nights” è giusto parafrasare Sentimiento nuevo di Franco Battiato, secondo la quale “è bellissimo perdersi in questo incantesimo“. Figuriamoci poi se lo si molla sul più bello. È scontato dire che questo passo, al momento, non è per niente previsto. O sarebbe più consono dire per nulla?
Gustavo Tagliaferri
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