One Piece Pirate Warriors 2: la nostra recensione

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Il 2012 è stato un anno discretamente interessante per la mole di titoli proposti al pubblico di videogiocatori, allo stesso tempo però è stato anche un anno molto interessante per i fans del manga di One Piece che, hanno potuto ammirare in tutto il suo splendore One Piece: Pirate Warriors, gioco che più che altro è servito come trampolino di lancio per il manga di Eiichiro Oda sulle nostre console domestiche. Sviluppato da Omega Force/Tecmo Koei e pubblicato da Namco Bandai, One Piece Pirate Warriors è diventato in poco tempo una delle migliori trasposizioni in ambito Musou, ma di quale genere stiamo parlando? Andremo subito ad analizzarlo…

Samurai Pirateschi

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Il genere Musou è stato battezzato da Tecmo Koei all’albore dei tempi di PS2 con una delle saghe più longeve della storia videoludica, i Dynasty Warrior, ambientati nella Cina feudale. La caratteristica principale di questi Musou è quella di piazzare il giocatore all’interno di un enorme mappa composta da milioni di nemici a schermo con il compito di portare a termine determinati obbiettivi sparsi per le varie zone.

Il focus principale sono ovviamente le scazzottate e suon di mosse speciali e tecniche acrobatiche di grande effetto, una sorta di picchiaduro ad arena. All’apparenza semplice e ripetitivo ma contenutisticamente bello corposo. Tralasciando l’excursus sui vari capitoli della serie, Namco Bandai ha più volte pensato di prendere in prestito questo genere e combinarlo con alcuni dei manga ed anime più famosi del Giappone.

Il primo esperimento è stato ovviamente Gundam, finito male con il terzo episodio e proseguito ancora peggio con l’adattamento del manga di Hokuto no Ken. Le carte in tavolo sono poi cambiate con One Piece Pirate Warriors, il quale si è preso la briga di apportare finalmente una leggera varietà al genere di appartenenza grazie all’introduzione di discrete sezioni platform e spettacolari combattimenti accompagnati da ottimi Quick Time Event.

Il risultato è stato quindi più che soddisfacente, anche se alcune critiche non sono comunque mancate, come la mancanza di tantissimi personaggi giocabili e alcuni tagli sulle varie saghe prese in prestito dal manga. Insomma potremmo definirlo una sorta di vero e proprio esperimento a quello che sarà poi il vero piatto forte, ovvero One Piece Pirate Warriors 2.

Il ritorno della ciurma di Cappello di Paglia

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Approdato il 20 Marzo sul territorio asiatico, One Piece Pirate Warriors 2 prende direttamente esempio dagli errori compiuti nel precedente episodio, proponendo non solo una storia originale, sviluppata direttamente dagli sceneggiatori di Omega Force ma propone anche ben 37 personaggi a discapito dei soli 13 proposti nel primo episodio. La release del gioco è avvenuta in contemporanea su PS3 e PSvita, questa mattina però non vi proporremo la recensione del capitolo casalingo bensì quella della versione portatile.

Premettiamo innanzitutto che entrambe le versioni sono pressochè identiche e non sono munite di contenuti esclusivi che la differenziano dall’altra. La scelta di recensire la versione PSvita è non quella PS3 è nata sopratutto a causa di una mancata localizzazione in Italiano di quest’ultima. Consci che la stampa internazionale non si prenderà la briga di spendere due parole su questa versione, c’è ne assumiamo noi la suddetta responsabilità di proporre al pubblico il nostro parere. Oltretutto essendo un prodotto equivalente a quello casalingo alla fine la recensione si avvale di prendere comunque in considerazione anche quest’ultima.

All’arrembaggio

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Una volta avviato One Piece Pirate Warriors 2 ci si inizia fin da subito a rendersi conto di come Omega e Koei abbiano drasticamente modificato il loro titolo, in sostituzione del Diario Principale, troviamo infatti la modalità Dream Story, una storia originale ambienta nel Nuovo Mondo che mette in scena alcuni dei migliori personaggi visti nel manga o nell’anime. Il plot è molto semplice ma bisogna dire che non brilla proprio di originalità è risulta quindi essere un mero appellativo volto al fan service puro per i fans. Difatti vedremo alcune delle più improbabili alleanze fra pirati e marina. Ad un certo punto dei vari capitoli si metteranno in saldo ben tre alleanze diverse :

L’ “Alleanza Pirata” formata dalla ciurma di Barba Bianca è quella di Cappello di Paglia

La Marina è invece capitanata dal letale e distruttivo Akainu

La “Grande Alleanza Pirata” capitanata da Barbanera ( villain di tutto il gioco ) e Gekko Moria.

Tre fazioni che nel corso del gioco si alleeranno per combattere un unico nemico per poi dividersi e rifarsi la guerra a vicenda. Come già detto il tutto non brilla di originalità ma verso alcuni capitoli conclusivi sono comunque presenti alcune trovate interessanti ma del tutto contraddittorie al manga di Eiichiro Oda.

Modalità di gioco

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Veniamo però alle varie novità del gioco. La storia, essendo originale, potrà essere giocata da qualsiasi personaggio senza utilizzare obbligatoriamente Rufy, dando così agio anche agli altri numerosi personaggi che incontreremo nel corso del gioco. Anche come nel precedente episodio, l’intera campagna potrà essere giocata in compagnia di un amico oppure tramite l’utilizzo della modalità online.

Nei circa 18 stages che compongono la Dream Story sarà necessario rigiocarne alcune per avere accesso non solo al finale alternativo ma anche ad alcuni personaggi segreti ottenibili solo dopo un numero spropositato di ore. Grande mancanza che sarà giunta all’occhio dei giocatori già nella demo è quella delle sezioni platform e dei boss fight, ora resi normali nemici da cercare ed eliminare sulla mappa di gioco.

Per quanto riguarda le modalità secondarie, sarà poi possibile giocare alcuni episodi originali narrati dal punto di vista di altri personaggi. Nulla di tanto stravagante ma solo un buon sistema per appagare il giocatore con i numerosi “sbloccabili” presenti nel gioco.

Gameplay

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Dove veramente ci sono stati alcuni salti mortali davvero rischiosi è proprio il gameplay del gioco, stilisticamente superiore al primo episodio per varietà di mosse e spettacolarità ma spudoratamente ripetitivo a causa della mancanza di QTE o di sezioni platform volte a spezzare la monotonia di gioco. Ogni personaggio sarà dotato di un parco mosse discretamente vario che come al solito richiede l’alternanza o la combinazione dei tasti triangolo e quadrato. Le mosse speciali ora sono diventate ancora più potenti, specie se si attiva l’Haki / Ambizione. Quest’ultimo diventato ora parte integrante del gameplay e utilizzabile in qualsiasi momento grazie alla pressione del dito sulla parte inferiore dello schermo di VITA. L’Haki rappresenta non solo la base di combattimento con i boss ma anche un notevole aumento delle statistiche di difesa, attacco e contrattacco.

A questa poi si aggiunge anche la possibilità di evocare un partner per un periodo di tempo limitato. Anche qui ci sono molte variazioni sui tipi di attacchi grazie anche all’esponenziale aumento dei personaggi di supporto che ora raggiungono un totale di più di cinquanta. Le mappe di gioco sono molto più vaste e certe volte richiedono un totale di 20 minuti per essere portate a termine. Le zone da conquistare subiscono quindi un boost sostanziale che purtroppo risente ben presto di una grande monotonia.

Il sistema di sviluppo simil-RPG è rimasto quasi invariato, le monete ora sono aumentate e sono circa di 600 tipi differenti e come il precedente episodio è richiesto un lunghissimo grinding per poterle collezionare e platinare di conseguenza il gioco. L’utilizzo delle monete comporta l’aumento delle statistiche, differenziate per Attacco, Difesa e Punti vita. Ogni moneta è contraddistinta da uno stemma, ognuna di queste potrà interagire con altre, concatenando quindi gli effetti. l’unica  difficoltà sorge nel trovare le varie combinazioni, per il resto il tutto risulta totalmente immutato dal suo predecessore.

Lato tecnico

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Sul fronte tecnico, Tecmo Koei non ha smentito le potenzialità di PSvita e se Dead or Alive 5 Plus è stato uno dei migliori porting per questa console, anche One Piece Pirate Warriors 2 non fa eccezioni. Graficamente è quasi alla pari della controparte PS3, alcune texture sui modelli poligonali sono state ridotte anche per non intaccare la qualità finale del gioco ed in particolare ci riferiamo ai 60 frame al secondo, stabili ma in certi casi sortiscono dei cali causati dalle complesse tecniche speciali dei personaggi la cui maggiore problematica è dovuta alla tecnica “ROOM” di Trafalgar Law. A patto di qualche effetto cell shading in meno, il tutto funziona alla perfezione, alcune scene scriptate gestite dal motore di gioco della versione PS3, in questa versione sono riconvertite in formato video ed il risultato è perfetto e soddisfacente.

Conclusione

544822_639453986066944_1674214184_nL’uscita europea non è lontana ma seppure questa piccola perla portatile non sia stata considerata appropriata per il nostro continente, il risultato finale è il medesimo di quello casalingo. Si sacrifica qualche effetto cell shading e su questo non ci piove ma alla fine la qualità finale del prodotto è la medesima. One Piece Pirate Warriors 2 risulta maggiormente godibile su console portatile che su un sistema casalingo. Sia su PS3 che su PSvita si dovranno comunque fare i conti con un gameplay alla lunga molto ripetitivo e derivato che purtroppo per allargare il  cast di personaggi ha sacrificato alcune idee molto interessanti.

La mancanza di una storia che ripercorra il manga si fa sentire davvero molto nel corso del gioco, purtroppo maneggiare una saga di simili portate in modo del tutto originale non porta quasi mai a risultati soddisfacenti. Speriamo a questo punto che in un prossimo capitolo ci sia più spazio per contenuti maggiormente evoluti e meno derivati dai classici Musou.

VOTO : 7,5

🙂

-Medesimi contenuti della versione PS3-

-Ottimo porting che non tradisce la potenza di PSvita-

-Tanti personaggi e tanta longevità-

-Gameplay discretamente rinnovato-

🙁

-Storia banale-

-Qualche calo di framerate-

-Troppo ripetitivo-

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