Batman Arkham Origins: la nostra recensione

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Dopo aver assistito alla conclusione di una delle saghe cinematografiche più riuscite degli ultimi anni, Batman ha deciso di concludere davvero in bellezza il suo ultimo viaggio videoludico con un prequel che a tutti gli effetti risulta come l’episodio più riuscito della serie Arkham. La saga di Arkham è nata originariamente dalla mente dei Rocksteady Studios ma dopo il magnifico Batman Arkham City, il team ha deciso di dirottare i propri piani verso lo sviluppo di un misterioso gioco per le console next gen.

Mentre tutt’ora ci chiediamo se questo progetto sia il capitolo conclusivo della saga, Warner Bros decide di mettere in cantiere un nuovo episodio, non un sequel ma un prequel incentrato sui primi anni di vita della leggenda del Cavaliere Oscuro, ovvero Batman: Arkham Origins. Sviluppato direttamente da un team interno della stessa Warner, questo nuovo episodio che a detta di molti viene definito un contentino in attesa del piatto grosso, non differisce in alcun modo da Asylum e City, anzi, ne ripesca tutti i tratti distintivi senza rivoluzionare in alcun settore del gameplay.

La vera novità sta invece nella sceneggiatura, di gran lunga superiore ai due episodi precedenti, ben orchestrata con situazioni a volte simili anche agli ultimi due film di christopher nolan. Origins è quindi un prodotto per niente innovativo ma ottimo sia sul fronte del gameplay che sulla componente narrativa, molto profonda e con dei colpi di scena davvero spaccamascella.

Le origini del Cavaliere Oscuro

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La storia di Arkham Origins è ambientata circa due anni dopo l’arrivo di Bruce Wayne a Gotham City, maschera e mantello appartengono già alla sua “nuova” vita pertanto la sua aggressività ed il rancore verso la criminalità di Gotham lo rendono un giustiziere troppo impulsivo e poco preparato per le situazioni “estreme”. Alla Vigilia di Natale, Maschera Nera decide di eliminare il pipistrello assoldando ben 8 assassini provenienti dall’universo DC Comics, il primo che riuscirà ad eliminarlo riceverà ben 50 milioni di dollari in contanti. Se le premesse sembrano alquanto insoddisfacenti o un mero pretesto per mettere in scena una storia antecedente ai primi due episodi, allora vi sbagliate di grosso.

Arkham Origins rappresenta in chiave videoludica una delle notti più terribili che Batman abbia mai affrontato nella sua vita da vigilante, una lunga prova che lo porterà a collaborare con altri personaggi per sgominare la criminalità di Gotham o ancora un viaggio di crescita spirituale volto ad estirpare una volta per tutte i propri fantasmi. Warner Bros confeziona una storia lunga ed intrinseca di temi, fra cui la psicologia criminale, fino a che punto può giungere la follia umana ? Di questo non vi riveliamo nulla ma sappiate che verso buona metà del gioco c’è un particolare passaggio che rende Arkham Origins una delle migliori produzioni videoludiche attinte da un fumetto che si siano mai viste fino ad ora.

Predatore invisibile 

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Tirate le somme sulla trama qualitativamente ottima, diverso è il discorso sul gameplay. Se in Arkham Asylum eravamo in una struttura più o meno “piccola” ed in Arkham City solo un grosso hub travestito da mappa, in Origins abbiamo a disposizione quasi tutta l’isola di Gotham City, ricca di palazzi su cui planare e sopratutto ricca di misteri ed indizi lasciati sparsi dall’Enigmista. Non mancano all’appello le consuete side-quest, anche qui onnipresenti e pronte ad approfondire o svelare colpi di scena inaspettati.

Alla struttura “finalmente” open word si combina poi il consueto viaggio rapido con il proprio Bat-wing, tutt’altro che inutile se si considera il tempo comunemente impiegato per spostarsi a piedi da una struttura all’altra della città. Essendo quindi un prodotto che nella propria giocabilità è rimasto invariato rispetto al suo predecessore, ci troviamo come sempre di fronte ad un titolo alternato, composto da fasi stealth molto ragionate e da ottime sezioni in cui si dovrà menare nel miglior modo gli adepti criminali. Parlando sempre del battle system, questo è ancora una volta uno dei migliori degli ultimi anni, solo lievemente velocizzato e più brutale per venire a patti con la natura di prequel del gioco stesso.

Ancora una volta i giocatori vengono messi contro esasperanti gruppi di nemici dove la concentrazione sarà fondamentale, ogni attacco e contrattacco dovrà essere effettuato con il giusto tempismo, i risultati ovviamente comportano un susseguirsi di spettacolari coreografie mai identiche ma sempre ottimamente campionate. In termini di varietà, i nemici non brillano per novità, abbiamo i consueti muniti di scudi che vanno disarmati, i corazzati che vanno confusi con il tasto cerchio e criminali più comuni dove solo in certi casi vanno affrontati utilizzando abilmente il contrattacco.

Essendo quindi un gameplay fondamentalmente “more of the same” del suo predecessore, esso si porta anche in questo episodio alcuni dei peggiori difetti, animazioni a volta legnose e una telecamera fin troppo ballerina che in più di uno scontro è costata la spina dorsale di Batman. Sempre divertenti è riuscite sono invece le sezioni predatore, dove ancora una volta vengono messe a dura prova i nervi del giocatore nel cercare di eliminare gruppi di nemici silenziosamente. Maggiore sarà l’accento silenzioso imposto sui nemici, maggiore sarà il gruzzolo di esperienza necessaria ad acquisire nuovi gadget e abilità dalla Wayne Tech. Sul fronte gameplay c’è poco da dire quindi, se avete amato i precedenti lo amerete, stesso discorso se lo avete odiato…

Buone infine anche le boss fight implementate egregiamente, anche se, fra quelle più riuscite è senza ombra di dubbio quella contro Deathstroke, brillante e con un tasso competitivo davvero elevato, vera prova di forza per Batman e…per la mani del giocatore. Stonatura che a dire il vero ci ha lasciato davvero parecchio perplessi è il modo in cui siano stati trattati gli otto assassini ingaggiati da Maschera Nera, alcuni sanno come ritagliarsi una gran fetta di spazio nel gioco ma altri invece vengono a malapena caratterizzati finendo per trasformarsi in un mero accessorio alla trama del gioco. I troppi personaggi presenti nelle side-quest e nella main quest purtroppo hanno velato personaggi che se sfruttati a dovere potevano premere ancor di più sull’acceleratore della trama.

Robin, Batman e…

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L’univa vera novità di Batman Arkham Origins resta quindi l’implementazione di un multiplayer competitivo in stile TPS, alla cui formula prenderanno però parte Robin e Batman. A differenza della lunghissima modalità single player, il multiplayer è stato sviluppato dal team Spalsh Damage la cui notorietà gli è valsa grazie al bruttissimo Enemy Territory e all’ambizioso quanto inutile esperimento ibrido fra single player e multiplayer di Brink. Utilizzando un gameplay identico ad alcune delle produzioni sparatutto in terza persona più note, il giocatore impersonerà uno dei  membri della banda di Joker o dei mercenari di Bane.

Fra questi però si opporranno Batman e Robin, un terzo team incaricato di mettere rogne nel bel mezzo dei conflitti fra le due sopracitate bande. Esperimento più che altro interessante che certamente non innova ma prende il proprio spazio in un gioco dedico alla campagna single player. Prima di ogni partite, fra gli otto giocatori verranno selezionati a modi random due per impersonare Batman e Robin, mentre la formula del gameplay è simile ai classici Gears of War per i mercenari e gli sgherri, i due giustizieri potranno invece mettere a dura prova tutte le abilità apprese dal giocatore nel corso della storia principale, quindi niente fucili e pistole, solo gadget ed una gran dose strategica. Per quanto l’esperimento sia interessante di contro abbiamo un bilanciamento tutt’altro che funzionale, Batman e Robin vengono infatti messi al tappeto anche con pochissimi colpi di mitra portando spesso a situazioni quasi al limite del frustante.

Per facilitare il compito di eliminazione, spesso le bande potranno richiamare dopo un tot di minuti il proprio leader che sia Joker o Bane. Come per i due vigilanti, quest’ultimi vengono gestiti sempre dal giocatore e potranno fare affidamento unicamente sulla brutalità fisica ( Bane ) o sulla potente revolver ( Joker ). A conti fatti il multiplayer è persino meno di un accessorio e come successo in questi giorni per poter scrivere la recensione, una sola partita vi basterà a farvi sgattaiolare di nuovo fra le città di Gotham.

Esteticamente parlando…

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Sul fronte tecnico siamo sui comuni stardard qualitativi, l’engine grafico è ripreso di pari passo dalle incarnazioni precedenti, portandosi tutti i pregi e i difetti estetici del caso. L’intera Gotham brilla di una luce propria, la sua vastità però non è proprio confortevole per le macchine di questa generazione e spesso fatica non poco a caricare le texture a schermo oppure a vistosi cali di framerate. La qualità estetica delle texture nel bene o nel male è ottimale ma in certi casi molte di esse hanno subito un lieve alleggerimento per venire a dei compromessi necessari a rendere l’esperienza per la città più “confortevole”.

Compromessi a parte però, Origins è comunque ricco di personalità quando parliamo di follie: molte delle strutture che visiteremo sono adornate con particolari scelte stilistiche interessanti a volte persino deliranti, uno su tutti il Royal Hotel, trasformato in un vero e proprio circo sanguinario nato dalla mente malata di Joker. Warner ha saputo far tesoro dell’eredità lasciata da Rocksteady lasciando in alcuni casi anche di stucco. Chiude il cerchio una colonna sonora di prim’ordine, orchestrata come sempre sulla base delle soundrack realizzata da Hans Zimmer per la trilogia cinematografica. I migliori brani sono ovviamente campionati nelle riuscitissime boss fight e nei vari menù principali del gioco.

Commento finale

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Batman Arkham Origins è il capitolo conclusivo di una trilogia videoludica di grande spessore che in questa generazione ha saputo farsi amare per il suo stile. Tanti personaggi e tante storie si incrociano in una lunghissima notte che segnerà per sempre la vita del Cavaliere Oscuro e dei suoi comprimari, villain compresi. Un lunghissimo viaggio introspettivo non solo per Bruce Wayne ma anche per i suoi nemici di sempre, qui ancora ai loro esordi come criminali afferrati, pronti a far di tutto pur di avere il posto che gli spetta in una città “sporca” e degradata come Gotham City.

Warner Bros ha sfruttato tutti questi elementi per creare una storia ricca di spessore e non un comune prequel per fare cassa facilmente. Si! Manca quella spinta innovativa che ha contraddistinto Arkham Asylum e Arkham City e i ragazzi di Warner Bros Montreal lo hanno permeato a lungo andare fin dai primi trailer. Il nostro amato pipistrello saluta temporaneamente i propri i giocatori in attesa di ritornare in una forma sicuramente più smagliante con il prossimo capitolo next gen, sviluppato nuovamente da Rocksteady Studios.

VOTO : 9.0

🙂

-Storia lunga e ricca di spessore, tutt’altro che banale –

-Il gameplay ragionato e i momenti duri d’azione sono sempre di grande fattura-

-Tasso di sfida molto più elevato dei predecessori-

-Gotham rispecchia alla perfezione la follia dei suoi “abitanti”-

-Tecnicamente più che buono…

🙁

…ma si notato alcuni compromessi-

-Multiplayer inutile e mal bilanciato-

-Alcuni assassini sono solo abbozzati-

 

 

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