Nel panorama videoludico degli ultimi anni, lo spazio riservato agli open world si è ampliato in modo consistente. Sia il pluricitato Horizon, sia il leggendario GTA od il recente Red Dead Redemption 2, quando si parla di un titolo single player difficilmente si viene meno al contesto libero. La serie ne ha fatto un emblema, e in Just Cause 4 possiamo trovare un esempio lampante di questo genere. Andiamo a scoprire dunque se l’avventura sudamericana di Rico è stata in grado di tener fede alle sue premesse!
All’apertura del titolo, la scena rivela un Rico sul piede di guerra assieme alla collega Mira Morales, pronti a sabotare un’arma di distruzione di massa del villain di turno. La Mano Nera è il nemico principale, e tramite un incipit si viene istruiti sulle capacità del protagonista tramite un tutorial ben realizzato, ed in linea con la trama. Il free roaming inizia dunque dopo la prima ora di gioco, per schiudersi su quella che è la terra di Solìs: un enorme continente geologicamente e – con particolare enfasi – meteorologicamente variegato. Se dunque già avevamo potuto apprezzare la grandezza del mondo di gioco, il team di Avalanche Studios sposta l’attenzione sugli effetti climatici della regione, dando una motivazione anche al progetto Illapa ed al suo potenziale. Nell’esplorazione, infatti, ci si imbatte in alcune aree di veri e propri cataclismi: tornado e tempeste sono ben realizzati meccanicamente ed esteticamente, e le interazioni col personaggio sono il fiore all’occhiello dell’engine di gioco.
Altro punto focale, l’armamento che è possibile utilizzare è apprezzabile per l’esperienza che il gioco consegna, ma avrebbe certamente avuto qualche possibilità in più. Il numero di armi è limitato e va recuperato nelle varie aree, facendo poi attenzione a mantenerne le munizioni, pena la perdita della bocca da fuoco in uso. Certamente, un menu dedicato avrebbe giovato all’esperienza, magari anche con un’interfaccia di modifica dei ben studiati fuochi secondari. Se però dal comparto offensivo Rico è costretto a recuperare sul campo, a livello di utilità si trova in una situazione piuttosto versatile: tuta alare, paracadute e rampino sono più efficienti che mai, e la possibilità di modificare gli arpioni permette di creare il caos, come da tradizione della saga. A concludere il tutto, il sistema di consegne di veicoli, armi ed attrezzature varie completa lo scenario, garantendo il disordine più totale.
Un buon livello è raggiunto invece dall’IA dei PNG, che è studiata in maniera semplice ma efficace. Se i compagni non brillano per intelligenza, spesso lasciando al giocatore l’onere delle uccisioni, i nemici hanno un’abilità estrema nel circondare e soverchiare numericamente l’armatissimo protagonista. Sebbene la potenza di fuoco non sia mai inferiore al necessario, è spesso difficile metterla a frutto per l’assurda quantità di nemici a schermo, ed i mezzi corazzati possono causare anche delle morti se non si riesce a gestirli alla svelta. Tutto sommato la sfida non manca mai, e la fuga è spesso una soluzione rocambolesca e divertente almeno quanto la vittoria tramite metodi non convenzionali.
Trattando il comparto tecnico, è giusto spendere alcune parole sul motore grafico e su quello fisico. A livello estetico Just Cause 4 si difende bene, specialmente nelle visioni panoramiche che regalano scorci da cartolina. Tutta la fittizia regione è costruita bene anche in relazione alle capacità del protagonista, ed è entusiasmante girare i punti d’interesse volando, planando, guidando o semplicemente con il proprio rampino. I dettagli invece sono più flebili, con i volti e le espressioni che tengono il passo ma non esaltano ed alcune texture decisamente migliorabili. Fisicamente parlando, invece, ci sono luci e ombre. Tanto è giusto segnalare per quanto riguarda la gestione del movimento aereo e per il feeling dei mezzi, realistici e precisi, ma altrettanto si può parlare dei bug, specie quando si cercano di ancorare mezzi alle superfici. Sono casi isolati, eclatanti e che condiscono il mondo di Just Cause della sua componente più randomica ed interessante, e contribuiscono al divertimento generale di un gameplay particolare.
A livello storico, Just Cause 4 è invece il più classico dei classici, con l’eroe impegnato a debilitare il progetto del villain in un contorno di guerriglie, intrighi e tante esplosioni. Se l’idea del progetto Illapa è interessante ed è acutamente sfruttata per mostrare i muscoli del nuovo engine proprietario, è inevitabile ricadere in alcuni cliché una volta compresa la trama non troppo intricata. Certamente il lavoro di Square Enix è presente e si sente, ed Avalanche Studios sta marciando nella giusta direzione, ma si ritrova comunque ancorata ad alcuni dogmi del passato che faticano a dare alla saga il giusto slancio narrativo. Certamente migliorabile, ma comunque sempre accettabile per il genere che rappresenta.
Commento finale
Just Cause 4 torna sotto le luci della ribalta con il suo mix di azione, esplosioni e libertà che da sempre contraddistingue la saga. La mappa di gioco si amplia e migliora esteticamente e tecnicamente, sulle ali del solido motore fisico di Avalanche Studios. Rico è invece incastrato nel suo ruolo, con una trama alle spalle che fatica a tener testa al panorama contemporaneo, ma che da sempre è un caposaldo della saga di Square Enix. Sicuramente fedele ai canoni citati, non sarebbe dispiaciuto un passo in più anche sul piano narrativo, unico vero buco nella stabile opera. Just Cause 4 è più che mai Just Cause, in ogni ambito.
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