Gundam Thunderbolt 1×02 – Recensione

Gundam Thunderbolt torna con il suo secondo appuntamento. Ecco la nostra recensione!

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Cattivo, brutale e in alcuni momenti persino utile per degli spunti di riflessione. Abbiamo atteso tantissimo il secondo ONA di Gundam Thunderbolt, e dopo aver finalmente assistito a questi 18 intensi minuti realizzati dagli studi Sunrise, non possiamo che tirare un grosso sospiro di sollievo (ancora…) sulla grande fedeltà risposta nello studio nel cercare di adattare ogni passaggio dell’opera di Yasuo Ohtagaki.

Quella di Thunderbolt è una storia complessa, pensata per un pubblico di lettori maturi, di quelli che cercano delle opere raffinate e profonde, dove viene spesso messa in discussione la figura dell’essere umano. Nel panorama gundamico opere simili ormai sono delle vere rarità, e questo adattamento animato nonostante sia pensato per catturare una fetta di pubblico chiaramente più ampia e che rinnega le opere cartacee, non cerca la via della censura, non si pone alcun problema nel mettere in scena gli elementi necessari per la progressione della narrazione.

Se il primo episodio cercava di presentarci i due protagonisti Io Flemming per la Federazione Terrestre e Daryl Lorenz per Zeon, i riflettori ora sono puntati tutti sul secondo. Questa volta abbiamo a che fare con un episodio molto intimo e particolare, dove si scava sul passato di questo povero cadetto letteralmente martirizzato dalla guerra, privo di gambe, ma comunque un combattente fedele alla causa per cui ha prestato giuramento. Un guerriero disposto a tutto, e che ha perso tutto. Daryl ormai non ha più nulla, ma egli ha un sogno, tornare finalmente a essere libero di poter correre con le proprie gambe su una spiaggia, magari assieme a una famiglia che la guerra gli ha inevitabilmente portato via.

Il momento in cui Daryl sale a bordo dell’imponente Psycho Zaku da alcuni è stato definito epico, o addirittura memorabile. Si tratta di una sequenza invece molto drammatica, proposta tatticamente sia nelle prime battute che nelle finali, e proprio come nel manga, dal momento in cui egli salirà a bordo della “mostruosa” creatura il suo futuro sarà per sempre segnato da ulteriori mutilazioni, fisiche e psicologiche.

 

In Gundam Thunderbolt non si patteggia per nessuno, i buoni possono tranquillamente essere i cattivi, tanto che la fantomatica leggenda del White Devil di Zeon diventa, per noi spettatori, un vero incubo. Almeno in questo episodio difficilmente patteggerete per il protagonista federale di turno, anzi forse lo vorrete vedere già morto assieme al suo imponente Gundam, dopotutto non è detto che un Mobile Suit identificato come “Gundam” debba per forza essere considerato un eroe anche dal pubblico che assiste alle sue gesta. Un discorso meta-televisivo forse più consono in altri ambiti, ma comunque molto vicino al lavoro compiuto già in origine. Per Tomino il Gundam doveva rappresentare una sorta di speranza, ma con grande abilità il nostro Ohtagaki ha saputo smantellare il concetto rendendolo da un certo punto di vista l’esatto opposto.

Alla fine di tutto comunque la caratteristica di Thunderbolt è non riuscirti a farti tifare davvero per nessuno, e con il tragico epilogo di questo episodio diventerà ancora più difficile per gli spettatori decidere da che parte schierarsi. La vera protagonista, per quanto ci riguarda resta l’elegante colonna sonora che fa da sfondo agli eventi, riuscendo persino a comunicare più di un semplice dialogo.

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