Quattro universi collidono: SD Gundam G Generation Cross Rays – Recensione

La nuova iterazione dello strategico a turni di Bandai affronta quattro spin-off storici della saga

La già rodata serie di SD Gundam si arricchisce di un nuovo capitolo, questa volta dedicato esclusivamente a correnti non legate all’Universal Century, pur accorpando una nutritissima schiera di contenuti provenienti da altri mondi. Per questa recensione andremo ad esplorare ognuna delle quattro epoche dopo un’introduzione generale, concludendo poi con un sunto di cosa è piaciuto e cosa meno. Cominciamo!

More of the same

Cross Rays si presenta dunque come un eccellente strategico a turni, prendendo a piene mani dai tanti esponenti del genere, sperimentando molto sulle statistiche di MS e piloti. Il livello di complessità è piuttosto elevato, potendo di fatto parlare di build dedicate a specifiche accoppiate, che contribuisce moltissimo al divertimento del giocatore conferendo un’enorme spazio di manovra. Ottimizzare non è inoltre suggerito ma consigliato, soprattutto quando si può accedere alle difficoltà superiori, dato che la perdita delle unità diventa molto più probabile se non si fa attenzione sul campo di battaglia. Il roster è piuttosto denso già nella versione base del titolo, ma si arricchisce moltissimo con l’aggiunta dei DLC dedicati alle missioni extra, con premi nella forma di MS unici piuttosto iconici.



Altro punto a favore sta nella possibilità di rendere ogni singolo MS presente giocabile anche ad alti livelli, semplicemente assegnandoli un pilota ben costruito, dell’equipaggiamento utile ed un livello sufficientemente alto, potendo di fatto portare i propri preferiti in ogni battaglia (sì, sto guardando te, Astraea Type F2). Le meccaniche sono inoltre ben ponderate, ed è necessario essere sempre un passo avanti per portare tutta la squadra alla vittoria, dato che la perdita di un unità significa morte permanente – fortunatamente non per il pilota, però.

Come rendere un titolo glorioso

Il lato tecnico di Cross Rays è un un connubio tra quantità e sapienza, pur partendo da basi piuttosto semplici. Innanzitutto, sul piano della stabilità, il test su PC ha dato esito positivo con una scheda grafica di medio livello rimanendo fisso sui 60 FPS in ogni situazione, sebbene sulla griglia fosse difficile aspettarsi diversamente. A livello grafico è invece giusto sottolineare la meravigliosa cura nei dettagli delle animazioni, che da sole contribuiscono ad una buona parte della resa estetica dell’intera opera e dando giustizia anche alle iterazioni cartacee in maniera egregia, pur giocando spesso solo su un falso 3D.

Punti extra anche per la colonna sonora, che riprende i temi migliori di ogni saga oltre a quelli propri di G Generation, ed includendo anche la possibilità di caricare la propria playlist preferita. I comandi intuitivi sono ben studiato e piuttosto comodi soprattutto con una tastiera remota, mentre le missioni Dispatch chiudono perfettamente le sessioni di gioco potendole “commissionare” alle squadre per ottenere esperienza e ricompense anche tra una giornata e l’altra. Sicuramente un connubio perfetto, che ha contribuito a portare la longevità del titolo del nostro playthrough ben oltre la soglia delle 250 ore.

Ma finalmente, entriamo nel vivo di come sono state rese le quattro epoche qui trattate: After Colony, Cosmic Era, Anno Domini e Post Disaster.

After Colony

Nel primo quarto dell’opera troviamo snocciolate la saga principale Mobile Suit Gundam Wing, il sequel Endless Waltz e lo spin-off Dual Story: G-Unit, contando un numero nutrito di missioni dedicate. Raccogliendo i passi salienti dell’opera, la narrazione si mantiene molto coerente con tutte le saghe rendendo giustizia ai conflitti più movimentati, e specialmente agli MS coinvolti. Riesce inoltre a trasporre persino il manga di G-Unit con delle animazioni davvero spettacolari per ogni Gundam presente, compreso il gigantesco Hydra.

Tutto sommato la bontà della realizzazione dipende dalla trama originale, che brilla principalmente proprio nelle prime due saghe, lasciando ad Endless Waltz il compito di stupire con i propri Wing Zero e Tallgeese III. La complessità dei livelli non è eccessiva, e si avvicina molto alle dinamiche legate alla trama, risultando in una buona trasposizione.

Cosmic Era

Proseguiamo con la più corposa delle quattro sezioni principali, quella dedicata all’enorme Cosmic Era e i relativi Mobile Suit Gundam SEED, Destiny e Astray, sebbene quest’ultimo in forma incompleta. Per quanto riguarda SEED e Destiny, la mole di capitoli coinvolti è davvero imponente, contando molti conflitti che comprendono tutte le situazioni coperte dal viaggio della Archangel e della Minerva. Per chi già conosce la trama, si può dire che manca una delle scene più dure dell’intera saga, che sarebbe stato bello rivedere anche in formato originale. Viene compensato però dalla stupenda resa del Freedom e del Destiny, che riescono a migliorare nettamente rispetto alla serie anime.

Il merito va invece principalmente ad Astray, che convince moltissimo con la propria storyline sebbene la sua brusca interruzione, per la quale sarebbe bello vedere un proseguimento. Tutti i Frame sono magnifici, e la celebrazione del Red Frame di Lowe è il fiore all’occhiello di questa sezione della Cosmic Era, decisamente migliore dal punto di vista tecnico, riservando a Destiny il ruolo di impegnare con gli scontri che cominciano a diventare più ostici.

Anno Domini

Dovendo essere una recensione, devo rimanere imparziale riguardo alla saga di 00 Gundam ed al suo spin-off 00F, sebbene sia ben chiaro che questa terza parte dell’opera schiuda le porte ad un’opera già di per sé lodevole. La narrazione di entrambi i capitoli viene snocciolata egregiamente, riuscendo a riprodurre ogni situazione e dramma con una carica emotiva degna, coadiuvata da una splendida colonna sonora e, nel caso di 00F, di un adattamento dell’opera davvero encomiabile specialmente per Fon Spaak – con un doppiatore meraviglioso che rende giustizia al personaggio.

In questo capitolo c’è anche lo scontro opinabilmente più complesso dell’intero titolo, dove viene davvero messa alla prova la tenacia del giocatore nel voler tenere stretti i propri MS duramente conquistati nel corso del gioco, risultando di fatto come la saga più divertente da seguire ed affrontare. Sicuramente una delle due meglio riuscite, a stretto contatto con la quarta e ultima.

Post Disaster

Concludiamo i capitoli “ufficiali” con la recente saga di Iron-Blooded Orphans ed il suo spin-off Gekko, sebbene l’attenzione sia focalizzata sulla serie principale data la brusca interruzione di quest’ultimo. Gli Orfani meritano gli scontri più accurati e alcune tra le animazioni più uniche dell’intero panorama, riuscendo a rendere l’epicità dell’opera collegata nella sua quasi totalità, mancando però un punto fondamentale: il dolore.

Solo il finale riesce ad esprimere la vera natura di questo tragico racconto, peccando dunque proprio nel mezzo e richiedendo una visione dell’anime originale per abbracciarne completamente la natura – scelta più che consigliata per chi non lo avesse fatto al termine, data l’eccezionale qualità. Tutto sommato, Tekkadan riesce sicuramente a fare breccia nel cuore dei giocatori, ed il Barbatos risplende nello spazio che gli è stato dedicato.

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Extra

Con la conclusione delle quattro timeline, però, il titolo non manca di contenuti extra da giocare oltre al vero finale della storia, che risulta un test ed un’opportunità graditissima per sbloccare un buon quantitativo di MS, comprese delle guest star molto ben accette. Il titolo poi propone difficoltà sempre più temerarie, adatte al giocatore che vuole usufruire del Limit Break per potenziare i propri team oltre il livello standard, e per recuperare qualche segreto che si possa aver mancato nel primo playthrough. Al completamento, ci sono inoltre alcune missioni “what if” che presentano scenari unici ed ipotetici che spesso coinvolgono tutte le storie di una determinata era, convogliando i personaggi in uno scontro potenzialmente plausibile, arricchendo la narrazione di per sé soddisfacente.

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Commento finale

SD Gundam G Generation Cross Rays è la sublimazione dell’esperienza di gioco a turni nel panorama di Gundam, potendo contare su meccaniche efficaci e rodate contornate da una resa tecnica che riesce a compensare le mancanze effettive con degli artifici visivi piuttosto efficaci. Riportare in auge alcune saghe del passato traendo anche solo dal cartaceo è una sfida piuttosto ardua ma che il titolo decide di affrontare e di oltrepassare con assoluta competenza, creando delle trasposizioni perfette pur nel peculiare stile di SD Gundam. Un peccato per alcuni momenti salienti nella trama, ma che nel complesso non riescono ad affondare quello che è, di fatto, un titolo mastodontico e versatile, in grado di appassionare anche chi si approccia per la prima volta – come nel caso del sottoscritto – ad alcune di queste avventure.

VOTO 9.6



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