Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King, diretto da Andrés Muschietti. Lo spettatore si ritrova nell’Ottobre del 1988 e, quasi immediatamente, fa conoscenza, attraverso la macabra fine di un bambino, con questo essere spaventoso travestito da clown, Pennywise, magistralmente interpretato dal giovane Bill Skasgard.
Il film non ha molti effetti speciali, probabilmente in omaggio alla miniserie tv del 1990, e questo lo rende di notevole qualità per la fotografia, la scenografia e, soprattutto, il trucco.
La trama è sostenuta dalle vicende personali degli adolescenti della città di Derry. Buoni o cattivi che siano, in entrambe i casi, hanno genitori assenti o con turbe mentali, che lasciano vivere ai propri figli tutti i disagi adolescenziali in completa solitudine interiore.
Grazie a questo ambiente, trovano terreno fertile i poteri di Pennywise, che si basano sul conoscere le più intime paure, dei bambini e dei ragazzi, e di amplificarle in un terrore estremo, facendole diventare il suo nutrimento. Il clown conosce anche tutto ciò che desiderano le sue giovani vittime e crea per loro esche adeguate: Lo vuoi un palloncino? Galleggiano lo sai… Galleggiano, galleggiano tutti e anche tu galleggerai.
Gli adulti della città non vedono e non sentono nulla, a parte notare e prendere atto dei volantini che segnalano gli scomparsi.
I ragazzi buoni e “sfigati” costituiscono il gruppo dei Perdenti, che si mette, con una vera e propria indagine investigativa, sulle tracce di Pennywise, scoprendo che le sparizioni avvengono con cicli di 27 anni e che la tana del mostro è situata nelle fogne, da cui facilmente si sposta appena sente odore di paura.
Il film termina con la sudata sconfitta, ma tuttavia poco convincente, del malefico clown, per cui lo spettatore già intuisce il suo futuro ritorno e quindi il successivo capitolo al cinema. I bravi e coraggiosi ragazzi sigillano un patto di sangue, in cui si impegnano a riaffrontare Pennywise al suo prossimo risveglio.
Nessuna scena appare post titoli di coda, ma si ode solo una sonora risata ghignante.
Barbara Dil per cM
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