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The Last of Us: la nostra recensione

In questi ultimi anni l’industria videoludica non se la sta certamente cavando bene, le software house e i publisher cercano disperatamente un modo per portare avanti le proprie finanze e i propri investimenti finiti male a causa di prodotti leggermente poco consoni per il settore. Alcuni sopravvivono, altri utilizzano metodi spiccatamente furbi e altri ancora cercano di proseguire la loro strada creando vere e proprie opere che potrebbero far molto discutere negli anni a venire. In questo caso parliamo senza dubbio di Naughty Dog che, in questa generazione è stata una delle software house più coraggiose dell’industria, non solo per quel capolavoro, chiamato Uncharted ma anche per The Last of Us, gioco annunciato praticamente a sorpresa durante i VGA del Dicembre 2011. Un titolo action/survival che già all’epoca destò l’attenzione quasi di tutti i videogiocatori e la stampa. Dopo ben due anni di attesa, ho potuto finalmente metterci le mani sopra e completarlo, passando tre dei miei giorni videoludici più belli ed intensi che abbia mai vissuto in questa generazione di console ma prima del fatidico giudizio, forse è meglio approfondire le origini di The Last of Us.

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L’incubo del Cordyceps

Le origini di The Last of Us, sono molto ambigue, il gioco è nato infatti per puro caso, mentre alcuni membri di Naughty Dog erano alle prese con un documentario della BBC, incentrato sul fungo parassita realmente esistente chiamato Cordyceps, questo ha la capacità di infettare le formiche, prendendo il controllo dei muscoli e del cervello. Un virus innocuo nel nostro mondo ma che invece per gli sviluppatori è stato il trampolino di lancio ideale per creare un nuovo universo di gioco. Se nella realtà questo virus è innocuo, nell’universo di The Last of Us è stato in grado di  decimare l’intera popolazione mondiale trasformandola in terribili bestie alla ricerca continua di carne, riducendo i pochi sopravvissuti a vivere all’interno di zone di quarantena, controllate dal “governo”. Se questo sembra avviare la premessa verso la più classica zombie story, beh…vi sbagliate di grosso, la storia di The Last of Us è cupa, triste e soprattutto molto umana ricca di molte morali che si pongono come vere e proprie basi per l’intera narrazione. Il gioco si apre con prologo a dir poco sconvolgente con protagonista Joel, il quale vivrà in prima persona l’intera diffusione del virus, mostrando anche alcuni elementi che i ragazzi di Naughty Dog hanno saldamente nascosto fino all’arrivo nei negozi del titolo. Dopo il movimentato prologo, sono passati circa 20 anni e Joel ormai ingrigito dagli anni, vive all’interno di una zona di quarantena di Boston trafficando armi e provviste. Sarà proprio a causa di questo lavoro che farà la conoscenza con Ellie, personaggio chiave dell’intera vicenda che a mio modesto parere potrebbe candidarsi senza problemi come miglior personaggio videoludico dell’anno.

L’intera vicenda ruoterà praticamente sul rapporto di amore e odio che li spingerà a collaborare in questa lunghissima avventura on the road. Purtroppo a causa di alcuni limiti imposti da Sony, non posso entrare nel dettaglio ma sappiate che l’impianto narrativo è senza dubbio di prim’ ordine, una sceneggiatura ricchissima di colpi di scena che riesce nell’arduo compito di rompere definitamente la barriera fra cinema e videogiochi. Il mondo che Joel ed Ellie esploreranno nel corso del gioco, maturerà drasticamente il loro rapporto evolvendoli sempre di più fino al colpo di scena che segnerà l’evoluzione completa di uno dei due. La lunga di scia di crudeltà prefissa da Naughty Dog si ripercuoterà per tutta la durata dell’avventura, nei panni di Joel conosceremo molti sopravvissuti, segnati da eventi particolari che li hanno costretti ad agire di conseguenza. Ogni personaggio che incontreremo sarà infatti particolarmente caratterizzato, tanto da mettere persino in dubbio la nostra moralità portando noi giocatori a riflettere sulle nostre azioni, mettendoci il più delle volte un vero senso di angoscia facendoci sentire immorali nei confronti delle nostre vittime. Il tutto è orchestrato in modo praticamente magistrale, giustificando persino l’eccessiva violenza con la quale Joel ed Ellie dovranno fare i conti. In questo caso in The Last of Us, il vero problema non sono gli infetti ma gli umani che, ogni giorno cercano disperatamente cibo, armi e risorse varie per sopravvivere, formando vere e proprie bande di sciacallaggio, volte ad uccidere chiunque gli capiti a tiro. Seguire il corso degli eventi non sarà facile visto che la nostra moralità verrà messa in dubbio più di una volta, costringendoci a porre una domanda che potrebbe perseguitare molti di voi per l’intera avventura, “chi sono davvero i cattivi ?”

Noi uccidiamo per sopravvivere

Se l’enorme apparato narrativo sembra vantare già di per se una premiazione a pieni voti, lo stesso può dirsi anche del gameplay che a differenza di molte altre produzioni con una trama complessa, non ne sacrifica minimamente la giocabilità. Il lavoro svolto sul gameplay è senza dubbio di primo ordine, Naughty Dog è stata in grado di unire tre generi differenti in un unico intruglio: azione, survival horror e stealth. Tre elementi che si sono rivelati davvero molto interessanti, non una vera e propria rivoluzione ma quanto basta per offrire un gameplay ben ritmato che non annoi mai il giocatore di turno e se a questo va poi inserito il comodissimo grafting degli oggetti, diventa impossibile non premiare a pieni voti anche la giocabilità. Essendo un titolo survival, si potranno recuperare oggetti di molte sfaccettature, come chiodi, bottiglie, bende e via dicendo, oguna di queste potrà essere utilizzata come un determinato tipo di arma e visto che le munizioni per le armi scarseggiano, diventa l’opzione migliore.

La creazione della armi è fondamentale nel gioco, visto che molto spesso avremo a che fare anche con alcune orde di infetti che richiederanno molta strategia per essere eliminati e fra questi quelli più particolarmente dotati sono i Clicker, essere privi della vista ma dall’udito davvero molto acuto che alla prima vibrazione sono capaci di uccidervi in un solo attacco se non si è provvisti di un coltello. Molto spesso la strada migliore da percorrere con gli infetti è sempre quella più silenziosa, la loro velocità specie se in gruppo può essere davvero letale, soprattutto nelle prime fasi di gioco, dove le armi scarseggiano.

Se si vuole godere appieno dell’esperienza, il mio consiglio è quello di giocare con calma ed esplorare ogni minimo angolo, molto spesso in questo modo potrete salvarvi la “pellaccia” grazie ad alcune provviste tenute segrete in alcune abitazioni. Ultimo avvertimento sul gameplay riguarda proprio l’intelligenza artificiale dei nemici, non solo questa è curata ai massimi livelli ma permette anche approcci differenti al giocatore, grazie ai repentini cambi strategici che compiono gli umani, pronti ad accerchiarvi o cambiare continuamente i propri pattern d’attacco. Sia umani che infetti sono un pericolo contino nel mondo di gioco, ad intensificare drasticamente la tensione del giocare, sono gli oggetti, che  verranno costruiti tutti in tempo reale, costringendosi a ripiegare in zone strategiche. Nel mondo di The Last of Us, tutto questo non è da sottovalutare e come dice Joel, “uccidiamo per sopravvivere”. Anche se The Last of Us non è un open world, bisogna ammettere che gli sviluppatori hanno cercato di rendere più aperta possibile l’esplorazione degli ambienti che seppur lineari, offrono comunque tanta esplorazione che terrà occupati i giocatori per molte ore alla ricerca dei collezzionabili fra i quali spiccano lettere e documenti vari che approfondiscono la terribile situazione in cui l’intera popolazione vive.

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Cooperare per sopravvivere

Vista l’assenza di una modalità cooperativa per la campagna, un team esterno di Naughty Dog invece si è occupato di sviluppare una modalità multiplayer che cercasse di riprendere il più possibile il filone survival del single player. Il gameplay con il quale avremo a che fare è praticamente immutato da quello in single player, l’unica differenza è il ridimensionamento tecnico per il resto è tutto identico. I giocatori all’inizio della modalità dovranno scegliere due fazioni, Cacciatori e le Luci, una volta scelto, ogni giocatore riceverà un clan con il quale dovrà resistere ben 12 settimane, ogni partita equivale ad una giornata. Le modalità di gioco sono due:

Caccia ai Rifornimenti è un classico deathmatch nel quale però ci sono alcune piccole differenze che sono le scatole di provviste, le munizioni ridotte all’osso e l’obbligo di fare squadra con i propri compagni, visto che si può morire davvero alla svelta in un paio di colpi. Una volta abbattuto un avversario, qualsiasi giocatore avrà il compito di finirlo a terra con una sorta di fatality molto “gore” e prendersi tutte le sue provviste. I risultati ottenuti alla fine della partita implicheranno anche lo status del nostro clan che potrebbe portare la popolazione ad ammalarsi o a morire. Se invece tutto andrà per il verso giusto, oltre a sanare la fame e le malattie, troveremo anche altri membri. Più membri accoglieremo più oggetti, armi e skill sbloccheremo.

Sopravvissuti è una sorta di deathmatch votato al survival puro, dove ogni minimo errore vi costerà la vita e se la perderete, beh avrete perso e non potrete tornare in vita. Per quanto riguarda le regole del clan, sono sempre le stesse, quindi attenti quando tenterete la fortuna con questa modalità, a pagarne le conseguenze sarà la popolazione del clan.

Molto probabilmente nei prossimi mesi, il comparto multiplayer sarà sicuramente ampliato ma le sette mappe e il tipo di gameplay, offrono comunque molto divertimento e soprattutto quello che manca al giorno d’oggi in questo genere, la cooperazione.

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Un capolavoro artistico d’altri tempi

Per quanto riguarda il comparto tecnico, siamo letteralmente rimasti affascinati dall’universo creato da Naughty Dog, ricco di atmosfera, malinconico e cupo. Realizzato davvero in modo impeccabile, con l’intera vegetazione che in 20 anni è riuscita a riprendersi di nuovo tutte le città, ormai quasi prive di vita, similitudini che richiamano molto il film di “Io, sono leggenda”. The Last of Us è senza ombra di dubbio il titolo più spettacolare che si sia mai visto in questa generazione, modelli poligonali ultra dettagliati, ambientazioni pregiatissime e molto ispirate, intelligenza artificiale ai massimi livelli ed effetti di luce che rasentano quasi il fotorealismo. A questo va poi inserito un comparto audio eccellente sia per quanto riguarda il doppiaggio inglese che italiano. Da premiare poi la scelta di non inserire un sottofondo musicale che accompagni i giocatori, lasciando l’orecchio di turno ad ascoltare gli incredibili suoni della natura che si sviluppano nel mondo del gioco, come il bellissimo cinguettio degli uccelli, il rumore delle foglie scosse dal vento  e il meraviglioso effetto della pioggia che picchietta sui palazzi ormai in continuo decadimento. The Last of Us lascia pochi dubbi e prende molti meriti, quindi risulta molto difficile non etichettarlo come il miglior gioco di questa generazione.

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Commento finale

Abbiamo assistito a tantissime produzioni che hanno cercato inutilmente di fondere narrazione e gameplay, fra i più riusciti ci sono Mass Effect e Metal Gear ma The Last of Us si spinge molto oltre il topic videoludico classico, mettendo in risalto dei personaggi il cui solo sguardo porta delle forti emozioni al cuore del giocatore, per non parlare poi della forte presenza di momenti davvero emozionanti che toccano i picchi massimi visti nel mondo dei videogiochi fino ad ora. The Last of Us oltre ad essere il miglior gioco di questa generazione è anche un titolo molto significativo per l’evoluzione del medium videoludico in se. Naughty Dog ha dimostrato che c’è ancora speranza per creare un prodotto in grado di emozionare il pubblico di giocatori, senza dover obbligatoriamente solo divertire.

VOTO : 10/10

PRO

-Tecnicamente è il gioco più bello di questa generazione-

-Narrazione e gameplay si fondono alla perfezione per creare un prodotto perfetto-

-Il crafting degli oggetti è divertente-

-Longevità di altissimo livello e alto tasso di rigiocabilità-

-Doppiaggio praticamente superbo-

-Impossibile non amare Ellie e la curiosità sul mondo che la circonda-

-Il multiplayer funziona alla perfezione, grazie alla cooperazione-

-Intelligenza artificiale alle stelle-

CONTRO

N/D

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