Proprio quando avevamo perso ogni speranza di vederlo in occidente, alla fine NIS America è riuscita nell’ardua impresa di portare anche in Europa il primo capitolo della trilogia di The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel, prodotto e sviluppato dai veterani di Nihon Falcom.
Grazie al codice fornitoci da Koch Media ne abbiamo approfittato per divorare ogni singolo contenuto del gioco in modo da fornirvi l’analisi più completa possibile di questo primo atto di una trilogia che si prospetta davvero epica e intensa. The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel vale davvero tutta l’attesa creatasi in questi anni? Scopritelo nella nostra recensione!
Trails of Cold Steel rappresenta il primo atto di una trilogia, ma allo stesso tempo è anche parte di un quadro più grande, visto che gli eventi vanno a collocarsi parallelamente a quelli di “Zero no Kiseki” (The Legend of Heroes VII). Ci troviamo ancora una volta nell’Impero di Erebonia, ma questa volta il cuore principale degli eventi è la prestigiosa accademia militare Thor, che accoglie studenti provenienti da varie scale sociali senza alcuna distinzione. Ogni classe dell’istituto è selezionata per una determinata classe sociale, tranne la Class VII, formata per sperimentare il rapporto fra membri di classi sociali differenti.
La vicenda, in modo analogo ai titoli della saga Shin Megami Tensei: Persona, si focalizza sulla vita scolastica dei nove studenti della Class VII, mettendo spesso a confronto le loro personalità e i ceti sociali da cui provengono. L’incipit, dai tratti banali, rappresenta invece un semplice schiocco di dita da cui poi si dipaneranno diverse storie che andranno a comporre una fitta trama fatta di intrighi, giochi di potere e anche… giganti divinità robotiche.
Anche se la storia cerca di focalizzare l’attenzione del giocatore sui nove studenti della Class VII, il principale protagonista della vicenda resta comunque il giovane Rean Schwarzer, un diciassettenne proveniente dalla piccola regione montana Ymir. Assieme a propri compagni, durante il lungo periodo di studio in accademia Rean dovrà affrontare una grande varietà di situazioni, che metteranno lui e la propria classe al centro della grande disputa fra le quattro classi nobili dette “Four Great Nobles” e i “Reformist “, guidati da Giliath Osborne.
Questa primo tassello della saga di Trails of Cold Steel ci mette un bel po’ a carburare e con altri due capitoli ci sembra anche ovvio. Grazie all’escamotage scolastico e alle numerose enciclopedie sparse per Erebonia ci si rende subito conto che Falcom ha deciso innanzitutto di caratterizzare al meglio il mondo di gioco, lasciando sparsi qua e la molti cenni alla storia passata, la formazione della tecnologia moderna e la nascita delle già citate classi nobili che caratterizzano uno dei principali nuclei di potere dell’Impero. Il cosiddetto “lore” di Trails of Cold Steel è ricco, tanto da aver indotto il team a realizzare dei veri e propri testi da leggere in tutta tranquillità quando si ha del tempo libero (tutti in Inglese purtroppo…). La quantità di informazioni e personaggi presentati solo nelle prime ore di gioco può tranquillamente generare confusione, quindi vi consigliamo di approcciarvi al tutto cercando di prendervela davvero con calma, anche se il rimedio più rapido restano comunque le note di gioco, sempre pronte a fornirvi supporto “tattico”. Va inoltre ravvisato che il gioco viaggia in maniera autonoma, e nonostante il continente resti pur sempre quello di Zemuria, solo di tanto in tanto saranno tirati in ballo dei riferimenti legati a vicende già avvenute in altri capitoli. Potrebbe non far contenti tutti invece la decisione di chiudere il gioco praticamente a metà. Si avete capito bene, trattandosi solo della prima parte di una storia Falcom si è presa la rischiosissima responsabilità di troncare la storia proprio quando finalmente entra nel vivo, lasciando in sospeso la trama principale e i relativi sviluppi secondarie.
In Cold of Steel però non è solo la trama a essere gigantesca, ma anche il gameplay si presenta particolarmente ricco di spunti interessanti, su tutti il suo complesso sistema di combattimento. Essendo ambientato all’interno di una scuola Falcom ha messo in piedi una struttura di gioco molto profonda che ripesca a piene mani da numerosi JRPG di successo.
L’hub centrale del gioco sarà l’Accademia Thorn, qui il giocatore dovrà frequentare giornalmente le lezioni in modo passivo e lineare, scegliendo di tanto in tanto delle risposte ai quesiti (vi dice qualcosa?). Una volta a settimana la linearità di fondo viene spezzata per fare spazio all’esplorazione libera in giro per l’accademia e dintorni. In questi momenti di “pausa” saranno assegnate una serie di quest primarie e secondarie da portare a termine, ma nel bel mezzo di esse sarà possibile sviluppare il proprio rapporto con gli altri NPC presenti nel gioco, aumentando di conseguenza i livelli di affinità per sbloccare poi in combattimento delle nuove abilità. Ogni mese si terranno poi degli stage nelle località di Erebonia, a cui la Classe VII dovrà prendere parte. Purtroppo in questo frangente la libertà di scelta viene messa da parte per dare ampio spazio agli sviluppi narrativi della storia, quindi a parte certe occasioni, il party non sarà mai deciso realmente dal giocatore, ma sarà direttamente impostato dal gioco. Come contorno a tutte queste attività principali troviamo invece dei brevi minigiochi collaterali come la pesca, la cucina, la raccolta dei libri sparsi per la regione e infine un semplicissimo gioco di carte denominato “Blade”, nel quale vince il giocatore che crea una combo di carte con il punteggio più alto.
Quanto al sistema di combattimento non c’è nulla di realmente fresco, se non una rifinitura del classico sistema ATB (Active Time Battle) ormai tipico dei giochi di ruolo giapponesi. Gli scontri non sono casuali, ogni nemico e tranquillamente visibile sulla mappa. Gli scontri sono suddivisi come sempre a turni, ogni membro del party può eseguire abilità, utilizzare oggetti, fuggire oppure muoversi sulla griglia “invisibile” della scacchiera. La peculiarità che cerca di rendere unico il titolo è legata alla presenza dei Craft, abilità uniche che consumano punti CP e gli S-Breaks, tecniche speciali che i vari membri della Class VII apprenderanno nel corso del gioco. Ogni membro della Class VII è inoltre dotato dell’Argus, un dispositivo al cui interno è possibile inserire dei Quartz per potenziare le statistiche base oppure sfruttare delle Arts in particolare, una serie di tecniche secondarie che consumano invece punti AT. Perfezionando il rapporto di Rean con gli altri membri della classe si potranno utilizzare i Tactics Link, dei veri e propri attacchi in combo fra uno o più personaggi. In sostanza il combat system regala non poche soddisfazioni grazie alla sua versatilità, risultando il vero pezzo forte dell’intera produzione. L’unico neo della produzione restano purtroppo le noiosissime quest, sia principali che secondarie. Come riassumere questi compiti? In sostanza si raccolgono i consueti oggetti da portare agli NPC oppure cacciare un tipo di mostro particolare. C’è poco impegno da questo punto di vista, e la ripetitività busserà presto alla porta del giocatore.
Non ci gireremo intorno, dal punto di vista grafico Cold of Steel è un gioco molto arretrato. Se su Playstation VITA l’appena sufficiente mole poligonale guadagna qualche punto grazie allo schermo OLED della piccola console, su PS TV o Playstation 3 il gioco dimostra chiaramente numerosi limiti tecnici. I modelli poligonali sono sufficientemente dettagliati, ma le texture degli scenari sono particolarmente scarne, e un discorso analogo si potrebbe fare anche con i dungeon del gioco, in buona parte davvero anonimi e in certe occasioni anche sottotono. Per qualche strano motivo abbiamo inoltre notato che su PSvita le cutscene del gioco sono afflitte da vistosissimi cali di framerate.
La direzione artistica invece se la cava discretamente bene. Il mondo di Erebonia è caratterizzato da tratti estetici europei di fine ‘800 e altri tipicamente fantasy. Per chi ha avuto la fortuna di provare almeno una volta la saga di Valkyria Chronicles si troverà sicuramente subito a suo agio con lo scenario fanta-bellico e all’armoniosa colonna sonora che fa da sfondo alle vicende.
The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel in sostanza è un buon JRPG, caratterizzato da una storyline molto profonda e da una quantità spropositata di personaggi accattivanti. A patto di fare i conti con un comparto tecnico arretrato, i fans più tradizionalisti e amanti dei titoli Falcom troveranno più di qualche motivazione per recuperare questa deliziosa perla del genere. Sia chiaro, il gioco presenta comunque dei difetti con cui ci si dovrà inevitabilmente confrontare. su tutte la narrazione lenta e frammentaria che inizierà a spingere il piede sull’acceleratore solo dopo almeno una trentina d’ore iniziali.
Pur non rivoluzionando il genere di riferimento, consigliamo l’acquisto di The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel a tutti gli appassionati dei giochi di ruolo giapponesi che cercano un titolo divertente da giocare e longevo da portarsi dietro su PSvita.
🙂
-Storia e personaggi accattivanti-
-Combat system divertente e molto personalizzabile-
-Molto longevo-
-Buona direzione artistica-
🙁
-Tecnicamente molto arretrato-
-Ritmo della narrazione lento-
-Davvero poca varietà nelle quest-
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