Secret Empire: La nostra recensione sulla miniserie Marvel

La miniserie a fumetti della Marvel Secret Empire è da poco terminata e, noi di cM, vi proponiamo una piccola recensione di tutta l’opera che vede protagonista un Captain America inedito

Benvenuti in una nuova America

Ricordate la copertina esordio di Cap, in cui, protetto dallo scudo americano, sganciava un destro dritto sul mento di Adolf Hitler? Bene, dimenticalo. Ed adesso chiedetevi cosa potrebbe accadere se proprio lui, il simbolo della Democrazia, della Libertà, e del Coraggio, diventasse la Nemesi di sé stesso? Benvenuti nella nuova America, benvenuti in Secret Empire.

Penna e matite

Nick Spencer, fino a qualche mese fa sceneggiatore “emergente”, ha condotto con maestria quattro storyline narrate su quattro testate diverse, che confluiscono con originalità in questo nuovo evento di Mamma Marvel. Alle matite della serie si sono succeduti Daniel Acuña, Andrea Sorrentino, Lenil Francis Yu, Joshua Cassara, Sean Izaakse, Joe Bennett, Paco Medina e per l’episodio finale Steve McNiven, dandosi semplicemente il cambio, talvolta anche nello stesso numero, con un risultato un po’ confusionario e frettoloso. Rod Reis invece, merita un discorso a parte, poiché ha curato una porzione specifica della storia, ambientata in un limbo non precisato, in cui Steve Rogers, privato di ogni tipo di memoria brancola incontrando amici e nemici.

Le 11 cover di Secret Empire

Occasione persa?

Sarebbe stato interessante seguire il percorso psicologico che ha portato Steve Rogers a diventare un infiltrato dell’ Hydra, a imbrogliare gli amici di sempre, a non combattere più difendendo la Libertà, a tradire tutti gli ideali in cui ha sempre creduto, tutto quello che è sempre stato. Ed invece no: tutto parte da un semplice pretesto. Cap diventa cattivo poiché Kobik, bambina incarnazione del Cubo Cosmico, raggirata da quel simpaticone del Teschio Rosso, ha modificato i ricordi di Steven, “riprogrammandolo” e facendogli credere di essere da sempre un agente spia dell’Hydra sotto copertura. Insomma: occasione persa? Spencer avrebbe potuto indagare tutti i meandri umani che portano un uomo sull’orlo della follia, sul punto di rottura con sé stesso, ed invece si è limitato ad illustrarci il semplice racconto del passaggio di fazione in modo sicuramente eclatante ma poco incisivo. Dove sono le motivazioni interne di Capitan America? Cosa lo ha spinto a tanto? Perché è diventato quel che ha sempre combattuto? A noi lettori le risposte.

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FU-SIO-NEE!

Diciamocelo chiaramente: Cap è caratterialmente una fusione stile Dragonball, tra due personaggi storici. Se da una parte c’è un Hitler pronto a salire al governo sfruttando semplicemente le falle del sistema politico del suo paese, capace di perseguitare le minoranze come gli inumani rinchiudendole in appositi campi di tortura, di attaccare le Nazioni pacifiche, di non farsi scrupoli a sfruttare il proprio popolo in nome di un ideale più grande, di controllare tramite telecamere ogni strada come nel Grande Fratello di George Orwell, dall’altro c’è un Donald Trump. E non mi sto riferendo al “parrucchino” biondo che di tanto in tanto sventola al vento e che Cap mostra fiero al suo nuovo Team fatto di super cattivoni, ma alle sue scelte politiche aggressive, che lo portano a costruire un muro tra la Terra e l’universo (chiaro riferimento al muro tra USA e Messico), e ad essere un despota moderno, pur rimanendo in un apparente repubblica democratica. E se per ogni dittatura c’è qualcuno che resiste, come poteva mancare un gruppo di patrioti nella più patriotica delle nazioni?

Le Variant Cover di Secret Empire

La speranza è l’ultima a morire

I temi principali di questa grande saga non potevano che essere la Speranza, la Fiducia, la Resilienza. Nascosti e braccati, eroi, come Occhio di Falco, Iron Man (o quel che rimane di lui), la Vedova Nera, Miles Morales alias Spiderman, si dividono sul come riportare Cap allo stato normale, consapevoli della sconcertante profezia di Ulysses in Civil War II che trova qui seguito, e che vedeva Morales assassino di Steve Rogers. Come andrà a finire? L’importante è non perdere la speranza.

Così ci si sposta sul conflitto tra le generazioni, tra le speranze dei giovani supereroi e gli errori di quelli passati. Il tutto è accompagnato da una trama epica, ma a tratti vuota, con toni cupi, bui, aggressivi.

Le copertine di Secret Empire – Nuovo Mondo

Scissione

Anche se masticando le tematiche principali ci si rende conto subito di mangiare un piatto riscaldato, si avverte comunque un ottimo sapore. E l’ingrediente segreto che corregge il piatto, è sicuramente il tema della Scissione. Capitan America nella sua visione distorta appare comunque un vero patriota dell’Hydra, fedele ai suoi nuovi ideali, deciso, forte, pronto a tutto pur di difendere quella che vede come “libertà”. E qui si affondano le mani in temi trattati addirittura nella filosofia di Hegel, in cui la scissione tende alla conciliazione degli opposti. Siccome il racconto tocca delle vette di epicità, viene davvero da chiedersi chi è chi, ma soprattutto qual è il vero mondo e quale la giusta interpretazione della realtà. E se tutto quello in cui crediamo non fosse nient’altro che una fantasia onirica?

Copertina e Variant Cover dell’Epilogo di Secret Empire – Omega

Conclusioni

Secret Empire risulta comunque avvincente e si lascia leggere con piacevolezza, ma tradisce sé stessa sotto alcuni punti di partenza, che non vengono approfonditi durante lo sviluppo della trama. Sembra, per tutta la narrazione che manchi qualcosa, quel qualcosa che spinge il lettore a chiedersi se la questione del regime dispotico sia stata spremuta davvero in tutte le sue sfaccettature o no. Si poteva davvero fare di più, le premesse c’erano tutte, ma Cap a volte appare come il solito villan di turno da scofiggere con tutte le proprie energie, prima che sia troppo tardi. Nonostante questo Secret Empire vale i soldi ed il tempo speso, poiché è comunque capace di trascinarci in un mondo alternativo che ha il suo perché. E girata l’ultima pagina dell’Epilogo, viene da chiedersi in modo spontaneo, come sfruttare questa trama nel più vasto ed accessibile panorama dei Marvel Studios. Che dopo Thanos, il prossimo Villan cinematografico sia proprio lui, Steven Rogers?

Marco Letterese per cM

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