Call of Cthulhu – Recensione (PC)

Rispondiamo anche noi al richiamo. Ecco la nostra recensione di Call of Cthulhu!

  • Titolo completo Call of Cthulhu
  • Piattaforma PC – Xbox One – PS4
  • Data di uscita – 30 Novembre 2018
  • Developer Cyanide Studio
  • Publisher – Focus Home Interactive
  • Distribuzione Digitale, fisica
  • Genere Horror

È toccato a Cyanide Studio, questa volta, prendere in mano i Mythos per tirarne fuori un gioco che di Call of Cthulhu non conservasse solo il nome — e se in alcuni ambiti hanno raggiunto il loro obiettivo, non si può purtroppo dire che siano riusciti a renderlo un capolavoro. Ecco tutto ciò che il Richiamo di Cthulhu ha fatto bene… e ciò che avrebbe potuto fare meglio.

Il protagonista — il detective Edward Pierce

Come gli amanti del maestro dell’horror sicuramente ricorderanno, è proprio dal celebre racconto da cui prende il nome questo gioco che è tratta la figura del protagonista. Il giocatore, nei panni di Edward Pierce, si ritroverà a seguire le tracce di Sarah Hawkins, in quello che sarà probabilmente il suo ultimo caso prima di appendere la lente d’ingrandimento al chiodo.

Il gioco sceglie di iniziare, emblematicamente, in medias res; ci mette subito di fronte agli incubi e al lento ma inesorabile declino psicologico del detective. Già dall’incipit è possibile avvertire la sensazione d’angoscia che ogni storia di Lovecraft si propone di suscitare nel lettore.

Come se avessero stampato una scheda dal manuale di Chaosium, dal Cyanide Studio ci permettono di personalizzare le capacità del personaggio, adottando il sistema di percentuali di successo per cui il gioco di ruolo è ben noto. Un sistema di check, paragonabile appunto al tiro del dado, deciderà di volta in volta sul successo o sul fallimento di ogni prova specifica. Un’idea brillante, che purtroppo però si sviluppa in maniera un po’ povera, con un numero di prove quasi irrisorio che perde sempre più d’importanza.

Molto interessante la scelta di rendere due capacità in particolare, Conoscenze Mediche e Conoscenze Occulte, potenziabili solo attraverso la ricerca di specifici testi nel corso del gioco. Tuttavia, anche questo elemento sembra funzionare meglio su carta che in game, poiché si trasforma ben presto in una caccia al collezionabile che, in particolare nel caso di Conoscenze Mediche, sembra essere fine a se stessa.

Interagire con il mondo

Insomma, il gioco presenta la possibilità di personalizzare il protagonista per quanto riguarda le sue capacità, ma l’indole e le predisposizioni caratteriali sono ben poco influenzabili. I dialoghi a risposta multipla sono frequentemente privi di profondità e di realismo, e non danno l’impressione di modificarsi in base all’opzione selezionata — in diversi casi non vi è variazione alcuna nei risultati.

Mentre da un lato questo potrebbe essere giustificabile — dopotutto, il fatalismo e l’insistenza sul destino già scritto sono elementi fondamentali delle opere di Lovecraft — da un punto di vista puramente videoludico si rivela controproducente. Un GDR le cui scelte non abbiano esiti differenti non è troppo lontano da un film, o da un libro, e non è esattamente ciò che un giocatore solitamente cerca.



Alcune azioni possono invece influenzare il corso del gioco, ma in maniera del tutto inaspettata. Questa imprevedibilità e apparente scarsità di connessioni tra decisioni e conseguenze fa crescere un senso di impotenza nel giocatore — ancora una volta forse voluto, ma che non funziona bene come funzionerebbe in una narrazione non interattiva.

Anche le animazioni dei personaggi rompono l’immedesimazione, con gesti che si ripetono ciclicamente all’infinito e una grafica che sembra ripescata da un gioco di due generazioni fa. Le espressioni facciali sono praticamente inesistenti, e qualcuno nel team deve avere un problema con l’animazione delle gonne, perché più di una volta si potrebbe sospettare che qualche tentacolo sia nascosto anche tra le loro pieghe.

Le atmosfere

È qui che il Richiamo di Cthulhu veramente brilla. Le atmosfere e le ambientazioni, soprattutto all’inizio e alla fine del gioco, sono esattamente in linea con la cupezza e l’inquietudine dell’autore. Come per altri horror che lo hanno preceduto — viene subito in mente Amnesia — l’obiettivo del Richiamo di Cthulhu è generare un senso di ansia pressoché costante nell’animo del giocatore.

Solo una volta giunto circa a metà, il gioco sembra dimenticare per un attimo le sue intenzioni, diventando un po’ troppo simile a un fantomatico Outlast 3 per essere ricollegato all’opera a cui si ispira; fortunatamente ritrova, dopo un po’, la strada giusta.

Entra in gioco anche un altro elemento, ancora una volta un prestito dalla versione cartacea del GDR: l’indicatore di sanità mentale. Si tratta di un’aggiunta che avrebbe potuto rendere il gioco quanto di più simile esista all’esperienza originale… se non fosse per il fatto che, dopo un certo evento, l’indicatore si riduca al minimo a prescindere dalle azioni e dalle scelte precedenti. Un vero peccato.

Per quanto riguarda l’orrore in sé, il Richiamo di Cthulhu non ha bisogno di jumpscare o mostri terrificanti; il mistero e la vaghezza degli indizi sono sufficienti a creare l’atmosfera perfetta. Anzi, nei — fortunatamente pochi — momenti in cui ricorre alle Bestie per terrorizzare Edward e gli altri personaggi, il gioco perde un po’ di quella tensione e viene imbruttito da tentativi male eseguiti di spaventare artificialmente il giocatore.

Le meccaniche

Non è certo d’aiuto il fatto che i suddetti mostri siano vittime, come un po’ tutto il resto, di numerosi bug e glitch. Nel corso del primo enigma con uno di questi, per esempio, non sarà difficile vedere la creatura bloccarsi nel tentativo di spostarsi in una determinata direzione, incastrarsi in angoli o in muri invisibili, compenetrarsi ai poligoni dell’ambiente circostante.

Lo stesso protagonista sarà frequentemente difficile da controllare con precisione. I movimenti e le animazioni risultano estremamente legnosi, soprattutto nei momenti più frenetici. La meccanica di stealth non sempre funziona come dovrebbe, e anzi sembra quasi un’aggiunta dell’ultimo minuto, fuori posto e non pensata a dovere.

Una nota estremamente positiva è il modo in cui i creatori hanno deciso di gestire l’abilità Individuare: implementata in maniera non invasiva, non disturba affatto il flusso del gioco, anzi, si incastra perfettamente nella ricerca degli indizi principali. Sarà quasi esclusivamente utile a trovare collezionabili e altri elementi non fondamentali al proseguimento della trama, ma il suo impiego è intuitivo e magistralmente eseguito. Allo stesso modo, le ricostruzioni delle scene del crimine sono intriganti e ben posizionate all’interno della narrazione; sono davvero poche, però sanno farsi valere e aiutano a calarsi meglio nei panni del detective all’ultima spiaggia.

Vi lascio al commento finale…



Commento finale

Tutto sommato, Call of Cthulhu è un’esperienza che qualsiasi fan dei Mythos potrà apprezzare; bisogna però anche sottolineare che diverse scelte di Cyanide Studio non hanno reso giustizia al titolo, e che si tratta di un gioco davvero poco rifinito per essere uscito nella seconda metà del 2018. Appesantito senza un vero motivo da meccaniche poco intuitive e tratti che quasi danno l’impressione di servire solo per allungare l’esperienza di gioco, non riesce a spiccare nell’oceano di titoli dall’impronta lovecraftiana che popolano il genere.

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.