Tom Clancy’s The Division – Recensione!

The Division. Un nuovo ambizioso MMO approda su console. Ecco finalmente la nostra recensione!

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  • Nome completoTom Clancy’s The Division
  • Piattaforme – Playstation 4/Xbox One/PC
  • Producer – Ubisoft
  • Developer – Massive Entertainment
  • Distribuzione – Digitale/disco
  • Data di uscita – 8 Marzo 2016

Dopo averne discusso sulle nostre pagine con una breve anteprima, oggi è finalmente giunto per noi il momento di dare un giudizio decisivo su The Division, un progetto davvero mastodontico capace di tenerci incollati allo schermo per tantissime ore, e che come tutti i titoli appartenenti al genere MMO (Massive Multiplayer Online) è caratterizzato da luci e ombre.

Nella nostra anteprima ci eravamo dimostrati molto curiosi verso il titolo di Massive Entertainment, apprezzandone diversi aspetti, ma criticandone altri in modo abbastanza critico. Dopo 30 ore e passa di gioco abbiamo ormai accumulato tutte le informazioni necessarie. Ecco la nostra recensione di The Division!

Salva New York, salva il mondo!

Durante il Black Friday americano un gruppo di terroristi sparge sulle banconote un pericoloso virus mortale (detto Veleno Verde) in grado di mettere in ginocchio l’intera popolazione di New York. L’acqua, il cibo e tutte le risorse naturali ben presto vengono meno, il caos esplode per le strade, il sistema crolla definitivamente e ora è l’anarchia a guidare i pochi sopravvissuti che si trovano a vivere per le strade di una città isolata da tutto il resto del pianeta. L’unico modo per contenere il virus è l’intervento della Divisione, o anche chiamata SHD (Strategic Homeland Division), un gruppo militare governativo segreto fondato proprio per prevenire crisi di questo genere e trovare i colpevoli dietro l’attentato.

Le premesse di The Division sono molto semplici e concise. Per tutta la nostra avventura a New York saremmo chiamati a trovare un rimedio contro il virus, salvare i cittadini sopravvissuti in pericolo e confrontarci contro le pericolose fazioni che popolano ormai in larga parte le strade mietendo vittime. Per quanto l’incipit della trama sia affascinante e presentato in modo assai evocativo e spettacolare con il suo prologo, tutto si rivela purtroppo uno specchio per le allodole, risolvendosi con dialoghi ormai scontati che pescano a larghe mani dai cliché del genere post-apocalittico moderno. Nulla di trascendentale, e per certi versi anche prevedibile, visto che il vero focus del gioco non è raccontare una trama profonda come potrebbe invece essere un The Last of Us, ma concentrarsi tutto sul gameplay. A controbilanciare la sbiadita progressione narrativa e la prevedibilità della stessa, ci pensa una grande direzione artistica, forse uno dei più grandi punti a favore della produzione firmata Massive. C’è stata una grande attenzione e una cura per i dettagli nella realizzazione dei singoli quartieri di New York che rasentano quasi il perfezionismo fatto videogioco. Ritrovarsi da soli a esplorare strade desolate ricoperte da un fitto manto di neve e illuminate a festa per via del Natale, fa sentire il giocatore parte integrante di un mondo ormai sprofondato nell’oscurità più profonda. Tutta la speranza e il controllo delle strade è completamente sparito nel nulla, facendo largo all’anarchia messa in moto dai Rikers e i Pulitori, le due principali fazioni nemiche del gioco. I primi sono dei detenuti fuggiti dalle carceri poco dopo lo spargimento dei virus a New York, mentre gli altri sono un gruppo di psicopatici intenzionati a ripulire tutte le strade, rappresentando una visione contorta dell’operato della Divisione. Stessi ideali alla base quindi, ma con un modus operandi discutibile.

The Division è stato etichettato da molti, inclusa Ubisoft, come un MMORPG. Questo in parte è inesatto però, The Division è uno sparatutto in terza persona con elementi online ruolistici. La stessa Bungie non ha mai voluto etichettare il suo Destiny come un MMO proprio perché il titolo ne riprende solo alcuni elementi, ponendosi quasi in una via di mezzo fra lo sparatutto online e il gioco massivo.

Il gioco adotta in tutto e per tutto le meccaniche di uno sparatutto in terza persona con visuale alle spalle, corredandolo però con elementi tipici dei giochi di ruolo. Se non avete mai avuto a che fare con questo genere di giochi il discorso allora è molto semplice: in The Division non si spara come in un comune TPS, ogni zona di New York ha un livello ben preciso, al cui interno si trova un determinato tipo di feccia del medesimo livello indicato dalla zona. Prima di potersi confrontare con le minacce della città bisogna considerare la presenza di statistiche, che aumentando di livello si potenzieranno a loro volta. Pezzi d’equipaggiamento e armi sono a loro volta caratterizzati da altrettante statistiche da valutare con attenzione con le quali costruirsi una build precisa. Se la vostra idea quindi è imbroccare qualsiasi tipo di fucile o pistola e avventurarsi per le strade sparando a chiunque vi consigliamo di cambiare assolutamente approccio, perché non farete molta strada in questo senso. Stiamo parlando a tutti gli effetti di un RPG, quindi bisognerà sempre tener presente bene in testa che i baratri della difficoltà potranno essere superati potenziando l’equipaggiamento e le abilità relative selezionate per la propria build.

Parlando di abilità poi, come diversamente accade in altri titoli di questo genere, non c’è una vera e propria classe di partenza, ma sono presenti tre rami specifici di tipo tecnologico, medico e bellico. Queste tre ramificazioni nella crescita del proprio personaggio sbloccano inoltre vantaggi e talenti, delle skill passive insomma in grado di offrire benefici al singolo giocatore o a più.

Amico o nemico?

Come avevamo già anticipato nell’anteprima di qualche giorno fa però, il sistema di shooting e la sua varietà non ci hanno colpito proprio in positivo. La struttura delle sparatorie è passiva, ovvero si sfruttano i ripari e si “dialoga” a suon di colpi con i nemici, sfruttando quando l’occasione lo richiede una delle abilità peculiari ottenute nella specializzazione come torrette tattiche, scudi balistici o postazioni mediche. La poca varietà nei pattern nemici e un feedback delle armi non proprio esaltante a causa di una troppa somiglianza fra di loro, non riescono a offrire vero mordente agli scontri o quel pizzico di epicità che si vorrebbe. Le istanze di gruppo invece si sono rivelate più soddisfacenti grazie a una meticolosa scelta di level design ben oleata per il gioco a quattro, e una durata variabile capace di superare persino i cinquanta minuti di gioco, il cui culmine è rappresentato come sempre dai consueti boss che richiederanno diversi approcci per essere messi al tappeto. Quello che invece abbiamo davvero adorato è il profondo sistema di personalizzazione estetico e non solo del personaggio, ricco di opzioni e opportunità anche per quanto concerne la modifica alle armi e alle armature con le “Mod”, veri e propri power up ottenibili sempre come dei premi di fine missione o semplicemente sparpagliate per le strade di New York.

Se siete invece dei giocatori solitari i contenuti per godersi solo le attività in single player abbondano, ma dopo una quindicina di ore la pesantezza del ritmo si sente, e parecchio anche. Rispetto a Destiny, orientato completamente al multiplayer competitivo e cooperativo, The Division è sicuramente più solidale nei confronti di coloro che non amano socializzare con altri giocatori, ma allo stesso tempo rende ancora più evidente i suoi problemi dovuti a una ripetitività assordante delle missioni secondarie, dove si affrontano almeno nel 90% dei casi ondate di nemici per difendere un preciso obbiettivo o la liberazione degli ostaggi. Una vola che si saranno sviluppati tutti e tre i vari rami della Divisione nel campo base resterà davvero poca roba che spinga a rigiocare vecchie missioni, soprattutto una volta raggiunto il level cap. Ma tranquilli però, a New York c’è un luogo dove potrete sfogare tutta la vostra frustrazione, una vera e propria zona di guerra detta…

The Dark Zone

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E giungiamo finalmente al vero cuore di questa recensione, dove emerge tutto il vero fascino nel gameplay di The Division, la Zona Nera. Situata nel centro di New York, la Zona Nera è un luogo contaminato dal Veleno Verde, e infatti per evitare la diffusione per tutte le strade della città la Divisione e il governo hanno recintato tutto questo settore con dei giganteschi cancelli, chiudendo però al loro interno tutta la feccia dei rivoltosi. Gli agenti della Divisione possono accedervi in qualunque momento, a patto però di avere una maschera anti-gas con un livello adeguatamente all’altezza per esplorare ogni sezione di questo luogo dimenticato da tutto e tutti, dove si combatte ogni giorno una guerra fra bande, agenti e traditori della Divisione.

La Zona Nera è a tutti gli effetti il luogo dove si consumeranno le attività dei giocatori che ormai hanno raggiunto il level cap e vogliono finalmente cimentarsi in azioni PVP (Player Vs Player). Nella Zona Nera si trovano oggetti unici e rari, ma non è tanto facile portarseli a casa, prima dovranno essere invitati ai laboratori della divisione Medica per sterilizzarli e eliminare ogni traccia della contaminazione. Detto così sembra molto semplice, ma in realtà nella Zona Nera il bottino potrà essere reclamato da chiunque si trovi nei paraggi, compresi i giocatori incontrati durante l’esplorazione. Reclamare il sudato loot accumulato da un giocatore è molto “semplice”, basterà sparargli e ucciderlo, tenendo però presente che sulla vostra testa sarà imposta una taglia e verrete etichettati come dei traditori della Divisione. Inoltre quando verrete uccisi da altri giocatori o dagli NPC oltre a perdere gli oggetti recuperati fino a quel momento prima dell’estrazione, anche l’esperienza accumulata andrà persa. Esiste una vaga possibilità di ritrovare gli oggetti persi ritornando nel punto di morte, ma dovrete davvero correre parecchio per evitare che altri giocatori riescano a prenderselo.

L’esplorazione per la Zona Nera conferisce ulteriore appagamento e tensione nel giocatore quando entra in scena la già citata estrazione, punti già preimpostati dove sarà possibile richiamare il supporto aereo della Divisione per estrarre in sicurezza tutti gli oggetti. A rendere furbescamente tediosa questa sezione è il fatto che i rumori dell’elicottero potrebbero attirare ospiti indesiderati, dando vita a spettacolari scontri a fuoco assolutamente intensi. La Zona Nera richiede nervi saldi e tanta, tanta pazienza, ma soprattutto molta astuzia nel saper stringere rapporti con gli altri. Certo, non tutti potranno essere dei santerellini, e potrebbero spararvi praticamente a vista oppure tendervi agguati ben studiati per rubarvi tutti gli oggetti. L’esperienza PVP di The Division rappresenta il punto più alto in assoluto della produzione Massive Entertainment, riuscendo a coniugare elementi social e competizione come pochi altri giochi di questo genere sono riusciti a concretizzare con efficienza su console fino a oggi. Con un forte e duraturo supporto la Zona Nera potrebbe regalare non poche soddisfazioni ai giocatori nei mesi a venire.

Snowdrop

Ma come se la cava The Division quando si prende in analisi l’aspetto tecnico? Chiariamo già da ora che tutto il fotorealismo urlato ai quattro venti dal trailer risalente alla prima presentazione dell’E3 non è presente, o meglio, è stato dovutamente scalato per sfruttare l’hardware di Playstation e Xbox One (credevate davvero che in quella fase il gioco potesse girare su console?), mentre invece per la versione PC il team ha preferito sviluppare una versione da zero, mitigando effettivamente l’enorme stacco fra la prima demo e il risultato finale visto su console. In sostanza lo SnowDrop Engine di Massive Entertainment è spettacolare su PC, e buono su console, considerando poi il fatto che il titolo in questione muove numerosi giocatori su schermo, non ci si può davvero lamentare. Le animazioni sono assolutamente realistiche e mai legnose, l’interazione con l’ambiente c’è, seppur meno evidente rispetto alla già citata demo. Il framerate solo in pochissime occasioni singhiozza, e da questo punto di vista la pulizia del codice lascia davvero soddisfatti. Come abbiamo detto sopra però, il vero punto forte è tutto nella direzione artistica, con suoni e musiche ambientali capaci di conferire emozioni nel giocatore.

Anche il netcode per ora ci è sembrato solido e rapido durante la ricerca di un matchmaking, e altrettanto privo di lag una volta formato il gruppo. Se si considera che la nostra connessione è una misera adsl da 3 mb questo è tutto dire, e dimostra l’ottimo lavoro svolto da Massive nell’ottimizzazione della struttura online.

Commento finale

Tom Clancy’s The Division è uno sparatutto online che miscela perfettamente nel calderone le meccaniche tradizionali dei giochi di ruolo, ma la ripetitività delle missioni e degli scontri a fuoco purtroppo non riescono a centrare tutti gli obiettivi di una produzione che comunque ne esce a testa alta grazie agli elementi ruolistici e PVP. Ma non basterà una recensione ora per giudicare un titolo del genere, solo il supporto di Ubisoft e Massive potrà decidere le sorti di un gioco a suo modo comunque ambizioso e caratterizzato da una grande direzione artistica. Consigliamo l’acquisto di The Division a tutti coloro che cercano atmosfere affascinanti e sono curiosi di provare con mano uno sparatutto diverso dal solito su console, tenendo però a mente di dover fare i conti con un titolo perennemente connesso alla rete. Alla luce di alcune problematiche elencate poco sopra, il divertimento è comunque assicurato se giocato in compagnia di amici.

Voto: 8,0

🙂

-Direzione artistica mirata e coinvolgente-

-Elementi ruolistici e meccaniche TPS ben bilanciate-

-Tanta personalizzazione-

-La Zona Nera offre un grande livello di sfida-

-Netcode stabile-

🙁

-Plot dalle premesse interessanti, ma sa già visto-

-Missioni ripetitive-

-Scontri a fuoco noiosi-

-Poca varietà nelle armi-

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