The Solus Project: Recensione (PS4)

Un survival dalle insospettabili tinte horror. Ecco la nostra recensione di The Solus Project

  • Nome completo – The Solus Project
  • Piattaforme – PlayStation 4, Xbox One, PC
  • Producer – Teols Studios
  • Developer – Grip Games (versione PS4)
  • Distribuzione – Digitale
  • Data di uscita –18 Settembre 2017
  • Genere Avventura/horror
  • Versione testata – PS4

Dopo la recensione della poco convincente versione console di ARK, le nostre pagine tornano ad essere argomento di discussione per un nuovo survival sviluppato da Teotl Studios e Grip Games, già approdato in estate su PC e Xbox One dopo il lancio in Early Access avvenuto lo scorso Febbraio, e recentemente arrivato su Playstation 4.

Stiamo parlando di The Solus Project, un titolo che all’apparenza sembrerebbe essere l’ennesimo survival pronto a fare tendenza soprattutto nel mercato PC, ma che in realtà nasconde molto altro dietro quello strato esterno che urla al “già visto”.

Nello spazio profondo, nessuno potrà sentirti urlare

The Solus Project appartiene a quella categoria di giochi capaci di sorprenderti nei modi più imprevedibili. Quando abbiamo ricevuto il codice per scrivere questa recensione eravamo molto tidubanti verso il progetto, nonostante negli scorsi mesi si fosse già discusso del titolo.

E invece, eccoci oggi a discutere di quello che si potrebbe tranquillamente definire l’adattamento videoludico non ufficiale di Prometheus e Alien: Covenant. Le due pellicole di Ridley Scott sono state di grande ispirazione per gli sviluppatori, e basterà solo qualche ora di gioco per evidenziare dei parallelismi con l’opera fantascientifica del regista.

2551, due anni dopo la distruzione del pianeta Terra da parte di un meteorite, gli esseri umani vivono alla deriva nello spazio vicino all’atmosfera di Plutone. Nel tentativo di scovare un pianeta abitabile, gli umani spediscono cinque navette spaziali chiamate “Solus”.

Durante la spedizione la navetta Solus-3 si schianterà sul misterioso pianeta Gliese-6143-C, e nei panni di uno dei ricercatori sopravvissuti allo schianto, saremo chiamati a sopravvivere al suo ecosistema.

Le primissime ore di gioco delineano solo in apparenza il focus del gioco, con la necessità di recuperare al più presto le risorse utili per rifocillare il nostro fisico, ma anche per sopravvivere alle avversità naturali del posto.

Il trucco funziona e inganna astutamente il giocatore, ma dopo qualche giro trascorso sulla costa dello schianto e la costruzione degli utensili basilari, un misterioso segnale attirerà la nostra attenzione invitandoci ad esplorare un pianeta che solo in apparenza sembra disabitato, sfociando in una dinamica che mette la componente “survival” in secondo piano.

Quello che quindi in apparenza ricorda un survival, muovendo i primi passi sul pianeta finirà per trasformarsi in una vera e propria avventura costruita sulla curiosità, e la voglia di scoprire ciò che non comprendiamo.

Esiste davvero una vita oltre alla nostra nello spazio? Siamo davvero gli unici esseri viventi? The Solus Project è “terrificante” proprio per questo motivo, esula dal survival per assumere dei connotati più inquietanti grazie alla paura dell’ignoto che strappa a forza dall’animo dei giocatori.

Una caverna che improvvisamente cela manufatti dai lineamenti extraterrestri, improvvisi grafiti e templi evidenziano simbolismi e usi appartenenti a presunte razze aliene. La scoperta di tutti questi elementi  avviene lentamente, ma con una tensione sempre in crescendo.

La sopravvivenza è tutto, o quasi…

Come abbiamo detto quindi, il gioco presenta una narrazione vera e propria che sfocia anche in dinamiche e atmofere horror di spessore, è sul fronte gameplay che si tradisce un po’.

Innanzitutto non è un vero open world, ogni zona è circoscritta con dei precisi limiti che viaggiano a braccetto con la natura story-driven della produzione.

La parte survival quindi viene inserita in uno schema dove trova in realtà poco spazio. E’ presente tuttavia un tradizionale inventario per il crafting dei materiali, e anche dei parametri vitali da tenere d’occhio; il problema è che si rivela utile per aggiungere solo “un po’” di tensione aggiuntiva e dare “filo da torcere” al giocatore nelle prime ore.

Fortunatamente l’esplorazione non si traduce solo in raccolta costante di materiali e risorse, ma anche nella scoperta di manufatti e documenti di natura aliena, oppure documentazioni di bordo sparse in giro dopo lo schianto della nave. Complessivamente The Solus Project potrebbe richiedere la bellezza di 20 ore, esplorando ogni possibile settore, ricche di insospettabili segreti.

Scoprire l’ignoto

Il genere dei survival è spesso oggetto di discriminazioni da parte dei giocatori, soprattutto su console, a causa della pessima ottimizzazione. ARK su PS4 è uno di questi, e temevamo che anche The Solus Project finisse per diventare l’ennesimo disastro tecnico, e invece ci siamo sbagliati (ancora!). The Solus Project convince anche su console grazie alla flessibilità dell’Unreal Engine 4, che permette agli sviluppatori di ottenere un framerate quasi sempre ancora ai 30 fotogrammi al secondo, e offrire comunque una discreta qualità visiva fatta di scorci memorabili.

Persino il comparto sonoro non delude, sempre in secondo piano, ma sempre pronto ad esplodere nelle situazioni più inaspettate con temi a volte inquietanti, e altri invece più affini che caricano emotivamente il giocatore.

La versione Playstation 4 supporta inoltre il visore Playstation VR. In questo caso non avendo a disposizione un visore abbiamo deciso di realizzare una recensione esclusivamente della versione tradizionale, nella speranza di tornare sull’analisi in un secondo momento.

La nota dolente che ci sentiamo di segnalare è l’assenza di una localizzazione italiana, con testi e doppiaggio esclusivamente in lingua inglese.

Commento finale

The Solus Project è un survival davvero anticonvenzionale, che cerca di sfruttare un genere abusatissimo per raccontare una piccola space opera costruita sulla scoperta, e il desiderio di conoscenza tutto sommato presente in ogni essere umano.

La curiosità è la chiave di volta di questa produzione, riesce a coinvolgere emotivamente il giocatore con strumenti creativi molto semplici: level design, soundtrack, narrazione e un pizzico di citazioni. In definitiva The Solus Project è un’esperienza sui generis che vi consigliamo assolutamente di provare.

 

 

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